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Virus scoperto troppo tardi La conferma dai test sierologici

Secondo Franco Locatelli (Consiglio superiore della Sanità) il Covid 19 circolava da tempo in Lombardia. A confermarlo c'è anche l'alto numero dei deboli-positivi ai test sierologici effettuati in questi giorni.

 
17 giugno 2020 | 11:12

Virus scoperto troppo tardi La conferma dai test sierologici

Secondo Franco Locatelli (Consiglio superiore della Sanità) il Covid 19 circolava da tempo in Lombardia. A confermarlo c'è anche l'alto numero dei deboli-positivi ai test sierologici effettuati in questi giorni.

17 giugno 2020 | 11:12
 

Il coronavirus in Lombardia è stato scoperto troppo tardi, circolerebbe da prima del caso del paziente 1 di Codogno. È il parere del presidente del Consiglio superiore della Sanità Franco Locatelli, membro del Comitato tecnico-scientifico, che conferma quanto era già emerso a più riprese nelle scorse settimane. Anche lui dubita del fatto che la pandemia abbia colpito la Regione all'improvviso. Del resto, a rivelare questo sospetto furono i numeri della task force della Regione a fine aprile, secondo i quali già 160 persone avevano contratto il virus tra Milano e provincia a gennaio.

Franco Locatelli e Attilio Fontana - Codogno non è stato l'inizio Il covid in Lombardia già da gennaio

Franco Locatelli e Attilio Fontana

«La Lombardia è la Regione in cui il virus ha avuto la maggiore diffusione, ma è anche un territorio con una densità di popolazione marcatamente elevata. Un italiano su sei ci abita. Tra i nuovi positivi molti non sono sintomatici, ma soggetti che sono risultati positivi al test sierologico e per questo sottoposti al tampone». Sommando queste caratteristiche, si evincono i perché dei numeri registrati dalla Lombardia in merito alla diffusione della pandemia. «Dove c’è stata maggiore circolazione, servirà più tempo, ci auspichiamo una progressiva riduzione del numero dei casi», afferma Locatelli.

La spia: i test sierologici

Questa deduzione si è fatta ancora più forte osservando i test sierologici che la Regione sta eseguendo in questi giorni. Il nesso tra test e presenza del virus da gennaio lo spiega lo stesso Attilio Fontana, presidente della Lombardia, in un suo post Facebook.

"Come sapete per ogni sierologico positivo, segue un tampone per essere sicuri che la malattia sia pienamente superata - scrive il Governatore - Ciò sta permettendo di individuare anche i positivi asintomatici e nel monte totale giornaliero implica un numero superiore di riscontri. [...] Va quindi fatta una precisazione. La maggior parte dei tamponi positivi riscontrati da test sierologico evidenzia un esito "debolmente positivo": persone asintomatiche vicine ad essere negative che si individuano proprio grazie al test sierologico. Una situazione che secondo gli esperti può essere determinata dalla presenza pregressa del virus nell'organismo e non a nuovi contagi". Non indifferente la percentuale di persone che "scopre" di aver contratto il virus e di averlo - in forma asintomatica - da diverso tempo, essendo ora già "debolmente positivo".

Giulio Gallera - Codogno non è stato l'inizio Il covid in Lombardia già da gennaio
Giulio Gallera

Per dare un'idea dei numeri alti di cui si parla, qualche giorno fa l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, aveva dichiaratato che addirittura«il 25,6% dei lombardi è risultato positivo al test sierologico».

I numeri, cartina al tornasole del lavoro della Regione
Alla luce dei dati forniti man mano dalla Regione e riassumibili idealmente nella percentuale data da Gallera pochi giorni fa, le polemiche nate attorno alla gestione dell'emergenza in Lombardia prendono ancora più spessore.

Dall'ipotesi di una mancanza di dati sull'esatta diffusione dell'epidemia (mossa prima da una lettera della Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, poi dalla Fondazione Gimbe, che per questo si è presa anche una denuncia dalla giunta della Regione), alla mancata fornitura di protezione individuali ai medici del territorio, figura più che mai trascurata in questa fase di emergenza in regione. E ancora: aver mancato di isolare i contatti quando era doveroso farlo, la scarsità dei tamponi necessari, sia a chi fosse venuto a contatto con positivi, sia agli operatori sanitari, fino ai casi registrati all'interno delle Rsa. Una situazione complicata, alla quale si è aggiunta la sostituzione del direttore della sanità: Attilio Fontana infatti ha cambiato una delle figure di vertice della sanità regionale, comunicando (senza spiegazioni) la nomina di Marco Trivelli come direttore sanitario della Regione al posto di Luigi Cajazzo.

Fabrizio Pregliasco - Codogno non è stato l'inizio Il covid in Lombardia già da gennaio
Fabrizio Pregliasco

Pregliasco: Attenzione a nuovi focolai. La Lombardia vuol rimettere in sesto la propria immagine per la Fase 3
Di coronavirus è tornato a parlare anche il virologo Fabrizio Pregliasco: «In questo momento una certa quota di diffusione in Italia c'è, altri focolai ci sono ancora e io temo ci saranno», ha detto in collegamento con la trasmissione Agorà su Rai Tre. «Abbassare troppo la guardia - ha aggiunto - è anche un po' pericoloso rispetto a una situazione che sta andando bene nonostante le riaperture. Dobbiamo mantenere una continuità».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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