Interni rinnovati, ora mix tra l'eleganza e la tradizione, specchio di una cucina che non trascura le sue radici ma che si presenta allo stesso tempo moderna, equilibrata e ricca di gusto.
Una bella vetrina milanese quella del
Don Lisander, che rinnovati gli spazi e la cucina, si ripropone al suo pubblico fiera della tradizione meneghina che porta con sé.
Per arrivarci basta percorrere i "cento passi" che lo separano dal teatro della Scala. Incastonato tra i grandi palazzi di via Alessandro Manzoni, il Don Lisander ha un grande spazio esterno che d'estate viene adibito a patio, mentre all'interno si celano eleganti mise en place sovrastate da pesanti e autentiche travi a vista.
L'idea è ben riuscita quindi sia nell'arredamento che - lo vediamo subito - nella cucina: un continuo incontro tra classicismo e modernità. Se alla vista non ci vuole molto a carpire questa soluzione ben azzeccata, al palato bisogna prestare più attenzione. È un vero e proprio viaggio nei sapori del territorio quello che prepara il giovanissimo chef
Filippo Cavalera.
Patè di fegatini di selvaggina da piuma e pan brioche
Il menu per la riapertura è curioso, quattro fogli legati solo da un filo rosso, che sciolti svelano i quattro piatti descritti a mo' di ricetta, con corrispettivi ingredienti, fasi di procedimento e di finitura. Viene servito in primis un Patè di fegatini di selvaggina da piuma e pan brioche. Quest'ultimo, a detta di tutti, ben riuscito, si abbina quindi a una sorta di mosaico nel piatto. Tanti cubi a formare un quadrato in rilievo perfetto: da una parte le tre tipologie di fegato (d'anatra, d'oca e di piccione royale), dall'altra tre gelatine in abbinamento, mirtilli, lamponi, arance rosse. Un'idea stimolante e divertente, nata da quella mentalità moderna che desidera coinvolgere l'ospite. Ad accompagnarlo nel calice un Pinot Nero metodo Classico Rose Saignee della Rocca Magnum - Conte Vistarino.
Raviolo di ossobuco
Il primo piatto è un Raviolo di ossobuco. Per meglio dire, un raviolo che al morso sprigiona tutto il gusto del tradizionale risotto allo zafferano, poi coperto dal brodo di ossobuco. Ottimi: qui si parla milanese in tutto e per tutto, realizzando un piatto che a suo modo è in grado di riproporre due ricette della tradizione in un solo formato, pure alleggerito. Nel calice un Pinot Nero Bertone 2015 Conte Vistarino.
Filippo Cavalera
Il Petto d'anatra cotto sulla pelle con cipolle glassate, caffè e animelle di vitello piace. Il caffè forse in quantità troppo accentuata e la cottura della carne da migliorare non demoralizzano, ma anzi dimostrano la creatività ancora giovane ma vitale a dir poco dello chef Cavalera. Nel calice il miglior vino della serata: sempre di Conte Vistarino, un Pinot Nero Pernice 2013.
Mezza sfera di cioccolato e castagne
Chiude come dessert una Mezza sfera di cioccolato e castagne. La durezza del fondente esterno fa da contrasto all'intensa crema di castagne al suo interno. Ad accompagnare il dolce un calice di Sangue di Giuda 2017 di Conte Vistarino.
Per informazioni:
ristorantedonlisander.com