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Pensioni da 480 euro al mese 800mila agricoltori italiani in difficoltà

Nelle zone di campagna i “morsi” della crisi sono amplificati e si inaspriscono i toni del disagio sociale, soprattutto per gli ultra-65enni. Sono 7 su 10 i pensionati delle aree rurali vicini alla soglia di povertà. E se è drammatica la situazione attuale, ancora di più lo sono le prospettive future, su cui grava l’incertezza politica

 
17 aprile 2013 | 15:13

Pensioni da 480 euro al mese 800mila agricoltori italiani in difficoltà

Nelle zone di campagna i “morsi” della crisi sono amplificati e si inaspriscono i toni del disagio sociale, soprattutto per gli ultra-65enni. Sono 7 su 10 i pensionati delle aree rurali vicini alla soglia di povertà. E se è drammatica la situazione attuale, ancora di più lo sono le prospettive future, su cui grava l’incertezza politica

17 aprile 2013 | 15:13
 

In Italia ci sono più di 800mila pensionati coltivatori diretti con pensioni inferiori o integrate al minimo di 480 euro al mese che stanno vivendo un periodo estremamente difficile. È quanto emerge da una analisi di Fedepensionati-Coldiretti a commento del report su “Trattamenti pensionistici e beneficiari” dell’Istat firmato insieme all’Inps. «Questa situazione riguarda la maggioranza dei coltivatori diretti pensionati», afferma il presidente di Federpensionati, Antonio Mansueto, nel sottolineare che «i nostri pensionati comprendono la difficile situazione del Paese, ma non possono tacere sull’insostenibilità sociale della situazione dei coltivatori pensionati e delle loro famiglie, sulle quali si vanno sempre più scaricando i disservizi e le insufficienze dell’intervento pubblico».



Da qui la necessità di intervenire per recuperare il potere di acquisto delle pensioni più basse; eliminare ogni forma di discriminazione fra lavoratori dipendenti ed autonomi anche per quanto attiene gli assegni familiari; riconoscere un sostegno per le famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza; definire i livelli essenziali di assistenza previsto dalla Legge 328/2000; potenziare i servizi di prevenzione presso gli ambulatori di medicina generale allo scopo di assicurare, agli anziani a basso reddito, gli accertamenti diagnostici in forma ambulatoriale, con riduzione delle liste di attesa, dei ricoveri in ospedale e della spesa sanitaria.

«Dall’Istat arriva l’ennesima conferma del grave stato di difficoltà in cui sono costretti a vivere i pensionati in Italia. La crisi economica, aggravata dall’incertezza politica - afferma Massimo Vivoli, vicepresidente vicario della Confesercenti e presidente della Fipac, l’organizzazione dei pensionati della confederazione - penalizza soprattutto le fasce sociali più deboli e gli anziani sono i primi a pagarne il prezzo. Le pensioni troppo spesso ai limiti della sopravvivenza e il peso fiscale insopportabile rendono invivibile la vita a chi dovrebbe raccogliere i frutti del lavoro svolto».

«E se è drammatica la situazione attuale - sottolinea Vivoli - ancora di più lo sono le prospettive future viste le previsioni sui tempi necessari ad uscire dalla crisi economica e soprattutto le difficoltà ed i tempi per dare al Paese un Governo stabile e credibile, in grado di garantire l’impegno necessario ad affrontare le emergenze che stiamo vivendo. Ci auguriamo che le forze politiche trovino al più presto una soluzione non più rinviabile, soprattutto per i più deboli che non hanno la forza di andare avanti, fino ad arrivare, talvolta, ad arrendersi alla drammaticità ed all’umiliazione di una vita di stenti e di debiti».

«Nelle campagne si vivono le situazioni più difficili», afferma in una nota l’Anp, l’Associazione nazionale pensionati della Cia-Confederazione italiana agricoltori. «Se in Italia quasi un pensionato su due vive con meno di 1.000 euro al mese, nelle aree rurali la media percepita si abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime, inferiori alla soglia di 500 euro mensili».



«Nelle zone di campagna i “morsi” della crisi sono amplificati e si inaspriscono i toni del disagio sociale, soprattutto per gli ultra-65enni. Si tratta di una categoria di per sé vulnerabile - spiega l’Anp-Cia - ma che nella congiuntura economica attuale rischia di sprofondare in una situazione ancora più drammatica. Attualmente, infatti, sono 7 su 10 i pensionati delle aree rurali a essere vicini alla soglia di povertà: un rapporto di gran lunga più allarmante di quello relativo alla popolazione italiana, che sfiora il 30%. Una condizione di sofferenza amplificata dalla consistente perdita del potere d’acquisto delle pensioni negli ultimi vent’anni, dal progressivo aumento della pressione fiscale e ora anche dal blocco della rivalutazione annuale introdotto con la riforma Fornero e che riguarda 6 milioni di pensionati».

«Ma il problema non è solo economico. La geografia della crisi italiana - continua l’Anp-Cia - è legata anche allo stato di salute dei servizi sociali. E nelle campagne la carenza è strutturale ed è aggravata dai recenti tagli alla sanità e in particolare al Fondo per la non autosufficienza, che grava in particolar modo su anziani e pensionati. Per questo non si può più perdere tempo: c’è l’esigenza di lavorare a una riqualificazione di queste aree, prendendo le misure locali di intervento per le non autosufficienze, nonché tutte le provvidenze economiche agli indigenti, eliminando incongruenze e abusi e, contemporaneamente, offrendo un sostegno vero e efficace a chi è in reale stato di bisogno. Va, insomma, colmato ogni divario qualitativo e quantitativo tra regioni e territori garantendo i livelli essenziali di assistenza sociale».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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