Il raffronto - che diventa ogni anno momento di discussione - è tra Italia e Francia. Parliamo del bilancio conclusivo della vendemmia. Chi avrà prodotto più uva? Italia o Francia? Un anno vinciamo noi, un altro anno vincono i galletti cugini d’Oltralpe.
Ma non è questo il risultato e il raffronto da fare. Quello che ci rende ancora inferiori ai francesi e di cui dobbiamo preoccuparci è il valore del vino prodotto, a quello dobbiamo guardare. Le statistiche dicono che nel 2015 abbiamo venduto all’estero più vino dei francesi, ma abbiamo incassato molto meno. D’accordo - diranno i più ottimisti - ma i francesi sono sulla piazza mondiale da anni e anni, noi ci siamo da poco.
Non voglio però pensare che all’estero vada solo il vino italiano più scarso e meno costoso. La sostanza del problema rimane: il vino italiano, buono come quello francese e anche di più, viene pagato molto meno di quel che vale. Questo è ciò che dispiace, anche perché il prodotto italiano in altri settori (vedi la moda) ha ben altra considerazione...
Inoltre ci sono tutti gli italiani di seconda o terza generazione che sono residenti in ogni angolo del mondo e che guardano sempre con benevola attenzione a quanto proviene dall’Italia. E continuiamo a scrivere che il turista straniero viene in Italia molto spesso perché, oltre all’arte e alla storia, può godere di una cucina ricchissima e di vini altrettanto validi. Quando torna nel suo Paese, quindi, acquisterebbe volentieri (se li trovasse) cibi e vini italiani.
E allora? Qualche errore lo commettono sicuramente anche i nostri produttori e le istituzioni. Riflettiamoci e ripetiamoci ancora una volta che l’unione fa la forza, quindi andiamo all’estero compatti e con le idee più chiare. Non è facile, ma nemmeno impossibile.