
Insieme all’Imu (Imposta municipale unica) sulla prima casa, il Consiglio dei Ministri ha deciso di abolire anche la seconda rata dell’Imu agricola: per i fabbricati rurali e per gli imprenditori agricoli professionali, relativamente ai terreni, è prevista l’esenzione totale.
«Lo avevamo promesso - ha subito commentato il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo (nella foto) - e abbiamo mantenuto la parola data: la seconda rata Imu non verrà pagata per i fabbricati rurali e per i terreni agricoli degli imprenditori agricoli professionali. Allo stesso tempo abbiamo dimezzato l’onere dell’Imu per i terreni agricoli posseduti da “non agricoltori”. Lo dovevamo a tutti gli agricoltori italiani, che lo scorso anno avevano subito questa tassa, ingiusta due volte, perché colpisce un bene produttivo come la terra. Le aziende agricole che hanno pagato nel 2012 possono stare così tranquille e utilizzare per gli investimenti i 537 milioni di euro di risparmio fiscale che siamo riusciti ad ottenere per il settore con i provvedimenti di eliminazione dell’Imu».
«Ho chiesto poi - ha proseguito il Ministro - di prevedere una riforma strutturale sulla tassazione per gli immobili agricoli che verrà trattata in sede di conversione della legge di stabilità alla Camera. Abbiamo previsto anche di ripristinare, per le società agricole, il diritto di optare per la tassazione in base al reddito catastale dei terreni, perché l’abrogazione di questa misura da parte del Governo Monti è illogica e contraddice l’ordinamento comunitario. Su queste misure il mio Ministero ha già reperito, attraverso tagli e risparmi, 108 milioni di euro, che sono certa potranno essere incrementati attraverso la collaborazione di tutte le forze politiche che hanno a cuore il destino di questo comparto, nel lavoro alla Camera».
«Ho lottato - ha concluso De Girolamo - perché fosse riconosciuta la necessità di tutela ad un comparto fondamentale della nostra economia, che rappresenta il motore del Made in Italy agroalimentare che vale in tutto il suo complesso il 17% del Pil. Mi scuso con il Presidente Letta ed il Ministro Saccomanni se ho usato a volte toni in po’ duri, ma l’ho fatto perché credevo in questa battaglia e perché il settore lo merita. Abbiamo dato un segnale importante all’agroalimentare. Ha vinto l’agricoltura italiana».
«L’esenzione per quest’anno anche della seconda rata dell’Imu per i fabbricati rurali e per i terreni agricoli degli imprenditori agricoli professionali è una scelta strategica per il Paese che è ora necessario stabilizzare per il prossimo anno», ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo (nella foto), esprimerendo apprezzamento per il provvedimento approvato nel consiglio dei Ministri «sotto la spinta decisiva del ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, che si è dimostrata coerente con gli impegni assunti nel patto per l’agricoltura sottoscritto davanti ai 15mila agricoltori presenti all’Assemblea della Coldiretti lo scorso luglio».
«È stato riconosciuto - ha poi sottolineato Moncalvo - il ruolo dell’agricoltura italiana ma soprattutto quello dei coltivatori diretti E Imprenditori agricoli professionali che vivono e lavorano nei campi e contribuiscono in misura determinate alla salvaguardia e gestione del territorio a beneficio dell’intera collettività. Ci auguriamo che questo principio venga rafforzato ed esteso a tutti gli interventi di politica agricola nazionale e a quelli applicativi della riforma comunitaria».
«Abbiamo recepito dai ministri dell’Economia Saccomanni e dell’Agricoltura De Girolamo indicazioni relative ad una abolizione della seconda rata Imu per i fabbricati rurali e solo per alcune categorie di terreni. Salvo vedere i particolari è comunque una indicazione positiva perché sarebbe stata incomprensibile una scelta diversa», ha dichiarato Agrinsieme, il coordinamento di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative, in relazione al decreto sulla seconda rata dell’Imu. Ad avviso di Agrinsieme appare importante l’indicazione dell’inserimento nella Legge di stabilità, che è ora passata all’esame della Camera dei Deputati, di una revisione della fiscalità agricola. «Non ne conosciamo ancora i dettagli ma vogliamo pensare - commenta Agrinsieme - che sia orientata a rendere più coerente la pressione fiscale sulle imprese agricole con la loro capacita di produzione di valore, abbandonando progressivamente una tassazione patrimoniale che crea distorsioni e confonde patrimonio e beni strumentali necessari all’attività di impresa. La fiscalità non può colpire beni strumentali indispensabili all’attività d’impresa».
«Con la comunicazione ufficiale di Palazzo Chigi - ha evidenziato il presidente della Copagri, Franco Verrascina (nella foto) - possiamo confermare il nostro giudizio positivo sulle decisioni assunte dal Consiglio dei Ministri di ieri. L’esenzione dal pagamento della seconda rata dell’Imu per i fabbricati rurali strumentali e per i terreni sui quali esercitano la propria attività gli imprenditori agricoli professionali è un fatto. Si rende così giustizia rispetto ad un’imposta che in quasi due anni ha causato danni ingenti alla produttività in agricoltura. Molti gli agricoltori che, in gravissime difficoltà, si sono visti costretti ad abbattere fabbricati strumentali. L’agricoltura ha vissuto in un limbo in cui programmazione e investimenti si sono arrestati. La decisione riguardante i terreni, peraltro, è un segnale importante contro chi detiene superfici coltivabili ma inutilizzate o, peggio, in attesa di una loro variazione di destinazione d’uso. Determinazione che si integra bene con un progetto di legge di tutela del suolo agricolo. Mai più mischiare a livello fiscale immobili e strutture produttive, in gioco ci sono le sorti dell’economia dell’intero Paese».
«Dobbiamo dire che - ha concluso Verrascina - tra non poche difficoltà, il ministro De Girolamo ha mostrato coerenza rispetto agli impegni presi con gli agricoltori. Ora ci aspettiamo che l’esenzione dall’Imu agricola divenga misura strutturale e che nell’ottica di provvedimenti che gli italiani invocano da troppo tempo si metta subito mano alla spesa pubblica improduttiva per trovare le coperture finanziarie necessarie a sostenere la crescita. Non è infatti questione di sola Imu, occorre ridurre sostanzialmente la pressione fiscale per imprese e lavoratori, ridare respiro al potere d’acquisto delle famiglie, rilanciare i consumi e dare nuova linfa alla produzione ed all’economia».