Per tutelare gli oltre 8 milioni di italiani che soffrono di allergie e i 12 milioni con intolleranze alimentari, dal 13 dicembre prossimo anche in Italia i ristoranti dovranno informare la clientela sugli allergeni alimentari che possono essere stati utilizzati nella preparazione dei piatti serviti. Lo impone il regolamento Cee 1169/2011. I dubbi e le lamentele dei ristoratori e degli operatori del settore non tardano ad arrivare; i costi e le tempistiche imposte dal nuovo regolamento non sono indifferenti, ma soprattutto verrebbe meno la freschezza e la genuinità degli alimenti, che saranno sostituiti da prodotti preconfezionati e standardizzati.
«Era il novembre del 2011 - fa rilevare l'assessore regionale al commercio e all'economia Isi Coppola - quando veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il regolamento Ue 1169/2011 che dispone di etichettare i prodotti alimentari preconfezionati o meno esplicitando il contenuti di allergeni e rendendolo obbligatorio per chiunque, oltre che a produrli, si occupi anche di somministrazione diretta al pubblico: ristoranti, trattorie, bar, pasticcerie, ma anche mense, ospedali, catering, navi, aerei, treni».
«Nulla da obiettare - continua Coppola - sulla meritoria iniziativa a tutela della salute pubblica, ma pensate un po' a cosa dovrebbe prevedere il menu della vostra pizzeria, birreria, ristorante, caffetteria preferita: un corposo allegato scritto, più simile ad un tomo di chimica, piuttosto che al bugiardino di un farmaco, che sconsiglia l'impiego di ingredienti freschi e azzera la varietà dei menu legati all'impiego di prodotti stagionali, con tanti saluti alla genuinità dei prodotti (pur sicurissimi) locali».
«Il risultato - aggiunge Isi Coppola - sarebbe quello di svilire, massificare, preconfezionare, surgelare uno dei pochi settori ancora dinamici del nostro Paese e che resta ambasciatore indiscusso del made in Italy: quello legato al mondo del cibo, delle peculiarità delle nostre produzioni di qualità, della promozione del nostro territorio per mezzo dell'enogastronomia».
«C’è una soluzione per ovviare a tutto questo - sottolinea l'assessore veneto - senza sottoporre gli operatori a industriose e costose scritture da aggiornare ad ogni nuova ricetta e tutelando al massimo la salute degli avventori dei locali dove avviene somministrazione di alimenti. Ed prevista dallo stesso regolamento Ue che stabilisce la possibilità di sostituire l'obbligo scritto con quello della comunicazione orale da rendersi obbligatoriamente a richiesta: meno burocrazia, analoga informazione».
«Una follia da burosauri - dichiara il governatore del veneto Luca Zaia - che coinvolgerà tutta la filiera di produzione, imballo, cucina e somministrazione di alimenti e bevande, con costi per gli esercenti non inferiori ai 50 milioni di euro».
Dalla parte della trasparenza e a difesa della salute, Giselda Colombo, allergologa del San Raffaele di Milano, che applaude al regolamento Ue: «Finalmente - dichiara Giselda Colombo al Corriere della Sera - la trasparenza a tutela della salute. Ieri, un bambino allergico all’uovo ha avuto uno choc anafilattico con ricovero d’urgenza dopo aver mangiato un hamburger preparato dalla nonna. Perché? Il macellaio aveva usato l’albume d’uovo per amalgamare la carne. Anche una frittura di pesce con olio di arachidi potrebbe causare uno choc. Non deve accadere».
Tra gli alimenti segnalati nei menu si troveranno i cereali contenenti glutine, i crostacei, le uova, il pesce, le arachidi, la soia, il latte e il lattosio, la frutta a guscio, il sedano, la senape, i semi di sesamo, l’anidride solforosa e i solfiti se superiori a determinate concentrazioni, i lupini e i molluschi.