Il mondo del turismo continua a tenere alta la tensione in materia di contributi economici che si attendono dal Governo. Troppo poco il decreto liquidità, almeno secondo Vittorio Messina, presidente di Assoturismo: «Il Dl Liquidità, così com’è, non è utile a sostenere le imprese del turismo nella fase più critica della loro storia. Il provvedimento non solo è ridimensionato rispetto alle aspettative iniziali, ma non tiene conto dell’azzeramento dei ricavi degli operatori del settore. Imprese e professionisti di tutti comparti, dalle agenzie di viaggio alla ricettività alberghiera ed extralberghiera, passando per somministrazione, servizi e trasporti turistici, hanno visto cancellarsi completamente i propri fatturati, senza prospettive di ripresa a breve termine».
Assoturismo duro sul Dl liquidita
Troppo colpito il turismo in un periodo cruciale per i fatturati perché bastino le attenzioni del Governo, sia in termini di qualità che di quantità dei sotto-settori a cui viene prestata attenzione (abbiamo raccontato del grido d’aiuto delle
lavanderie industriali, ad esempio).
«Per il turismo, infatti, la Fase 2 è ancora un miraggio: il mercato internazionale è bloccato, ed è difficile che i flussi di viaggiatori tornino a regime prima del 2021. Il nostro sarà il periodo di inattività forzata più lungo di tutti i comparti. In questo scenario, l’intervento del governo, più che liquidità, fornisce un indebitamento che molti operatori non sono in grado di sostenere. Bisogna fare molto di più», spiega Messina.
«Per le imprese del turismo - chiude il presidente - bisogna alzare decisamente la soglia dei prestiti garantiti al 100%, portandola da 25mila ad almeno 50mila euro, e prevedere almeno una parte in fondo perduto ed un sensibile allungamento dei tempi di restituzione rispetto a quelli previsti. Le procedure per l’accesso ai benefici, poi, vanno sburocratizzate al massimo. Soprattutto, serve un fondo di emergenza per il turismo, attraverso cui riconoscere alle agenzie di viaggi un indennizzo proporzionale al decremento di fatturato registrato durante l’emergenza e coprire le insolvenze e i fallimenti degli operatori della filiera. Ci sono migliaia di imprese - e quindi di posti di lavoro - a rischio».