Ristoratori e albergatori lamentano la difficoltà di trovare personale qualificato da assumere in cucina, in sala, alla reception. Molti sono i “diplomati”, ma pochi hanno veramente imparato il mestiere e lo amano.
Si sono riaperte le scuole in tutta Italia, comprese quelle di indirizzo alberghiero-turistico, quelle in sostanza che dovrebbero preparare i professionisti dell’accoglienza italiana nei bar, nelle pizzerie, nei ristoranti, negli alberghi. Questo tipo di scuole si sono moltiplicate negli ultimi anni: si aprono sezioni per personale di cucina o di sala negli istituti statali di ogni genere (una volta erano esclusiva degli alberghieri), ma al contempo si contano iniziative di scuole messe in piedi da società private o cooperative più o meno qualificate.
Il fatto è che il settore “tira”, spinto anche da tante trasmissioni televisive, ma - ecco la triste verità - la lamentela più frequente, il grido di aiuto che sentiamo dagli amici ristoratori e albergatori è proprio riferito all’enorme difficoltà di trovare personale qualificato da assumere in cucina, in sala, alla reception. Molti “diplomati”, ma pochi che veramente hanno imparato il mestiere e lo amano. Visto in tv può sembrare un lavoro facile, ma ai primi colloqui con il potenziale datore di lavoro il mito del grande cuoco o del grande cameriere-sommelier cade impietosamente. Una parte dei giovani diplomati, sentiti gli orari e il compenso iniziale, lasciano subito perdere. In alcuni casi sono gli stessi genitori a intervenire: «Come? Il mio bambino lavorerebbe anche il sabato e la domenica? Tutte queste ore?». Molti provano per pochi giorni e poi non si fanno più vedere.
Non sarò io il primo a scriverlo, ma è certo che in molta gioventù lo spirito di sacrificio, quello che ha fatto rinascere l’Italia nel dopoguerra, non esiste più. Un problema non da poco per una società che vuole migliorare e ricerca il benessere dei suoi cittadini.