Entra in gioco anche l'agroalimentare in quella che si preannuncia un'eventuale guerra commerciale tra Usa e Cina. Dopo i rumors sulle sanzioni da Trump, la Cina infatti ha messo nel mirino 128 prodotti americani, per un totale di circa 3 miliardi di dollari. Nel frattempo l'Ue è stata esentata temporaneamente dai dazi.
Un (momentaneo) sospiro di sollievo quindi per il
Vecchio continente, che insieme a Messico, Canana, Australia, Argentina, Brasile e Corea del Nord non risentirà nell'immediato dei pesanti dazi su acciaio (25) e alluminio (10%).
Donald Trump (foto: Tpi)
Anche l'Italia, che ha visto l'avvicinarsi quasi inesorabile di una guerra commerciale su scala globale, tiene al sicuro per ora i suoi
40,5 miliardi di export, che nel 2017 hanno raggiunto pure un nuovo record negli Usa grazie ad una crescita del 9,8% sull'anno precedente.
La Cina, evidentemente, non può dire lo stesso, anzi: la risposta è decisa e deve servire da allerta agli Usa. Tuttavia Pechino tutto vuole tranne che una guerra commerciale, viste anche le borse riflettere il clima di difficoltà (prima il tonfo di Wall Street, poi le chiusure in netto calo di Tokyo e Shanghai). Il ministero del Commercio cinese auspica infatti un passo indietro degli Usa, anche per evitare di colpire "seriamente" i rappirti bilaterali e l'interscambio globale di conseguenza. Tutto questo è riportato in una nota del Ministero di riferimento cinese, che aggiunge la possibilità di misure all'import di prodotti Usa in primis e un eventuale ricorso ad azioni legali in linea con le norme del Wto - Organizzazione mondiale del commercio, in una fase critica più avanzata.
foto: Ansa
Non solo carne di maiale e frutta sarebbero i prodotti Usa su cui il Governo cinese ha messo gli occhi, ma anche vino ed etanolo e, fuori dal commercio agroalimentare, tubi in acciaio e scarti in alluminio: tutto per un valore di circa 3 miliardi di dollari nel solo 2017. Questi beni sarebbero divisi in due gruppi, di cui uno sottoposto a dazi del 15% - stessa percentuale fissata da
Donald Trump sull'import di alluminio - e un secondo destinatario invece di un'aliquota del 25%, come nel caso delle misure Usa per l'acciaio.
Se gli Usa non facessero marcia indietro su questo avvertimento, accompagnato però ancora da un approccio molto morbido, di Pechino, la preoccupazione è che la Cina decida di spostarsi ancor più sul lettore agricolo, la prima voce dell'export Usa verso la Cina: nel 2016 gli Stati Uniti hanno spedito semi di soia verso la Cina per 14,2 miliardi di dollari.