Lo sottolineano sulla prestigiosa rivista 'The Lancet' ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine: secondo i loro calcoli, la revoca delle restrizioni a fine marzo porterebbe a un'impennata di casi con un nuovo picco ad agosto. Mentre il mantenimento delle restrizioni fino ad aprile ritarderebbe un secondo picco fino a ottobre, il che allevierebbe la pressione sui servizi sanitari nei mesi successivi.
Famiglia cinese
I modelli utilizzati dallo studio non sono direttamente applicabili ad altri Paesi perché si riferiscono esclusivamente alla realtà cinese, ma la conclusione generale probabilmente si potrebbe applicare ovunque, dicono gli esperti: il senso dello studio è che non esiste una strategia di uscita rapida e semplice dai
blocchi della vita sociale che molti Paesi, Italia inclusa, hanno imposto. Più probabilmente, sarà utile sollevare i cittadini dalla loro reclusione forzata progressivamente.
«Le misure di distanziamento fisico sono molto utili e dobbiamo regolare attentamente il loro allentamento per evitare successive ondate di infezione, quando i lavoratori e gli scolari torneranno alla loro normale routine», ha affermato il co-autore Yang Liu. «Se quelle ondate arriveranno troppo rapidamente, infatti, questo potrebbe sopraffare i sistemi sanitari». Lo studio - evidenzia 'The Guardian' - è in linea con i documenti pubblicati dal gruppo scientifico consultivo del governo del Regno Unito per le emergenze, secondo cui le misure dovranno essere attuate per almeno 6 mesi e probabilmente dovranno essere allentate e poi periodicamente rafforzate per ridurre l'impatto di possibili successive ondate di infezioni. Utilizzando gli ultimi dati sulla
diffusione di Covid-19 a Wuhan e nel resto della Cina, lo studio ha analizzato diversi scenari in cui le intense misure di controllo, introdotte a Wuhan a metà gennaio, vengono eliminate.
Da allora, le scuole sono state chiuse e solo circa il 10% della forza lavoro, che corrisponde agli operatori sanitari, alla polizia e ad altro personale governativo essenziale, è rimasta al lavoro. Lo studio ha rilevato che le misure di distanziamento fisico sarebbero probabilmente più efficaci se si desse inizio a un riavvio scaglionato del lavoro all'inizio di aprile, riducendo potenzialmente il numero medio di nuove infezioni del 24% fino alla fine del 2020 e ritardando un secondo picco fino a ottobre. Kiesha Prem, autore principale dello studio della London School of Hygiene, evidenzia: «Le misure senza precedenti messe in atto dalla città di Wuhan per ridurre i contatti sociali a scuola e sul posto di lavoro hanno contribuito a controllare l'epidemia.
Tuttavia, la città deve ora fare molta attenzione per evitare di eliminare prematuramente le misure di allontanamento fisico, perché questo potrebbe portare a un secondo picco. Ma se si allentano gradualmente le restrizioni, è probabile che questo ritardi e appiattisca tale picco».
Anche in Italia si fanno delle avvertenze simili. È il caso di Andrea Crisanti, virologo dell'università di Padova, a L'aria che tira su La7 secondo il quale «i casi in Italia sono molto di più, considerati anche gli asintomatici. Non è che quando l'epidemia finalmente cala, i casi sono pochi e non ci sono più persone infette. Se non si sta attenti, la cosa più probabile è che poi l'epidemia riparta daccapo. L'unica cosa certa è il numero dei defunti, potrebbero essere utilizzati come parametro per normalizzare il numero di casi».
Fonte: ADNKRONOS