Neanche il tempo di gioire per la nomina dell’arte dei pizzaiuoli a Patrimonio Unesco che Napoli - forse sulle ali dell’entusiasmo - sogna di lanciare nell’Olimpo dei beni dell’umanità anche a tazzulella ‘e cafè.
Si badi bene che l’idea - comunque ancora all’alba - non è di candidare il caffè così come non lo era quello di
candidare la pizza. La volontà è quella di candidare la tradizione del caffè napoletano, come arte di prepararlo, servirlo e far vivere un’esperienza che sa di simposio. Anche perché Patrimonio Unesco sono già il caffè turco e quello viennese.
Guidata dal consigliere dei Verdi,
Francesco Emilio Borrelli, il progetto ha già ricevuto mille firme raccolte al Gambrinus. Nel Caffè più famoso di Napoli, cittadini e turisti si sono incontrati per appoggiare l’iniziativa. «Abbiamo già parlato con Pier Luigi Petrillo, capo delegazione che ha portato in Italia il riconoscimento dell’arte della pizza, per preparare questa nuova importantissima candidatura», spiegano Borrelli e Gaudini, consigliere comunale del Sole che Ride.
«Così come già avvenuto per il caffè turco e per quello viennese chiediamo che venga riconosciuto il caffè tipico napoletano - hanno affermato
Michele Sergio e
Massimiliano Rosati - la cui storia e tradizione sono tutt’uno con il popolo partenopeo e ci fa piacere aver avuto qui Toto Sorbillo, in rappresentanza dei pizzaioli napoletani che sono riusciti a ottenere il prestigioso riconoscimento, un segno tangibile della “fratellanza” che ci unisce e ci aiuterà a tagliare questo traguardo».