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La mafia, alternativa allo Stato per un'Horeca in cerca di liquidità

Lo Stato si prepara alla ripartenza, la Criminalita non aspetta altro: già infiltrata nell’ospitalitá è pronta a un sistema bancario parallelo, specie se il Governo non presta denaro con facilità.

 
21 aprile 2020 | 10:46

La mafia, alternativa allo Stato per un'Horeca in cerca di liquidità

Lo Stato si prepara alla ripartenza, la Criminalita non aspetta altro: già infiltrata nell’ospitalitá è pronta a un sistema bancario parallelo, specie se il Governo non presta denaro con facilità.

21 aprile 2020 | 10:46
 

Dietro questa crisi, che è tanto sanitaria quanto economica (la Fipe parla ormai chiaramente di 50mila locali che potrebbero non riaprire) c'è una sorta di spettro che vuole approfittarne, specialmente in fase di ripresa. È la mafia, di cui Italia a Tavola ha già parlato nei giorni passati, una realtà che c'è, non può essere ignorata; che viene richiamata all'attenzione di tutti anche dal quotidiano tedesco Die Welt, preoccupato per la possibile "cattiva" gestione dei soldi dell'Unione; che non deve restare nascosta dietro l'indignazione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

La criminalità organizzata, pronta ad approfittare della crisi in fase di ripartenza - La mafia, alternativa allo Stato per un'Horeca in cerca di liquidità

La criminalità organizzata, pronta ad approfittare della crisi in fase di ripartenza

È un problema reale: può in qualche maniera aver subito gli effeftti del lockdown - con una più difficile gestione dei latitanti e per filiere come lo spaccio di droga -, ma allo stesso tempo è pronta a cogliere le preziose occasioni che le darà la ripartenza. Non si tratta più di mettere le mani furtive sulle macerie dei terremoti: stavolta a crollare non sono stati gli edifici, ma interi settori economici, pensiamo all'agroalimentare, pensiamo tranquillamente anche alla ristorazione. Di esempi della mafia infiltrata nel settore dell'ospitalità ne abbiamo già anche pre-crisi.

Sono davvero tanti i settori in cui la mafia potrà infiltrarsi, settori su cui la procura nazionale antimafia coordina un monitoraggio, pronta a cogliere i segnali di questa strategia. La filiera agroalimentare, l'approvigiornamento di farmaci e di materiale sanitario, il trasporto su gomma, i servizi funebri, le imprese di pulizia, la sanificazione e lo smaltimento dei rifiuti.

Concentriamoci sul turistico-alberghiero, inquinato da tempo dai clan della malavita. La situazione rischia di peggiorare. Basta pensare alla crisi reale e di liquidità che affrontano e affronteranno le singole attività. Con il lockdown le srl del settore perderanno circa 16,7 miliardi di euro rispetto ai 37,8 miliardi fatturati nel 2019 (questo il calcolo del Consiglio e della Fondazione nazionale dei commercialisti). Come potrebbe muoversi la criminalità organizzata? Mettendo ad esempio sul piatto un'offerta decente in contanti per rilevare un vecchio albergo a gestione familiare e trasformarlo in un cinque stelle di massa.

Anche la ristorazione, in particolare, riaprirà in una situazione difficile con la mafia pronta ad approfittarne. È prevedibile specialmente se si parte dai dati di cui disponiamo ante-crisi: oltre 5mila ristoranti ed almeno 25 miliardi di giro d'affari. Difficilmente una situazione che, alla riapertura, tenderà al miglioramento piuttosto che a un "abbandono" deliberato a favore del "nemico dello Stato".

«La criminalità organizzata sarà in condizione di poter rilevare numerosi rami di impresa in crisi - ha spiegato Giuseppe Borrelli, procuratore capo a Salerno, nel Sud, la zona italiana più esposta - Si pensi alla situazione disperata in cui numerose imprese del Sud verranno a trovarsi al termine di una stagione turistica che vedrà, verosimilmente, l'assenza di tutta la clientela straniera». Una verità, questa supposta da Borrelli, che non si può ignorare: le previsioni sulla ripresa di un turismo dall'estero si proiettano già da ora all'inizio del 2021; si vivrà di un turismo interno, anch'esso provato dalla paura delle persone e dal più ridotto potere d'acquisto dovuto appunto ad una crisi che ha investito l'economia in quasi tutti i suoi settori.

Quindi ristoranti, hotel, imprese dedite al turismo... Settori che, come abbiamo scritto, rischiano di vedere trasformata la fase di ripresa ben ragionata da Governo &Co in una "bomba sociale che potrebbe mettere in crisi quel che resta delle istituzioni e della tenuta del Paese". Senza dimenticare gli imprenditori della movida: locali notturni, pub, discoteche. Per i boss l'occasione di monopolizzare anche questo settore, in cui già erano forti, è ghiotta. La drastica previsione di come potrebbe verificarsi questa più importante infiltrazione la spiega Giuseppe Lombardo, procuratore aggiunto di Reggio Calabria: «L'economia legale corre un enorme pericolo: il desiderio delle più evolute componenti mafiose di dare attuazione all'ambizioso - e purtroppo realizzabile - progetto di dar vita ad un vero e proprio "sistema bancario parallelo" a quello legale».

Semplificando ai minimi termini, bisogna pensare che la mafia dispone di una liquidità "facile" che lo Stato, come già è stato lamentato dalla maggior parte delle associazioni di categoria, non dà - e che anche concedendolo, lo vincola ad una burocraziona infinita. Un quadro generale semplificato, che però offre uno spunto di riflessione, una soluzione, l'unica forse per contrastare questa rischiosa possibilità: per arginare quello che sarà un assalto silenzioso, l'unica strada è obbligare le banche a prestare denaro con molta più facilità. E vigilare bene sulla destinazione dei fondi pubblici destinati alla ripresa.

Tutto questo, descritto per il post-lockdown, è ancora più reale se paragonato a quello che già succede durante questo periodo di chiusura, durante la fase 1. Dal gioco d'azzardo allo spaccio, che hanno trovato un secondo campo di battaglia sul web, fino al contatto diretto con i cittadini in difficoltà. Come ha infatti segnalato il The Guardian inglese agli inizi di aprile, "nelle ultime settimane sono emersi video di bande di magia conosciute che consegnano beni essenziali agli italiani colpiti duramente dall'emergenza coronavirus nelle regioni meridionali più povere di Campania, Calabria, Sicilia e Puglia [...]. Se lo stato non interverrà al più presto per aiutare le famiglie, la mafia fornirà i suoi servizi, imponendo il loro controllo sulla vita delle persone".

L'iniziativa è già in atto, quindi, fa leva sulle difficoltà delle persone ora, e lo farà con maggior forza sulle aziende quando dovranno ripartire. Lo Stato deve vigilare, offrire un'alternativa... Deve essere pronto.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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