Racchiude la massima espressione del terroir filtrata attraverso l’istinto dell’enologo Hans Terzer. È l’Appius, il superbianco della San Michele Appiano, vino unico e ogni anno diverso. Un vero e proprio “vino da sogno” non solo per la tiratura limitata di 5mila bottiglie, ma per la qualità che esprime nel bicchiere. Per la seconda edizione dell’Appius, millesimo 2011, Hans Terzer ha scelto la prevalenza di Sauvignon blanc accompagnato da Chardonnay e Pinot grigio, mentre nel 2010 era lo Chardonnay il vitigno dominante nella cuvée (70%) completato da Pinot bianco e Pinot grigio.
«L’Appius nasce nel vigneto - ha spiegato Terzer presentando la sua creatura in occasione del Merano Wine Festival 2015 - anzi da piccole aree dei vigneti da cui provengono le uve della linea Sanct Valentin (ndr: la più alta e quella a cui si deve la fama dei vini della cooperativa). Le esigue partite di uva vengono lavorate separatamente e separamente vinificate ed elevate in legno per poi essere assemblate nella cuvée. Non cerco il vino più potente, il vino che stupisca a tutti costi, ma quello capace di rappresentare fedelmente il millesimo secondo la mia sensibilità».
Si tratta di vini bianchi che hanno molta vita davanti. Di grande complessità, morbidi ma allo stesso tempo freschi. Una longevità che trova le sue ragioni nelle basse rese, nella maturità delle uve provenienti da vigneti di 25-30 anni, nel lavoro meticoloso in vigna e in cantina, guardano ai grandi bianchi di Borgogna. «L’Appius non ha regole è una mia libera interpretazione - sottolinea Terzer, che, secondo chi lo conosce, è uno spirito libero. Cerco di ottenere il massimo dal meglio delle nostre uve, delle nostre viti e dei nostri terroir. Purtroppo però in Italia se la propensione alla spesa per i vini rossi di lunga elevazione esiste, c’è ancora molto da fare per convincere il consumatore a spendere di più per i bianchi!».
A esaltare la diversità dell’Appius in ogni annata è l’etichetta - realizzata dall’agenzia di comunicazione LifeCircus - che cambia con il millesimo. In realtà parlare di etichetta è impreciso perché si tratta di un disegno applicato sul vetro con una tecnologia particolare che crea un effetto di grande eleganza. Nel 2010 la bottiglia era caratterizzata da una vite stilizzata dai tralci avvitati ad elica che suggeriva la struttura del DNA a significare un’impronta genetica forte. Sulla bottiglia dell’Appius 2011 è rappresento un frattale, un disegno che si ripete allo stesso modo su scale diverse, presente in molte forme naturali, a ricordare la «perfezione della natura» di cui questo vino è espressione.
L’Appius 2011 è figlio di un’annata che in Alto Adige ha presentato una primavera calda con un germogliamento precoce; l’estate ventilata si è presentata all’inizio fresca e piovosa, ma è finita con un settembre soleggiato e caldo che ha portato a maturazioni quasi perfette. Le uve di Sauvignon hanno subìto una macerazione sulle bucce di due giorni e i vini delle tre varietà hanno sostato in barrique per un anno.
A quattro anni dalla vendemmia presenta un naso ampio e intenso; la pera e la pesca, ma anche frutti bianchi maturi e tropicali, che rimandano al Pinot Grigio e allo Chardonnay si accompagnano agli aromi vegetali apportati dal Sauvignon: erbe mediterranee, come il rosmarino e la salvia, frutti verdi e aromatici quali l'uva spina, le bacche del sambuco e del ribes. Al palato Appius 2011 è morbido e al tempo stesso presenta una grande freschezza, che preannuncia una grande longevità.
San Michele Appiano
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