«Le vostre post-ca…volate non ci fermeranno». Col solito linguaggio colorito il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo interviene sul suo blog nella questione relativa alle post-verità difendendosi dagli attacchi di chi l’ha accusato di essere una miccia efficace per far divampare il fuoco di polemiche costruite, secondo alcuni, su “bufale”.
Beppe Grillo
Lui, da tempo sostenitore dell’informazione libera sul web e nemico dichiarato della carta stampata oltre che del giornalismo “tradizionale”, prende spunto da un’
intervista rilasciata al Financial Times
dal presidente dell’Antitrust Giovanni Petruzzella e attacca: «La post-verità - si legge - è una definizione usata dai rosiconi che non sono entrati nel ventre della balena del web e quindi non riescono a interpretare i tempi. Parliamo di giornalisti le cui testate hanno avallato per anni bugie ed idiozie di ogni tipo. La post-verità semmai è quella costruita dai giornalisti. Chi vi ha aderito poi si è sorpreso per Grillo, per la Brexit, per la vittoria di Trump e per quella del no al referendum in Italia. Ci raccontano un mondo che non esiste più e chiamano post-verità quello reale».
Grillo poi condanna l’idea di Petruzzella di individuare un metodo per filtrare le notizie che compaiono in rete: «Vogliono fare un bel tribunale dell'Inquisizione - scrive - controllato dai partiti di governo, che decida cosa è vero e cosa è falso».
Dopo aver elencato le posizioni del neo premier Paolo Gentiloni, di Matteo Renzi e di Giorgio Napolitano tutti preoccupati per le notizie non controllate che circolano in rete, Grillo chiosa: «Ora che nessuno legge più i giornali e anche chi li legge non crede alle loro balle, i nuovi inquisitori vogliono un tribunale per controllare internet e condannare chi li sputtana. Sono colpevole, venite a prendermi. Questo blog non smetterà mai di scrivere e la rete non si fermerà con un tribunale. Bloccate un social? Ne fioriranno altri dieci che non riuscirete a controllare».