Sono bastate alcune immagini di una “Milano da bere” che corre sui Navigli come se il virus fosse stato arrestato, condannato, messo all’ergastolo e l’Italia potesse tornare a vivere libera dal nemico per riaccendere una sorta di “Guerra civile” tra chi predilige la prudenza e chi si prende qualche rischio in più per tutelare la salute mentale prima che fisica.
Polemiche per i Navigli affollati
La Darsena nella serata di giovedì secondo qualcuno si è affollata in maniera eccessiva e scriteriata con i boccali di birra alla bocca al posto delle mascherine, nessuna distanza di sicurezza e passeggio sfrenato fino a riempire pure alcuni parchi della città. Il tutto dopo i (questa va detto) del tutto inutili flash-mob che a Milano e in alcune altre città si erano accesi per festeggiare il 4 maggio.
Il sindaco Beppe Sala si barcamena tra la tentazione di
trovare una soluzione innovativa e comprensiva per tenere a bada i più sprovveduti e la necessità di mostrare a tratti un pugno duro tra richiami, controlli, multe. Sulla questione è intervenuto anche
Massimo Galli, direttore Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano: «Se non passa la cultura della responsabilità - ha detto - passeremo dei guai. Si tratta di una cronaca di un evento annunciato dopo tutto questo periodo di compressione evidentemente si apre uno spiraglio e diventa una breccia speriamo che non cada la diga. Ma dico speriamo».
Il dibattito tra politica e scienza dunque prosegue, così come prosegue quello tra cittadini che si dividono tra prudenza e insofferenza da quarantena. Che l’educazione civica comporti anche qualche “richiamo” tra concittadini, tra vicini di casa, tra amici è più che lecito. Ma che si imbracci un’arma per minacciare il runner che passa sotto casa o che ci si scaraventi sui social per una foto dei Navigli con la gente forse è eccessivo. Non si discute che di mezzo ci sia la salute di tutti, però forse sta subentrando una mania di protagonismo da controllo che sta infettando tutti.
Cittadini contro nella lotta al virus
Una foto di Milano con qualcuno senza mascherina non può rappresentare una prova schiacciante per dire quanto siamo irresponsabili. Bisognerebbe, forse, avere un po’ più di misura nelle considerazioni e nelle valutazioni, ma anche una maggiore visione d’insieme. Chi ha circolato a Bergamo - probabilmente la provincia simbolo del flagello coronavirus - ha notato sicuramente molta gente a piedi e in bicicletta, oltre che più macchine, ma non potrà dire di non aver rilevato un comportamento corretto tra mascherine e distanze. E non dobbiamo dimenticare che gli effetti del lockdown sono sotto gli occhi di tutti e dicono che tutto sommato l’Italia si è comportata bene.
Forse, tra responsabilità civile e necessità di essere controllati, si potrebbe dire che mancano un po’ di controlli in più. Viene da chiedersi se sia una scelta “politica” o se si è scelto di investire le risorse delle Forze dell’Ordine solo in alcuni luoghi sensibili. In ogni caso, bene mantenere alta l’attenzione, ma con un po’ di più di obiettività. E la stampa in questo senso ha un ruolo cruciale.