Per anni l'azienda si è impegnata nello studio approfondito delle varietà della Calabria, con un chiaro scopo in mente: valorizzare il patrimonio vitivinicolo regionale in Italia e nel mondo.
Per Librandi
amore per il territorio significa investimento di energie nei vitigni autoctoni. Un investimento che «prima di noi in Calabria non c'è mai stato», ha spiegato
Nicodemo Librandi, socio e fondatore dell'
azienda insieme a suo fratello Antonio. Si comincia nel 1993, con il primo campo sperimentale, poi, nel 1997, l’acquisto dell’azienda Rosaneti, dove vengono impiantati, tra gli altri, Magliocco, Mantonico, Gaglioppo e Greco Bianco. La ricerca a questo punto si amplia, tanto che nel 2000 nasce un campo sperimentale di confronto tra presunti cloni di 25 varietà autoctone.
Già con una base solida sulla quale lavorare, Nicodemo Librandi con Davide De Santis e Attilio Scienza continuarono il percorso intrapreso, attraversando la Regione da Nord a Sud, collezionando materiale che dal 2003 è stato impiantato in un nuovo campo sperimentale dalla caratteristica forma a spirale. Si contano ad oggi, in questo cosiddetto giardino varietale della vite, ben 198 varietà recuperate. «Tra queste varietà sono stati individuati 78 gruppi unici di cui le altre rappresentano dei biotipi con caratteristiche distintive».
Su queste varietà sono stati avviati studi sul DNA, ricerche storiche, bibliografiche e ampelografiche, un’analisi virologica e uno studio enologico molto articolato. Il risultato è stato pubblicato su un volume, “Il Gaglioppo e i suoi fratelli”, che ad oggi è strumento divulgativo di straordinario impatto. Volumi dello stesso genere si sono susseguiti, definendo le caratteristiche di altri vitigni e della viti-enologia del territorio. Il lavoro di selezione clonale ha condotto invece nel 2014 all’iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite dei primi cloni di tre varietà importanti del territorio: precisamente 4 cloni di Gaglioppo, 4 di Magliocco e 2 di Pecorello.
Nicodemo Librandi
Campi sperimentali e conseguenti studi - dall’analisi della caratterizzazione agronomica ed enologica di vitigni autoctoni fino alla realizzazione di un campo di omologazione per la selezione clonale con cloni risanati di varietà minori calabresi - hanno avuto e hanno tuttora lo scopo di migliorare la qualità del vino calabrese e la garanzia del suo valore nel mondo. Un impegno nella ricerca dovuto ad un intuito di base: «Per un'area piccola come il territorio di Cirò - ha concluso Nicodemo Librandi - l'unica arma che potevamo impugnare per competere sul mercato nazionale era valorizzare, studiandolo, il nostro patrimonio vitivinicolo. Le ricerche sono iniziate con lo scopo di differenziarci e di difenderci dalla globalizzazione del vino; la risposta dei consumatori è stata a dir poco sorprendente, basta pensare all'apprezzamento collettivo per un vino come il Duca Sanfelice».
Per informazioni:
www.librandi.it