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Informazione versus food blogger Servono regole uguali per tutti

Ad un incontro milanese organizzato da Italia a Tavola si sono seduti attorno ad un tavolo giornalisti, food blogger, esperti di comunicazione e cibo per capire come possano coesistere due mondi molto diversi tra loro. È emersa la necessita di un giornalismo più digitale e di influencer con più regole etiche

di Andrea Radic
 
09 maggio 2017 | 10:17

Informazione versus food blogger Servono regole uguali per tutti

Ad un incontro milanese organizzato da Italia a Tavola si sono seduti attorno ad un tavolo giornalisti, food blogger, esperti di comunicazione e cibo per capire come possano coesistere due mondi molto diversi tra loro. È emersa la necessita di un giornalismo più digitale e di influencer con più regole etiche

di Andrea Radic
09 maggio 2017 | 10:17
 

Due ore di dibattito e ascolto di diverse posizioni da parte di esperti del settore food, del web, dei social network e giornalisti. Dove va l’informazione online sull’enogastronomia e quali possono essere le nuove regole per garantire i lettori-utenti del web? Su questo tema si è sviluppato il ragionamento a Milano, in una sala dell'Hotel Melià ME - Il Duca di Milano, nel corso di un confronto organizzato da Italia a Tavola in un clima propositivo con l'obiettivo di porre alcune regole e giungere ad una determinazione della serietà e dell'etica necessarie per fare informazione online.

Informazione versus food blogger Servono regole uguali per tutti

Tra gli altri hanno preso parte al confronto Francesca Barberini - autrice e conduttrice televisiva Alice Tv, Paolo Elisa Dal Bosco - digital&marketing pr, Pasquale Diaferia pubblicitario e creativo, Paolo Ignazio Marongiu - cofondatore di ToBe, Sonia Peronaci - food blogger, già creatrice di GialloZafferano, Fernanda Roggero - giornalista, responsabile Food24 de Il Sole 24 Ore, Fabio Benati consigliere dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Michael Forni, esperto di digital, Aldo Palaoro, comunicatore.

Tra i concetti messi a fuoco, quello di un'editoria poco al passo con i mutamenti digitali, con l'evoluzione ampia e articolata di Internet che, per definizione non pone regolamentazioni tipiche del giornalismo. L'etica è un concetto non normato nella libera informazione del web, e questo è un problema che crea, come hanno sottolineato sia Fernanda Roggero che Alberto Lupini - direttore di Italia a Tavola: «differenze sbagliate tra testate giornalistiche registrate e blog che sono gli altri strumenti che di fatto oggi possono diffondere informazione. I primi obbligati ad attenersi ai codici deontologici, i secondi liberi di spaziare senza pericolo di essere inchiodati alle proprie responsabilità nei confronti del pubblico. Per non parlare del fatto che i giornali rispondono alla legge sulla stampa e i blog no. Bastrebbe rendere tutti soggetti alle stesse regole senza l'obbligo che alla registrazioen di un sito debba corrispondere la presenza di un giornalista iscritto all'Ordine... In questo modo chiunque scrive qualcosa è responsabile di quello che dice e può essere sanzionato se insulta o scrive falsità».

Informazione versus food blogger Servono regole uguali per tutti

Fatto ancor più grave quando il tema è quello del food, come ha sottolineato Sonia Peronaci: «Dove esistono anche temi come la sicurezza alimentare, la sana nutrizione, dove il passo tra la pubblicità occulta e la disinformazione e nutrizionale è troppo breve». «La scelta della propria presenza sui social deve essere editoriale - ha commentato Paolo Ignazio Marongiu che su Twitter ha oltre 71mila followers - tutti veri conferma e ottenuti per le scelte di ingaggiare tematiche e confronti che scelgo personalmente, se supporto qualcuno lo faccio per scelta, non certo per denaro». «Il problema - aggiunge Palaoro - è che non c'è scritto informazione pubblicitaria quando un influencer posta una foto pubblicitaria. Si dice che Chiara Ferragni venga pagata 45mila euro per postare la foto con un certo capo d'abbigliamento. Qualcuno però sostiene che il giornalismo deve sostenere le aziende, ma noi dovremmo informare non favorire».

Che sulla stamoa o sui blog ci siano interferenze con le aziende che cercano di fare scrivere quello che vogliono è un fatto conosciuto. Ma ora si stanno superando tutti i limiti. «Il fatto grave - aggiunge Lupini - e mi assumo la responsabilità di ciò che dico, è che oggi ci sono aziende e cuochi che cercano di imporre le loro idee e i loro prodotti non già passando attraverso una valutazione dei giornalisti, che può a volte essere anche sbagliata, ma che nella media risponde a un minimo di criterio di equidistanza ed obiettività (ne va nella credibilità della testata), ma "dettando" direttamente a giovani influencer (magari pure impreparati) quello che vogliono sia trasmesso. Un vero e proprio intervento pubblicitario, a pagamento, che però non è indicato come tale e che non prevede mai una sola nota critica... Ma la coerenza di chi vorrebbe fare informazione dove sta?».

Informazione versus food blogger Servono regole uguali per tutti
Daniel Canzian, chef presente al dibattito conferma che le pressioni arrivano «ma nel mio ristorante certe aziende non trovano spazio, la standardizzazione delle materie prime non può essere la regola. Quando vado al mercato a fare la spesa, non vedo altri cuochi tra i banchi». Chi assume una posizione deve mantenerla applicando etica e correttezza siano giornalisti regolati dalle norme o foodblogger. Il discrimine sta nella coscienza professionale. Si sviluppa il confronto.

Michael Forni che lavora a Londra e porta un contributo di esperienza da un Paese digitalmente più evoluto dice: «Un primo obiettivo è equiparare le figure. Non può doversi attenere alla norma solo chi ha seguito un percorso giornalistico e invece chi comunica ad altro titolo è libero di dire ciò che vuole e anche di fare disinformazione o precipitare nelle fakeneews». «Il limite tra advertising e informazione dovrebbe essere regolato come in televisione - aggiunge Francesca Barberini conduttrice da diversi anni - dove il product placement è parte della produzione e coerente con le informazioni agli spettatori. Io non sono sempre d'accordo sulla scelta dei marchi che partecipano, ma la gestione è giustamente separata».

Informazione versus food blogger Servono regole uguali per tutti

Un primo confronto quello di oggi, che ha posto le basi per proseguire l'approfondimento e individuare alcune definizioni comunemente accettate per regolare l'informazione sui social e restituire corretta professionalità a coloro che la meritano. Il prossimo appuntamento di #cibonarratobene vedrà il coinvolgimento delle aziende, sia nel ruolo di clienti che in quello di decisori di strategie di comunicazione insieme alle agenzie di pr. Insomma tema lanciato con ricchezza di contenuti e soddisfazione delle migliaia di utenti collegati in rete, tanto che #cibonarratobene è salito al secondo posto delle tendenze nazionali in una giornata densa di avvenimenti.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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