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Il decreto Istruzione convertito da pochi giorni in legge, che sarà pubblicato oggi, 12 novembre, sulla Gazzetta ufficiale, ha eliminato il divieto di fumare le sigarette elettroniche nei luoghi pubblici (ristoranti, bar, cinema, uffici, mezzi pubblici...). Risale allo scorso giugno il parere del Consiglio superiore della sanità (Css) a favore del divieto di utilizzo di sigarette elettroniche nei luoghi pubblici, confermato ufficialmente poco dopo dal decreto Iva-Lavoro, che recepiva la legge Sirchia del 2003.
Per quanto ci riguarda, è una vergogna! È una vergogna che nel nostro Paese non ci si metta mai d'accordo una volta per tutte sulle norme: prima si vietano le sigarette nei luoghi pubblici, poi si diffondono le sigarette elettroniche, allora si introduce il divieto per queste ultime perché si temono danni alla salute, mentro ora lo stesso divieto viene tolto... Ed è una vergogna - e questo è l'aspetto che ci piace di meno (per non dire che ci fa proprio schifo...) - il fatto che ritroveremo sigarette (seppur elettroniche) in luoghi come i ristoranti, che con tutti quei vapori finiranno per sembrare delle oppierie o degli hammam.
Ora, rispetto a giugno, la situazione si è appunto capovolta, e in virtù dell'emendamento "4.25" presentato dal presidente della commissione Cultura della Camera, Giancarlo Galan (Pdl), approvato dai deputati il 23 ottobre scorso, è stata stralciata l'ultima parte del comma 10-bis dell'articolo 51 della legge Sirchia, con la quale erano state applicate alle sigarette elettroniche le norme in materia di "tutela della salute dei non fumatori previste per i tabacchi”. Cancellando proprio questa frase nel comma 10-bis, di fatto viene reso possibile consumare la “bionda elettronica” presso uffici, ristoranti, cinema, mezzi pubblici e bar, ovvero i luoghi in cui permane il divieto per le sigarette tradizionali. L'e-cig rimane invece vietata nelle scuole, in virtù della norma introdotta dallo stesso decreto Istruzione.
«Il Parlamento è sovrano, in ogni caso noi come ministero della Salute i paletti li avevamo messi, e non sono stati inficiati quelli che erano gli aspetti legati alla salute pubblica che noi avevano posto». Così il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, a margine della cerimonia al Quirinale per la Giornata della ricerca sul cancro, in merito alla cancellazione del divieto di uso di sigarette elettroniche in luoghi pubblici introdotto dall'emendamento Galan. «Ora comunque - ha aggiunto il Ministro - bisognerà anche vedere cosa succederà in Europa, ma noi abbiamo fatto una grande battaglia per evitare che le sigarette elettroniche venissero equiparate ai farmaci. Questa battaglia adesso è al Parlamento europeo».
Molto critico il Codacons: «Siamo contrari all’assenza di qualsiasi divieto per le e-cig - afferma il presidente Carlo Rienzi - nei luoghi pubblici come bar, autobus e uffici. E questo perché mancano al momento certezze scientifiche sugli effetti delle e-cig per la salute dei fumatori e per chi respira le svapate altrui».
Giancarlo Galan ha affermato di non capire questo stupore: «L'esame dell'emendamento risale a più di tre settimane fa, il testo del decreto è stato votato in aula alla camera dei Deputati il 31 ottobre, la nuova riformulazione dell'emendamento era stata suggerita e concordata con il Governo in sede di esame in Commissione cultura. La prima stesura dell'emendamento che avevo proposto al dl istruzione era più restrittiva rispetto alla riformulazione che mi ha proposto il Governo, con la quale, stralciando del tutto una parte del decreto di luglio, di fatto si permette di fumare la e-sig in tutti i luoghi pubblici, ad eccezione delle scuole».
«Ho recepito - ha spiegato Galan - l'appello proveniente da una nuova filiera produttiva, per altro in forte espansione, massacrata da tassazione e da pesanti divieti di utilizzo e pubblicità a causa di un intervento normativo improvviso e forse poco approfondito. Non mi permetto di dare alcun giudizio medico scientifico su questo prodotto, sono un ex-fumatore da tempo, anche se gli ultimi studi sembrerebbero confortanti, come testimoniato da Veronesi. Da convinto liberale quale sono - ha aggiunto Galan - ho solo ritenuto opportuno non affossare un nuovo modo di fare impresa con una regolamentazione ostruzionistica».
Contrario al fumo elettronico nei locali pubblici è il sindaco di Roma, Ignazio Marino. «Personalmente non sono favorevole all'utilizzo della sigaretta elettronica nei locali pubblici, ma quello non è fumare, è vaporizzare, è come usare un aerosol all'interno del cinema e quindi non ci sono i danni da fumo passivo». Marino ha poi spiegato che «nella sigaretta elettronica c'è un vaporizzatore di nicotina e non c'è combustione, mentre il cancro è legato esclusivamente alla combustione: c'è dunque una riduzione del rischio, anche se permane quello di malattie cardiovascolari».
Giacomo Mangiaracina, direttore dell’unità di Tabaccologia dell’Università La Sapienza e presidente dell’Agenzia nazionale per la prevenzione, annuncia una mobilitazione: «È stata abolita una norma di civiltà. La ratio dei divieti della legge Sirchia (che nel 2003 ha abolito il fumo da tutti i locali frequentati dal pubblico) non deve essere abbattuta». «La sigaretta elettronica - aggiunge Mangiaracina - non è esente da contaminazione ambientale. Una nostra ricerca del 2010 ha dimostrato la riduzione del danno e dell’impatto ambientale della e-cig rispetto alla sigaretta tradizionale, ma ciò non vuol dire danno zero. Anche le e-cig contaminano l’ambiente con micropolveri e soprattutto con nicotina. Perché fare inalare nicotina a chi ti sta accanto?». E nel frattempo la Consulta suggerisce ai cittadini di vigilare che i gestori di locali pubblici garantiscano la salubrità dell’aria che si respira. «In caso contrario i clienti sappiano - dice la nota dell’Anp - che se un ristoratore non la dovesse garantire nel proprio locale, al pari degli alimenti, potranno rifiutarsi di pagare il conto».
Girolamo Sirchia, ex ministro della Sanità e attuale presidente della Consulta nazionale sul Tabagismo nonché autore della legge del 2003 con la quale è stato introdotto in Italia il divieto di fumo nei luoghi pubblici, si è detto dal canto suo «molto sorpreso»: «È un cattivo provvedimento, non certo mirato alla salute pubblica, anche nella parte che riguarda la liberalizzazione della pubblicità. Non è certo una immagine edificante quella di una persona che fuma, anche se si tratta di una sigaretta finta». Favorevole alla sigaretta elettronica, l’ex ministro della Sanità la ritiene «meno dannosa della nicotina combusta della sigaretta tradizionale. Però non si può costringere chi ti sta accanto a respirare vapori che possono essere anche di nicotina».
Di diverso avviso, naturalmente, i produttori, che dalla rimozione del divieto avranno tutto da guadagnare. Secondo il presidente di Anafe-Confindustria, Massimiliano Mancini, «la modifica della norma che estendeva la legge Sirchia e il divieto di pubblicità previsti per le sigarette tradizionali anche alle sigarette elettroniche era assolutamente doverosa, in quanto certi divieti assoluti erano unici in Europa e anche dannosi. L’equiparazione tra i due prodotti - aggiunge Mancini - non farebbe altro che spingere le persone verso le sigarette tradizionali. A questo punto auspichiamo come prossimo passo l’avvio di un dibattito parlamentare che riveda l’assurda tassazione che dovrebbe entrare in vigore l’1 gennaio prossimo e che porti finalmente a regole certe per un settore che è diventato un’eccellenza a livello europeo».
All’interno della comunità scientifica il dibattito è aspro. La Società italiana di tabaccologia (Sitab) non ha accolto bene la novità. Il vicepresidente, Fabio Beatrice, si dice sorpreso: «È un controsenso, l’Europa sta marciando verso la direzione opposta. È concettualmente sbagliato orientare i cittadini verso il fumo che resta una dipendenza anche se è elettronico e non evita al vicino il rischio di respirare nicotina».
Il provvedimento arriva pochi giorni dopo le dichiarazioni dell’oncologo Umberto Veronesi, che aveva difeso la sigaretta elettronica dicendo che non fa male alla salute e che, per i fumatori che passano alla e-cig, i vantaggi sono “enormi”. Veronesi aveva anche accusato il Governo di boicottare la sigaretta elettronica aumentando la tassazione per fare cassa, dimenticando i costi altissimi provocati dal tabacco in termini di vite umane e di spesa sanitaria: «Certo lo Stato ci guadagna di più con le sigarette tradizionali, lucra su questa tragedia, ma poi è costretto a spendere ogni anno 3 miliardi per curare i 50mila tumori che si sviluppano in Italia a causa del fumo». D’altra parte Veronesi tiene conto dello studio su 65 pazienti con tumore o infarto al miocardio da poco presentato dall’Istituto europeo di oncologia (Ieo): dopo 6 mesi, 6 persone su 10 hanno smesso di fumare con l’aiuto della sigaretta al vapore.