A Napoli c’è un modo di dire, ad indicare che peggio di così non può andare: “Mai più nero della mezzanotte può venire”. Ecco, la situazione degli alberghi a Napoli è così. Ed aggiungiamo che nella provincia di Napoli, per la città capoluogo che di certo non ride, ve n’è un'altra, Sorrento, che piange. Ma quando parliamo di ricettività alberghiera a Napoli e a Sorrento e quindi parliamo del cardine del turismo, di cosa parliamo?
Partiamo dai dati e come al solito facciamo il cosiddetto elogio del pressappoco, nel senso che daremo valori arrotondati che non inficiano il quadro d’insieme ed anzi ne agevolano un’immediata interpretazione.
La Penisola Sorrentina
Partiamo da dati sinottici riferiti all’intera Campania. La Campania in anno 2019 ha contato pressappoco 6 milioni di arrivi (5% circa del totale Italia) e pressappoco 19 milioni di giorni di presenza (5% circa del totale Italia). La componente di turisti stranieri pesa per il 44% circa in arrivi e per il 46% circa in presenze. Il 64% circa degli arrivi (e conseguentemente delle presenze) si concentra nei 5 mesi che vanno da maggio a settembre. In Campania si contano circa 6mila strutture ricettive per un totale di circa 200mila posti letto. Gli alberghi a 4 e 5 stelle incidono per il 32% circa e, basandosi sui posti letto, addirittura pesano più della metà, circa il 51%.
Nello specifico, Napoli ha 150 alberghi, di cui 3 a cinque stelle, 47 a quattro stelle e 69 a tre stelle, per un totale complessivo di circa 12mila posti letto. Sorprendente il dato di Sorrento con 300 strutture ricettive per un totale di circa 14mila posti letto. Napoli nel 2019 ha registrato pressappoco 3,3 milioni di presenze (arrivi 1,2 milioni circa) e Sorrento circa di 2,5 milioni di presenze (arrivi quasi 700mila). Gli arrivi stranieri, in entrambe le realtà pesano per circa la metà.
Questi, all’osso, i dati più significativi.
Ecco, adesso spegniamo la luce, si resta al buio. Quando più si arriverà a contare sommando i dati di Napoli e di Sorrento, quasi 6 milioni di presenze? Cosa comporta questo in termini economici?
Analizziamo ancora un dato. Ogni turista presente arreca all’economia un valore aggiunto di circa 109 euro che addirittura diviene di circa 120 euro se la connotazione del turismo è quella enogastronomica.
Piazza Plebiscito a Napoli
Ci rendiamo conto quanto nocivo sia questo buio? Comporta un mancato valore aggiunto di 600 milioni di euro! Saggia l’idea di vivere questo momento catastrofico cagionato dal coronavirus come un periodo sabbatico. Nel forzato allontanamento dalle attività quotidiane ci riappropriamo dei tempi giusti da dedicare allo studio, alle riflessioni ed all’immaginare lo stato desiderato futuro. Ciò in attesa delle riaperture.
Riaperture che, in sano e saggio pragmatismo, prevediamo non prima di giugno e quindi, ragionevolmente ipotizzando un secondo semestre dell’anno in cui
i flussi turistici siano costituiti praticamente solo da italiani (e quindi la metà del totale) proiettando il tutto, duole dirlo ma purtroppo è così, all’anno 2021.
Su quali componenti lavorare e, ancor prima, con quale abito mentale approcciarsi al lavoro? L’abito mentale è scaturente dalla presa d’atto che in pochi mesi stanno cambiando le economie dei singoli stati,
gli assetti geopolitici, sta cambiando la società, stiamo cambiando noi tutti.
Un ricco buffet in hotel per la colazione, forse un ricordo che non potremo più avere per diverso tempo
In termini di servizi alberghieri, si pensi ad esempio a quale nuovo ruolo potrà avere la ristorazione d’albergo che in genere dispone di spazi più ampi e quindi meglio può ottemperare al nuovo obbligo delle distanze tra i tavoli e nell’ambito del singolo tavolo della distanza tra i commensali. Si pensi ad un servizio di prima colazione che forse potrebbe tornare alla comanda di una volta onde evitare gli assembramenti al buffet. In termini di acquisti e di approvvigionamenti non si potrà più fare a meno di rapporti quanto più diretti con i produttori evitando così i gangli dell’intermediazione, con utilizzo sapiente delle nuove tecnologie per snellire i flussi e conseguentemente diminuire i costi. Smart working delle persone di staff, si pensi all’amministrazione ed alla comunicazione. Rapporti secondo nuove modalità, estendendo il concetto di smart working, non solo con i fornitori in ottica di filiera corta, ma anche con le banche, con i media, con i clienti. Ecco, i clienti. Si aprirebbe capitolo a parte e ci si ripromette di scriverlo!
Ma nulla possono gli esiti delle suddette due componenti se su di esse trasversalmente non si innerva il valore che a valle di questa catastrofe dovremmo tutti metabolizzare: lavorare insieme per costruire insieme un mondo che per forza di cose, piaccia o meno, sarà significativamente diverso da quello di prima.
Per il prezioso contributo di idee e per parte dei dati nativi qui rielaborati, si ringrazia Costanzo Iaccarino, presidente di Federalberghi Campania.