Dopo le parole del ministro della Salute tedesco, che per la prima volta ha parlato di "diffusione verosimilmente pandemica" del coronavirus, inevitabilmente un po' d'ironia per stare su col morale bisogna farla. C'è chi, medico o infermiere, balla nelle corsie degli ospedali; chi pubblica simpatici meme prendendosela con le penne lisce. Chi invece si crea una sorta di Risiko mentale e non può che osservare un mondo che "è stato contagiato" dall'Italia. Avanti così, qualcuno potrebbe pure dimenticarsi che il coronavirus è nato in Cina, visti i casi di contagio di ritorno (fino a ieri erano circa una decina i casi in Cina importati nel Paese orientale dall'Italia).
Angela Merkel
Tuittavia un un articolo apparso sul New England Journal of Medicine, ci riporta subito alla realtà, che potrebbe essere diversa da come l'abbiamo sempre pensata. Ricercare l'origine del virus per conoscerne diffusione e tempistiche è importante: ecco perché, grazie all'articolo inglese, siamo costretti a tornare indietro di più di un mese, precisamente al 24 gennaio, quando (così viene descritto nel pezzo) un uomo d'affari di 33 anni ha cominciato ad accusare malori, come tosse e febbre alta, per poi riprendersi quasi subito, rientrando al lavoro il 27 dello stesso mese.
L'articolo della rivista scientifica nota che il "paziente zero tedesco", prima dell'insorgere dei sintomi, ha partecipato a diverse riunioni con una partner cinese della sua compagnia vicino a Monaco, il 20 e 21 gennaio. La donna, originaria di Shangai, ha visitato la Germania tra il 19 e il 22 gennaio, senza aver alcun tipo di sintomo, palesatosi solamente una volta ritornata in Cina, dove è stata trovata positiva al test per il Covid-19 il giorno 26.
Ed ecco che il 28 gennaio altri tre impiegati della ditta tedesca sono risultati positivi al virus; di questi uno ha avuto contatto diretto con il "paziende 2", il manager tedesco, gli altri due invece con il "paziente 1", la donna cinese.
Questo studio scientifico è sufficiente a certificare come la malattia sia sbarcata in Europa passando dalla Germania (che insieme alla Francia ha visto i primissimi casi di Covid-19 certificati), ma è altresì sufficiente a definire lo stato tedesco come il focolaio principale dell'economia? No, per dimostrare questo ci viene in soccorso la scienza. È proprio la mappatura della sequenza genetica del virus che ha permesso di ricostruire "l'albero genealogico" del Covid-19 e di individuare i ceppi originari da cui, in un secondo momento, si sono separati i ceppi locali.
La mappatura del virus
Da questa mappatura emerge che il virus italiano, indicato come CDG1/2020, potrebbe discendere (così come altri ceppi, come quello svizzero, finlandese, scozzese e brasiliano) proprio da quello tedesco originatosi in Baviera; o, se proprio non ci discende direttamente, disuramente trova nella variante tedesca un "parente comune" ragionevolmente anteriore.
Non è impossibile quindi ipotizzare che l’epidemia si sia diffusa proprio dalla Germania e da quel contatto con la manager cinese. Le tempistiche parlano chiaro anche perché - come la stessa televisione di Stato tedesca Deutsche Welle ha riportato il 20 febbraio scorso - i casi di “influenza” in Germania sono raddoppiati, passando dai 40mila di inizio stagione a 80mila, in appena due settimane. Facendo un po’ di conti coi tempi di incubazione di Covid-19, si risale circa all’inizio di febbraio, ovvero in un periodo concomitante col primo caso tedesco accertato e oggetto di studio da parte dei ricercatori.