Con l’arrivo dell’estate, tornano le polemiche sugli schiamazzi notturni per le vie cittadine. A Milano negli ultimi giorni ha fatto molto discutere l’ordinanza secondo cui tutte le attività commerciali, comprese quelle artigiane e alimentari (come le gelaterie), dovranno interrompere la vendita per asporto dopo la mezzanotte. Immediate le proteste di gelatai e commercianti delle zone interessate, che vedrebbero così diminuire i già magri guadagni frutto della prolungata crisi dei consumi.
Dopo lo scoppio della questione, gli assessori Marco Granelli (sicurezza) e Franco D’Alfonso (commercio) avevano specificato che la “gravissima crisi del gelato” non aveva senso perché il divieto era limitato alle quattro zone “calde” (Ticinese, Navigli, Arco della Pace e Garibaldi), per evitare disturbo della quiete pubblica. Ma ciò non era bastato, ed era intervenuto alla fine anche il sindaco Giuliano Pisapia: «Il gelato - aveva detto - mi piace a tutte le ore», promettendo di risolvere al più presto l’equivoco.
«I milanesi - ha spiegato Pisapia - possono continuare a gustare liberamente il loro gelato anche dopo le 24: non c’è nessun coprifuoco e mai è stato previsto». L’assessore alla Sicurezza Marco Granelli ha sottolineato che l’ordinanza ha «il semplice scopo di dissuadere la formazione di assembramenti notturni sui marciapiedi di fronte ai locali». «Verrà chiarito ogni equivoco sull’ordinanza - ha ribadito ancora il sindaco - sintesi di un percorso partecipato con i commercianti, i residenti e i consigli di zona coinvolti».
A breve si dovrebbe votare il via libera alle quattro ordinanze “correttive” (una per ogni zona della movida) che elimineranno il divieto della vendita di gelato per asporto dalle 24 in poi. L’intendimento è quello di eliminare, dall’articolo 7 delle delibere, la frase sugli artigiani, “salvando” quindi gelaterie, pizzerie e kebab che potranno vendere per asporto fino all’una di notte. L’articolo 7, attualmente, recita: «Per l’intero periodo e per tutte le attività (comprese quelle artigiane di prodotti alimentari di propria produzione incluse quelle che effettuano la vendita per il consumo immediato all’interno dei locali) è fatto divieto di vendere o somministrare per asporto cibi o bevande dalle ore 24».
Gelato a parte, resta però alta l’attenzione sulla questione della movida notturna nelle grandi città. A Palermo il sindaco Leoluca Orlando ha emesso un provvedimento che prevede lo stop alla musica entro la mezzanotte ed entro l’una il venerdì e il sabato. L’ordinanza è entrata in vigore il 31 maggio scorso e si protrarrà sino al 30 settembre 2013. «Il carattere restrittivo di questo provvedimento rischia di far chiudere molti locali», hanno evidenziato Tiziana Zappulla, membro di Fipe Palermo (Federazione italiana pubblici esercizi) e gestore di uno storico locale, il Gustosita, e Antonio Ferrante, presidente dell’Associazione Efatà.
L’obiettivo dell’Amministrazione, invece, è quello di «favorire la vivibilità della città in particolare nelle zone che, in questi ultimi anni, hanno subito una deregulation nella gestione degli spazi»; dunque favorire un giusto grado di vivibilità ai residenti, in particolare quelli del centro storico e delle cosiddette “zone calde” in cui si concentra la movida palermitana, che spesso hanno sollevato il problema della quiete pubblica. Festeggiano i comitati di quartiere, i cittadini che protestano. Soffre invece chi vuole divertirsi, ma anche gli esercenti, che ad un anno già devastante e al probabile aumento dell’Iva dovranno sommare anche le restrizioni notturne.
Ad appena pochi giorni dall’applicazione, a Palermo la musica si è davvero spenta, i piccoli concerti live sono stati in gran parte annullati, colpendo un indotto che tende a diventare sempre più grande. A lamentarsi sono anche i clienti, preoccupati da un’estate che a causa della crisi in molti trascorreranno in città, e che potrebbe proprio per queste ragioni offrire poco.
Il risultato è una spaccatura sempre più profonda in cui i malumori rischiano di diventare scontri, e non solo tra Amministrazione e commercianti, che hanno ribadito la volontà di costituirsi in comitato o individuare un soggetto unico (potrebbe essere Fipe), che riesca a dialogare concretamente con il Sindaco e la Giunta per rettificare l’ordinanza e individuare delle disposizioni che regolino sì l’attività dei locali notturni, senza però comprometterli. L’altro aspetto, più preoccupante, sono le ritorsioni che alcuni venditori abusivi potrebbero muovere verso chi è in regola, sentendosi attaccati da chi invece cerca soltanto di difendere il proprio posto di lavoro.