Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina (nella foto, secondo da sinistra) ha firmato il decreto attuativo del “Fondo latte”. «Il Fondo latte - ha dichiarato Martina - sarà uno strumento utile per sostenere la liquidità, la ristrutturazione dei debiti e gli investimenti degli allevatori italiani. Si tratta di un intervento da 55 milioni di euro che rientra nel nostro Piano straordinario per il settore lattiero e si aggiunge alla cancellazione dell’Imu sui terreni e dell’Irap, e all’aumento della compensazione Iva al 10% approvati con la legge di Stabilità. Siamo in campo con tutti gli strumenti a disposizione per sostenere il reddito degli allevatori che affrontano in questo momento una situazione di mercato preoccupante».
da sinistra: Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti; Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole; Ettore Prandini, presidente Coldiretti Lombardia
Il Fondo latte, in particolare, prevede interventi per la ristrutturazione del debito, come l’abbattimento dei costi di garanzia e interessi nel limite del “de minimis”, e per favorire gli investimenti attraverso la possibilità di accedere al Fondo credito Ismea.
Allevatori, trattori e mucche: la protesta contro Lactalis
Nel frattempo prosegue l’assedio - iniziato sabato scorso, 7 novembre - al centro di distribuzione dei prodotti della multinazionale francese Lactalis a Ospedaletto Lodigiano (Lo) da parte allevatori della Coldiretti provenienti dalle diverse regioni, con trattori e mucche al seguito. Nella giornata di sabato ha partecipato al corteo anche il ministro Martina.
«Gli industriali che sottopagano il latte italiano al di sotto dei costi di produzione - denunciano gli allevatori - sono gli stessi che hanno tentato il colpo di mano per chiedere il via libera all’uso della polvere di latte nei formaggi e yogurt made in Italy». Con l’acquisto dei grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli, Lactalis è diventata il primo gruppo del settore.
«Siamo di fronte ad un vero ricatto straniero - afferma Coldiretti in una nota - per la decisione del Governo italiano di confermare il no alla produzione di formaggi senza latte fresco alla scadenza dell’ultimatum da parte della Commissione Europea, fissato il 29 settembre scorso, con l’impegno diretto del presidente del Consiglio Matteo Renzi davanti ai 30mila agricoltori della Coldiretti riuniti all’Expo. Una decisione supportata anche dalla petizione popolare Coldiretti alla quale hanno aderito decine di migliaia di italiani dopo la mobilitazione degli agricoltori dal Brennero a Bruxelles fino all’Expo».
Fallito il tentativo di far saltare la legge n.138 dell’ 11 aprile del 1974 che ha garantito da oltre 40 anni il primato della produzione lattiero casearia italiana, il latte viene sottopagato a 34 centesimi al litro nonostante i costi di produzione siano in media compresi tra i 38 e i 41 centesimi al litro in Lombardia secondo lo studio ufficiale realizzato in riferimento alla legge 91 del luglio che impone che il prezzo del latte alla stalla debba commisurarsi ai costi medi di produzione.
Si voleva imporre all’Italia di produrre “formaggi senza latte” ottenuti con la polvere, con il rischio di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni. Ed oggi, con la chiusura di mille stalle in un solo anno, si rischia di arrivare allo stesso drammatico risultato. Con un chilo di polvere di latte, che costa sul mercato internazionale 2 euro è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore perché viene a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori.
La “guerra del latte” continua...
«La guerra del latte - ha annunciato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo (nella foto, primo a sinistra) - si estende dalle industrie ai supermercati in tutte le regioni per fare conoscere ai cittadini i motivi della mobilitazione che sta impegnando decine di migliaia di allevatori per impedire la chiusura delle stalle e gli effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti».
Domani, martedì 10 novembre, dalle 9.30 gli allevatori italiani in tutta Italia porteranno le proprie mucche a rischio di estinzione davanti ai supermercati e ai centri commerciali per far conoscere, anche ai più piccoli, da dove viene il latte e come si ottengono i formaggi senza polveri o semilavorati industriali. L’ incontro con i consumatori al momento di fare la spesa ha anche l’obiettivo di dare consigli sull’acquisto di prodotti lattiero-caseari per non cadere nell’inganno del falso made in Italy. Sotto accusa il latte, lo yogurt e i formaggi spacciati come italiani per la mancanza di una normativa chiara in etichetta, ma anche per l’utilizzo di sottoprodotti, dalle cagliate alle caseine, che mettono a rischio la qualità.