Sono dati positivi quelli che emergono dal Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2019. L’enogastronomia si conferma un motivo valido per viaggiare con una crescita dell’interesse per il settore che cresce del 48%. In particolare i turisti sono sempre più attratti dalle lezioni di cucina.
I corsi di cucina piacciono perché i turisti di oggi sono sempre di più a caccia di esperienze da vivere al momento e da portare a casa una volta finita la vacanza. Non a caso, ad aggiudicarsi il primo posto dei Travelers’Choice Experiences, la classifica delle migliori attività al mondo stilata nel 2018 da TripAdvisor, è stata una cascina toscana con le sue lezioni di cucina.
Roberta Garibaldi - autore del Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano e candidata al sondaggio di Italia a Tavola (
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Certo le strutture d’accoglienza devono dotarsi di aree e di personale per poter offrire esperienze come i corsi di cucina. Secondo lo studio presentato da Umberto Selmi di Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare del ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo), su un campione di 137 agriturismi con corsi di cucina, il 53% delle aziende intervistate dichiara di organizzare lezioni di cucina da 8 o più anni. Le classi sono quasi sempre tenute da persone del nucleo familiare, con il coinvolgimento di chef professionisti che lavorano in azienda, e vertono sulla preparazione di piatti della cucina territoriale. Si sta tuttavia assistendo ad una crescente affermazione di tendenze culinarie più salutistiche - ad esempio, vegetariana, vegana e detox. Secondo gli operatori, l’interesse verso questa proposta potrà crescere in futuro, soprattutto tra la clientela straniera - in particolar modo inglesi, nord-americani, tedeschi.
È il 20% degli intervistati ad affermare che la possibilità di partecipare ad un corso di cucina sia stato il principale motivo del pernottamento nella propria struttura da parte di qualche ospite. E l’attività proposta ha generato ricadute positive sulle altre, in primo luogo la ristorazione e la vendita di prodotti tipici. Da sottolineare, inoltre, come più della metà di coloro che seguono corsi di cucina è incline ad acquistare prodotti aziendali, specie quelli utilizzati nella preparazione dei piatti durante le lezioni.
Roberta Garibaldi ha aggiunto: «Gli Gnammers sono soprattutto italiani con un’età compresa tra i 35 e i 44 anni (37%) e tra i 25 e i 34 (28%), mentre Lombardia (20%), Lazio (14%) e Piemonte (10%) sono le principali regioni di residenza degli utenti. Chi sono invece gli organizzatori? Sono il 5% degli iscritti, nella quasi totalità italiani che vivono in Lombardia (17%) e Lazio (14%), con un'età in prevalenza compresa tra 35 e 44 anni (32%). Oltre ad essere cuochi amano anche partecipare ad eventi organizzati da altri, partecipano mediamente al doppio degli eventi degli altri utenti (3,7 contro 1,8) e prenotano per un numero superiore di persone (7,3 contro 3,5). L’83% ha organizzato da 1 a 3 eventi, mentre l’11% da 4 a 9. Solo il 3% ne ha organizzati da 10 a 19 mentre il 3% più di 20».