Con una nota esplicativa pubblicata sul proprio sito, il Governo entra nel merito di un passaggio del decreto approvato stanotte fondamentale per tutti i lavoratori: “Le merci possono entrare ed uscire dai territori interessati. Il trasporto delle merci è considerato come un'esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto può quindi entrare e uscire dai territori interessati e spostarsi all'interno degli stessi, limitatamente alle esigenze di consegna o prelievo delle merci”.
I tir potranno entrare e uscire regolarmente dalla Lombardia
Da qui il motivo per il quale la Lombardia non è da considerarsi al 100% zona rossa, semmai arancione. Una spiegazione che arriva dopo una serie di polemiche giunte ai danni del Governo stesso. Il presidente di Confindustria,
Vincenzo Boccia, aveva sottolineato: «Bisogna tutelare i vari aspetti del lavoro, sia nelle fabbriche perché nella manifattura non si può applicare lo smartworking, sia per quanto riguarda il transito merci. Se si fermano le merci ci sarà un effetto collaterale negativo acceleratore sull'economia. Serve - aveva osservato Boccia - una circolare applicativa sulle merci», che chiarisca se il transito è consentito o meno e quali siano le 'comprovate' esigenze di lavoro.
In attesa delle, auspicabilmente rapide, Linee Guida sulla movimentazione delle merci, in relazione all’articolo 1 del DPCM 8 marzo 2020 e alle numerose richieste giunte nelle ultime ore dalle Associazioni di categoria del settore agroalimentare al ministero delle Politiche agricole, il Ministero chiarisce che i prodotti agroalimentari possono entrare e uscire dai territori interessati. L’attività degli operatori addetti al trasporto è un’esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto può entrare ed uscire dai territori interessati e spostarsi all’interno di essi, limitatamente all’esigenza di consegna o prelievo degli stessi prodotti.
Confesercenti intanto lancia l'allarme per l'impatto sull'economia delle misure prese per contenere l'epidemia di coronavirus. «La salute pubblica è la priorità assoluta - dice la presidentessa
Patrizia De Luise, commentando l'ultimo decreto - e con i nuovi provvedimenti anche l'emergenza per l'economia ha cambiato passo e i danni per le imprese rischiano di essere incalcolabili. Altissimo il tasso di micro, piccole e medie imprese delle province isolate, decine di migliaia di attività del turismo, ma anche di negozi, bar, ristoranti e non solo, che sono o stanno per entrare in crisi: dovremo garantire a queste attività la sopravvivenza. Servono da subito interventi: moratorie per scadenze fiscali ed agevolazioni speciali per l'accesso al credito".
Confesercenti aveva aggiornato ieri mattina, prima del decreto, le stime sull'impatto sull'economia dell'emergenza Coronavirus: la perdita di fino a 6,5 miliardi di consumi, interni e turistici, e 8 miliardi di Pil nel semestre, se la 'fase acuta' dell'allarme da contagio fosse durato fino ad aprile. Queste previsioni andranno ora ulteriormente riviste. Ci troviamo di fronte ad una crisi che nessuno era preparato ad affrontare ed è opportuno che tutti diano il proprio contributo: le nostre strutture territoriali si sono già attivate per informare e assistere le imprese in questa fase».
Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio e presidente della federazione italiana dettaglianti alimentari, assicura che «non vi è nell'immediato il rischio di non reperire prodotti alimentari e i nostri lavoratori stanno garantendo questo servizio essenziale. Occorre però prestare attenzione alle misure previste dal Dpcm che i nostri associati hanno tutta l'intenzione di rispettare».