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Lavoro giovanile, settore in difficoltà I voucher sono un punto di partenza

Con un 36,4% di giovani senza lavoro (ottobre 2016), è tornata al centro di discussioni la delicata questione dei voucher. Aldo Cursano, vicepresidente Fipe, li giudica strumenti fondamentali contro gli imprevisti. Secondo Cisl e associazioni di categoria, essi aiutano e non vanno aboliti, piuttosto regolamentati

di Federico Biffignandi
03 gennaio 2017 | 12:34
Lavoro giovanile, settore in difficoltà 
I voucher sono un punto di partenza
Lavoro giovanile, settore in difficoltà 
I voucher sono un punto di partenza

Lavoro giovanile, settore in difficoltà I voucher sono un punto di partenza

Con un 36,4% di giovani senza lavoro (ottobre 2016), è tornata al centro di discussioni la delicata questione dei voucher. Aldo Cursano, vicepresidente Fipe, li giudica strumenti fondamentali contro gli imprevisti. Secondo Cisl e associazioni di categoria, essi aiutano e non vanno aboliti, piuttosto regolamentati

di Federico Biffignandi
03 gennaio 2017 | 12:34
 

Ci sono voluti due discorsi autorevoli fatti al momento giusto per riaccendere, in modo serio e responsabile, il problema dell’alto tasso di disoccupazione giovanile che troppo spesso viene sottovalutato e messo nel calderone di tante altre questioni annose tutte italiane. Da una parte Papa Francesco nel “Te Deum” di fine anno nel quale ha invitato ad un mea culpa generale: «Abbiamo un debito: una cultura che idolatra la giovinezza, li condanna a mendicare occupazioni che non esistono».

Dall’altra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, anche lui nell’ultimo discorso dell’anno, ha detto rivolgendosi ai giovani: «Avete conoscenze e potenzialità molto alte e deve esservi data la possibilità di essere protagonisti della vita sociale» aggiungendo poi che ha grande rispetto per chi sceglie di lavorare all’estero, a patto che non sia una scelta obbligata perché altrimenti bisognerebbe parlare di una patologia».

Tutti uniti per aiutare lavoro giovane voucher sono punto di partenza
 
Da qui ecco il dibattito su come garantire ai giovani un lavoro all’altezza delle loro necessità economiche, ma anche personali, di autostima e sociali, che parte dal dato preoccupante che parla di un 36,4% di giovani senza lavoro ad ottobre 2016. Voucher e Jobs Act hanno dato una spinta senza dubbio importante ai giovani nel mondo del lavoro almeno stando alle considerazioni dei sindacati e degli imprenditori che auspicano miglioramenti in entrambi i casi, ma che sanno di poter contare su un buon punto di partenza.

In un’intervista che il segretario nazionale Cisl, Annamaria Furlan, ha rilasciato ad Alessia Gozzi su “Il Giorno”, la leader del sindacato spiega in merito alla questione voucher: «Bisogna ricondurli a caratteristiche di eccezionalità e vietarli nell’edilizia e nell’agricoltura dove ci sono stati degli abusi insopportabili. Sono mesi che lo chiediamo al Ministro Poletti: basta una legge di due righe. Se riportati ai confini originari, possono anche essere uno strumento per far emergere il nero di alcuni lavori stagionali o saltuari». No alla soppressione di questo mezzo dunque come potrebbe avvenire nel 2017, mentre sul Jobs Act la stessa Furlan ha auspicato un miglioramento continuo piuttosto che uno smantellamento soprattutto nella parte relativa alle politiche attive.
 
A sostegno dei voucher è intervenuta anche Maria Cristina Pisani, portavoce del forum nazionale giovani che ad Avvenire ha spiegato: «Si sta decidendo il futuro dei voucher ed è bene che si sappia che, anche se è necessario regolamentarli, rappresentano uno strumento necessario per far emergere il lavoro nero». Spunta poi il tema dei tirocini: «L’Italia - ha proseguito - vi ricorre in modo anomalo, ma l’esempio di Germania e Austria dimostra che è possibile spingere sull’apprendistato di primo livello ancora trascurato dalla contrattazione collettiva».

La voce fuori dal coro è quella di Susanna Camusso, segretario nazionale Cgil che a proposito della questione voucher ha commentato senza mezzi termini: «I voucher sono ormai diventati i pizzini che retribuiscono qualsiasi attività. Così facendo si inquina il buon lavoro e si condannano milioni di giovani e lavoratori a un futuro assai povero. Vanno aboliti».

Intanto, stando ad una nota redatta da ministero del Lavoro, Istat e Inail, si apprende che nei primi nove mesi del 2016 i voucher venduti sono stati 109,5 milioni, il 34,6% in più rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente. I voucher riscossi per attività svolte nel 2015 (quasi 88 milioni) corrispondono a circa 47mila lavoratori annui full-time e rappresentano lo 0,23% del totale del costo lavoro in Italia. Sull'argomento abbiamo isentito anche Aldo Cursano, vicepresidente vicario Fipe - Federazione italiana pubblici esercizi, secondo il quale i voucher «Sono uno strumento fondamentale per noi perchè permettono alle attività di ampliare il proprio personale in caso di picchi di lavoro o nel corso delle stagioni favorevoli o, semplicemente, per rispondere all’imprevedibilità che fa parte di settori come quello della ristorazione o del turismo. Chi auspica una soppressione di questo metodo non si rende conto delle necessità e del beneficio che i voucher danno agli imprenditori. I giovani poi rispondono sempre con grande entusiasmo quando vengono chiamati in causa, consapevoli che non gli viene offerto un lavoro stabile, ma che è un metodo legale e che gli permette di iniziare a poter contare su risorse economiche proprie».

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