Sei università, 18 ricercatori, 800mila euro di investimento, e tre anni di ricerca e di intenso lavoro. Questi i numeri del progetto Sustainability of the Olive-oil System - S.O.S. sostenuto da 10 Fondazioni bancarie.
Il progetto, supportato attraverso un’associazione temporanea di scopo, ha come focus il rafforzamento del sistema olivicolo. Capofila, l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, coordinatore del progetto Francesco Caponio, con la partecipazione degli atenei di Milano, Parma, Reggio Calabria, Sassari e Teramo.
Perché investimenti così importanti da attivare sull’olio d’oliva? La risposta è nei numeri diffusi da Coldiretti. L’olio è un bene di elevata importanza in Italia e negli ultimi 25 anni si è assistito a una crescita record dei consumi arrivati a segnare un +49% e la sua trasformazione, con un fatturato di 3 miliardi di euro, costituisce il 3% del fatturato totale dell’industria agroalimentare.
Cambia l’approccio alla dieta, cambiano le abitudini a tavola, sta cambiando la consapevolezza dei consumatori che sono sempre più alla ricerca del buono e sano e il made in Italy, come brand indiscusso di salubrità nel cibo, è ormai una vera e propria invasione culturale in Europa, ma anche negli Stati Uniti e nei paesi orientali. Negli USA il consumo di olio ha raggiunto i 315 milioni di chili, un dato che è triplicato negli ultimi 25 anni.
E in Italia? Nel Bel Paese, a fronte di una produzione di 370 milioni di chili, per sostenere la richiesta del mercato interno e dell’export, a questo dato si aggiungono i 500 milioni di chili importati soprattutto dalla vicina Spagna che si attesta ancora come il maggior produttore al mondo con il suo miliardo di chili prodotti.
Nel prossimo futuro in Italia, sempre secondo la ricerca divulgata da Coldiretti, è in previsione l’aumento della superficie coltivata fino a 1,8 milioni di ettari. Ci sono tutte le condizioni perché il mercato cresca ed è per questo che la ricerca, in Italia, ha iniziato a focalizzare la sua attenzione verso un settore che necessita di azioni che da un lato tutelino il consumatore e dall’altro siano un supporto in termini di miglioramento della produzione, della conservazione, della commercializzazione e della trasformazione di un bene prezioso come l’olio.
Con il Progetto S.O.S., finanziato da Ager, la Fondazione in rete per la Ricerca Agroalimentare, le sei università italiane hanno attivato azioni di ricerca che si sono poste sin dall’inizio del progetto l’obiettivo di contribuire al rafforzamento del sistema olivicolo (in termini qualitativi e quantitativi) attraverso il miglioramento della sostenibilita` del settore, dalla campagna sino allo scaffale.
Sei sono gli assi lungo i quali si sta sviluppando la ricerca, dall’ottenimento di nuovi metodi di estrazione dell’olio e ottimizzazione di quelli esistenti, alla ricerca di nuove soluzioni per un packaging in grado di garantire la barriera contro l'ossigeno e la luce, dall’individuazione di metodi veloci e green per la valutazione della qualita` dell’olio allo studio approfondito sui polifenoli ottenuti dalle faglie e da altri materiali di scarto come oli e acque, dalla produzione di biogas dai sottoprodotti alla creazione di una rete fitta e di scambio con ricercatori e stakeholder.
E sono i materiali di scarto della produzione ad essere particolarmente interessanti per i risultati che già in questa fase intermedia della ricerca si stanno ottenendo; si pensi ad esempio all’uso degli estratti per bloccare l’azione genotossica del cadmio. Gli estratti ottenuti dalle foglie di olivo hanno dato risultati interessanti sia per l’industria alimentare sia per quella farmaceutica.
Con l’ottimizzazione delle tecnologie di estrazione sino allo sviluppo di nuove soluzioni, sia per il packaging sia per l’uso dei sottoprodotti, la ricerca che vede insieme le sei università italiane promette di portare risultati spendibili a beneficio sia dei consumatori sia dei produttori con un approccio sempre più sostenibile nella produzione e nella trasformazione.