Un passo avanti per la valorizzazione delle eccellenze agroalimentari italiane, un altro obiettivo raggiunto per il ministero delle Politiche agricole: oggi è stato approvato in Conferenza Stato Regioni il primo piano olivicolo nazionale. Il Piano, previsto dall’articolo 4 del DL 51/2015, prevede misure operative che puntano all’incremento della produzione nazionale di olive e olio extravergine di oliva, alla promozione e valorizzazione dei prodotti e ad una più forte organizzazione della filiera nazionale.
«Con l’approvazione per la prima volta del piano olivicolo nazionale - afferma il ministro Maurizio Martina (nella prima foto in basso) - iniziamo a definire una strategia produttiva che mancava da troppi anni in Italia. L’obiettivo condiviso con tutta la filiera è migliorare sotto il profilo della qualità e della quantità. Abbiamo deciso di investire 32 milioni di euro per aiutare la riorganizzazione del settore olivicolo e oleario italiano, con un piano che potrà essere ulteriormente supportato con le risorse regionali dello sviluppo rurale. Il nostro lavoro non si ferma qui. Con l’accordo di filiera siglato poche settimane fa ci sono tutte le premesse per dare futuro al comparto, guardando anche alle opportunità e al lavoro da fare a livello internazionale».
Un traguardo che non porta affatto poche soddisfazioni al comparto, anzi, valorizza finalmente un settore dell'agroalimentare italiano che rischiava di essere obliato da una troppo grande uniformazione a livello qualitativo con altri Stati. Ad esprimere consenso nei confronti di questa decisione il Maestro d'olio Fausto Borella (nella foto in basso). «Finalmente un piano nazionale per l'olio - dice Borella - con l'intenzione di valorizzare le varietà autoctone italiane, e che allo stesso tempo possa aiutare il consumatore a capire davvero quale prodotto mette in tavola, da quale zona esso provenga, quale storia, quale cultura e quale realtà ha alle sue spalle.
Fausto Borella intravede nel piano del Ministero la tanto auspicata volontà di promuovere i nostri oli in quanto prodotti di qualità, e del nostro territorio. «Questo - continua Borella - dev'essere un primo passo verso la strada della qualità e della trasparenza per i nostri oli! Quando compro, ad esempio, un olio dei trulli, devo essere sicuro che la provenienza indicata si riferisca alla vera e propria produzione, non solo ad un'eventuale fase di imbottigliamento, senza specifica alcuna intorno al luogo dal quale quell'olio provenga, che sia un Paese comunitario, o addirittura extra-Ue».
E questo piano pare davvero intraprendere questa direzione, non soltanto valorizzando il Made in Italy, ma anche promuovendo la ricerca e l'aggregazione organizzativa ed economica della filiera, al fine di creare un comparto che, come auspica lo stesso Borella, possa essere alla pari di quello del vino per organizzazione, valore e visibilità - sia nazionale che internazionale. Di seguito i punti del piano:
- Incremento della produzione nazionale di olive e di olio extravergine di oliva, senza accrescere la pressione sulle risorse naturali, in modo particolare sulla risorsa idrica, attraverso la razionalizzazione della coltivazione degli oliveti tradizionali, il rinnovamento degli impianti e l'introduzione di nuovi sistemi colturali in grado di conciliare la sostenibilità ambientale con quella economica;
- Promozione dell’attività di ricerca per accrescere e migliorare l'efficienza dell'olivicoltura italiana;
- Iniziative di valorizzazione del Made in Italy e delle classi merceologiche di qualità superiore certificate dell'olio extravergine di oliva italiano, anche attraverso l'attivazione di interventi per la promozione del prodotto sul mercato interno e su quelli internazionali;
- Recupero varietale delle cultivar nazionali di olive da mensa in nuovi impianti olivicoli integralmente meccanizzabili;
- incentivare e sostenere l'aggregazione e l'organizzazione economica degli operatori della filiera olivicola, in conformità alla disciplina delle trattative contrattuali nel settore dell'olio di oliva prevista dal regolamento (UE) n. 1308 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013.
La strada per la celebrazione dell'olio nazionale è finalmente stata presa, perché, come ricorda il Maestro d'olio, «non si tratta di un traguardo - ricorda Fausto Borella - ma di un punto di partenza. I 32 milioni investiti possono diventare 64, poi 128, così da valorizzare quei produttori che nella produzione olivicola impiegano tutta la loro passione, così da informare il consumatore che l'olio può essere industriale, e costare 4 euro, o di un produttore con una propria tradizione, e quindi costare 10 euro o più».
«Il ministro Martina ha fatto un ottimo lavoro - conclude il Maestro d'olio - ora non resta che proseguire per questa strada, investire in questo prodotto made in Italy, perché, ne sono convinto, l'olio, come il vino, può diventare una colonna portante delle nostre eccellenze agroalimentari, primo motivo capace di attirare e aumentare il turismo nel nostro Belpaese. Trasformare l'olio in un prodotto di punta del nostro patrimonio enogastronomico, valorizzare i musei, aumentare le strade dell'olio: questo è il modo giusto per far sì l'Italia faccia un ulteriore salto di qualità e rimanga unico nel panorama internazionale».
I numeri dell'olio italianoQuantità di olio prodotto in Italia da olive italiane:
- 2014/2015: 302.000 tonnellate
- 2013/2014: 477.106 tonnellate
- 2012/2013: 505.915 tonnellate
- 2011/2012: 541.760 tonnellate
- 2010/2011: 550.000 tonnellate
- Media: circa 475.000 tonnellate
Aziende olivicole italiane: circa 900mila.
Volume di affari: 3 miliardi di euro, pari al 3% del fatturato totale dell'industria agroalimentare.
Denominazioni: in Italia si contano 42 Dop e 1 Igp.