Fare informazione sul web ormai sembra essere l’unica strada percorribile. Tutto ciò che si vuole sapere lo si trova in rete, ma soprattutto lo si vuole trovare subito, in tempo reale. Facebook e Google sono i bacini di notizie più frequentati dagli internauti, ma - come abbiamo denunciato più volte - rischiano anche di essere bacino di notizie false scambiate per vere, le ormai temutissime fake news.
Mark Zuckerberg
Pagato lo scotto di questo mezzo iper democratico che è internet e iniziato a capire come calibrare l’informazione ecco che - forse - siamo ad un punto di svolta. Le notizie devono circolare sul web, ma per leggerle bisogna pagare. D’altronde il fatto di pagare qualcosa per consumarla in tutti i settori significa pretendere qualità ed autenticità e così anche nel campo dell’informazione.
E allora ecco che a sostenere concretamente questo meccanismo è arrivato ancora una volta prima degli altri
Mark Zuckerberg, l’artefice di Facebook e a suo modo “distributore” del fenomeno fake news che sui social girano alla velocità della luce. «Sempre più persone si informano in luoghi come Facebook, noi abbiamo la responsabilità di creare una comunità informata e di contribuire a costruire una capacità di comprensione comune. Non possiamo farlo senza i giornalisti», ha scritto sul suo profilo l’amministratore delegato di Facebook nell’annunciare l’introduzione degli abbonamenti ai siti Internet di notizie attraverso la piattaforma da due miliardi di utenti.
Facebook e Google raccoglieranno quest’anno oltre il 60% del mercato delle sponsorizzazioni in Rete da 83 miliardi di dollari (fonte: eMarketer) ma questi soldoni, come detto, hanno bisogno di qualità e autenticità. Entro la fine del 2017 dunque il social network darà a un gruppo di testate americane ed europee la possibilità di limitare l’accesso alla lettura degli "instant articles", il formato di visualizzazione rapida degli articoli tramite Facebook se si accede da smartphone. Quando il lettore avrà superato un determinato numero di articoli potrà decidere di abbonarsi.
I dettagli tecnici non sono ancora chiari: Zuckerberg ha assicurato che Facebook non tratterrà alcuna commissione. L’intero importo finirà nelle casse degli editori, cui sembrerebbe delegata l’intera transazione. Per ora, quindi, Menlo Park non vuole soldi o i preziosi dati sui pagamenti.