Con il riconoscimento della Indicazione geografica protetta alla Piadina romagnola e alla Salama da sugo l’Italia consolida la sua leadership europea nel campo delle produzioni agroalimentari tutelate dall’Unione europea, salendo a quota 268 e distaccando la Francia e la Spagna, che ne hanno 217 e 179. È quanto afferma la Coldiretti in occasione del riconoscimento dell’Igp per i due prodotti emiliano romagnoli, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Ue. Una leadership ulteriormente confermata dal fatto che il fatturato al consumo realizzato in Italia e all’estero dai prodotti italiani di qualità protetti dal riconoscimento comunitario (Dop/Igp) ha superato quota 13 miliardi di euro.
La Piadina Romagnola Igp è uno dei simboli della Romagna, tanto che fu il poeta Giovanni Pascoli a ufficializzare il termine "piada", definendola alimento antico "quasi quanto l'uomo" e " pane nazionale dei Romagnoli". Il disciplinare di produzione differenzia le diverse tipologie di piadina romagnola, disponendo un'etichettatura specifica per quella alla riminese, più sottile e larga, e concedendo un'ulteriore riconoscibilità alla piadina romagnola ottenuta con processi per la maggior parte manuali, tipica dei chioschi. Gli ingredienti per tutte le tipologie sono comunque gli stessi: farina, acqua, sale, grassi, lievito.
Non è consentito l'uso di conservanti, aromi e altri additivi. Identica anche l'area di produzione che corrisponde al territorio delle province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e, in parte, di Bologna. La Salama da sugo è invece un salume, tipicamente Ferrarese, la cui caratteristica forma "a melone" con divisione in 6/8 spicchi e strozzatura mediana, risale al periodo Estense. Composto da una miscela di carni suine aromatizzate e insaccate nella vescica naturale del suino, previo asciugamento e stagionatura, è venduto come prodotto crudo o come prodotto cotto pronto per il consumo.
L'odore e il gusto, caratterizzati da una vasta gamma di composti aromatici, derivano dall'utilizzo originale di vino e spezie, nonché da una stagionatura condotta in specifiche condizioni ambientali. Il sugo che trasuda dalla vescica durante la cottura è il risultato di una percentuale di vino o liquori non evaporati, aromatizzati dalla presenza delle spezie. La zona di lavorazione, condizionamento e confezionamento coincide con quasi tutta la provincia di Ferrara.
Con i due riconoscimenti i prodotti a indicazione d’origine protetta (Igp) diventano 105, cui vanno aggiunti i 161 prodotti a denominazione di origine protetta (Dop) e le due specialità tradizionali garantite (Stg). Sono gli ortofrutticoli la categoria più numerosa, con 103 Dop/Igp, seguita dai formaggi con 49, gli oli d’oliva con 43 e i prodotti a base di carne con 38. Sono tutelati dall’elenco, inoltre, 9 prodotti della panetteria e della pasticceria, 5 spezie o essenze, 5 pesci, molluschi, crostacei e prodotti derivati, 4 carni e frattaglie fresche, 3 aceti, 3 mieli e 2 paste alimentari.
La metà del fatturato complessivo viene in realtà realizzata da tre prodotti: il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano e il prosciutto di Parma. Ma a frenare lo slancio offerto da questi “gioielli” del Made in Italy è certamente l’italian sounding che nell’alimentare fattura oltre 60 miliardi di euro, quasi il doppio del valore delle nostre esportazioni agroalimentari e che colpisce pesantemente i formaggi e i prosciutti ingannando i consumatori con nomi, immagini, colori che richiamano all’italianità senza avere nessun legame con la realtà produttiva nazionale.