Bevande vegetali con confezioni ed etichette che richiamano quelle del latte. Vasetti che si “travestono” da yogurt. Miscugli di legumi pressati presentati come fossero formaggi. Condimenti che cercano di imitare “l’effetto panna”. Sugli scaffali dei supermercati e sui volantini promozionali della Gdo c’è davvero di tutto e spesso ci imbattiamo in prodotti che non sono realizzati a partire dal latte ma che vengono presentati con un vestito simile, per sfruttarne la fama e le ben note caratteristiche nutrizionali.
Ma l’abito non fa il monaco. Questi alimenti, infatti, hanno ingredienti e caratteristiche nutritive ed organolettiche estremamente diverse da quelle del latte, dello yogurt e dei formaggi, anche se cercano di somigliare loro con additivi e con aggiunta di sostanze che sono naturalmente presenti nei prodotti lattiero-caseari, come calcio e vitamine (in particolare la vitamina B2 e la vitamina B12). Possono forse imitarne l’apparenza, ma non il nome.
La legge infatti è molto chiara: latte, burro, panna, yogurt e formaggio sono nomi che possono essere usati solo per i prodotti che hanno come protagonista il latte. E, nell’interesse dei consumatori, la normativa garantisce che nei prodotti lattiero-caseari non vengano aggiunti grassi diversi da quelli naturalmente presenti nel latte (quindi no a qualunque grasso vegetale) e che nessuno usi denominazioni ingannevoli, come “formaggio di imitazione”, “analogo allo yogurt”, “sostitutivo del burro” o “bevanda succedanea del latte”.
Il consiglio di Assolatte: «Leggete con attenzione le etichette dei prodotti prima di comprarli. In particolare, dedicate la giusta attenzione all’elenco degli ingredienti (nei prodotti lattiero-caseari è molto breve), alla tabella nutrizionale (i prodotti lattiero-caseari hanno un elevato valore nutrizionale) e al prezzo al kg (latte, yogurt e formaggi costano molto meno dei prodotti di imitazione)».