Ristoranti cinesi chiusi in mezza Lombardia, ma non in tutta Italia, dove il criterio discriminante tra locali ancora pieni e locali deserti sembra essere la qualità dell'offerta. «La qualità paga sempre»: così ha detto Yan Jiang, titolare del ristorante cinese "Green Tea" a due passi dal Pantheon, commentando le ripercussioni del panico da contagio sui locali asiatici in Italia. «Il mio ristorante - ha spiegato all'Adnkronos - non ha mai smesso di lavorare, nonostante la paura del contagio; solo un lieve calo è stato registrato» quando il panico da coronavirus si è inizialmente diffuso.
Yan Jiang insieme allo chef del Green Tea - foto: Adnkronos
Yan vanta alle spalle una carriera non indifferente. A Shangai era giornalista, con esperienze nella stampa cinese (qui in Italia ha avuto ruoli attivi anche in Rai Educational). È arrivata in Italia dopo la sua seconda laurea 25 anni fa e ha aperto il suo ristorante nel centro storico di Roma, da sette anni segnalato nella Rossa.
«Una scelta fatta per passione e che mi riempie ancora oggi di orgoglio. In tanti mi hanno detto di non aver smesso di venire a mangiare da me per solidarietà», una realtà il cui merito Yan lo attribuisce tutto ai suoi cuochi, «così professionali», e alle accortezze «che abbiamo sempre adottato». «Ai nostri clienti - continua - fornisco anche l'amuchina, così che si senta più tranquilli, almeno il tempo di un pranzo».
Un altro esempio di
come non si fermi neanche Roma. Sotto l'hashtag #romanonsiferma si sono infatti unite altre prestigiose toques della Capitale, come Oliver Glowig, Davide Del Duca, Angelo Troiani e Sharon Landersz, seguiti dalle adesioni di Giuseppe Di Iorio, Stefano Marzetti, Massimo D'Innocenti, Luciano Monosilio e Daniele Lippi.