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Leader, rigoroso, esplosivo Felice Lo Basso si racconta

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Felice Lo Basso del ristorante Unico Milano, che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigorifero

di Clara Mennella
 
08 marzo 2015 | 11:48

Leader, rigoroso, esplosivo Felice Lo Basso si racconta

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Felice Lo Basso del ristorante Unico Milano, che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigorifero

di Clara Mennella
08 marzo 2015 | 11:48
 

Difficile rendere a parole l’energia che sprigiona Felice Lo Basso (nella foto), "Felix", mentre è in piena fase lavorativa-creativa. Saldamente al comando della brigata, la dirige con fermezza e precisione ma senza supponenza né arroganza, impartisce le mansioni con voce sicura ma con rispetto e, a giudicare da come marcia il lavoro, in maniera efficace. La cucina è quella di Unico Milano, il ristorante al ventesimo piano della Wjc Tower e stella Michelin più alta in Europa, dove Felix è approdato lo scorso anno “piazzandosi” in posizione privilegiata su Expo 2015 ma con la ferma intenzione di non essere solo uno spettatore, bensì uno dei riferimenti della ristorazione milanese dei prossimi anni.

Lo Basso, pugliese di Molfetta (Ba), è poco più che quarantenne ma padroneggia alla perfezione le tecniche, le materie prime e il capitale umano grazie ad una vita dedicata alla professione, spesa un po’ in giro per la penisola ma in particolare in tutti i locali che contano dell’Emilia Romagna e con una lunga permanenza all’Alpenroyale a Selva di Val Gardena dove nel 2011 ha acceso una luminosissima Stella Michelin. Nella sua cucina pochi fantasmi, arie, fumi ma molta concretezza. Le nuove strumentazioni e tecnologie sono il mezzo e non il “fine” delle sue creazioni che sono pregne di sapori veri e, anche quando sperimentano un abbinamento audace, non perdono mai il filo della riconoscibilità e dell’equilibrio.

Felice Lo Basso

Da bambino cosa sognavi di diventare?
Devo dire che avevo già 6 anni quando dicevo a miei che volevo fare il cuoco… ma sicuramente il mio sogno era di svolgere un lavoro creativo.

Il primo sapore che ti ricordi.
Quello dei frutti di mare che la domenica sulla tavola della mia famiglia non mancava mai.

Qual è il senso più importante?
L'ambizione e la cura del dettaglio.

Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato.
Un piatto con i gamberi di fiume che trovo anche gustosi ma che non mi piace pulire.

Come hai speso il primo stipendio?
Sono andato a cenare nel ristorante più esclusivo in quel momento per vedere cosa voleva dire far parte di quel mondo ancora lontano da me.

Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
I ricci di mare, il foie gras e il pane di Altamura.

Cosa non manca mai nel frigo di casa tua?
Il latte perché mia figlia ne beve a volontà.

Qual è il tuo cibo consolatorio?
La Nutella.

Che rapporto hai con le tecnologie?
Le uso ma non in maniera eccessiva, anche se a volte ci aiutano tanto.

All’Inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale?
Bè se davvero andassi all'inferno allora posso dirlo… i datteri di mare anche se vietati!

Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
Samuele e Melissa che sono i miei figli.

Quale quadro o opera d’arte rappresenta meglio la tua cucina?
La primavera di Botticelli.

Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe?
Felicità.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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