Non mi stanco di ripeterlo e lo farò fino all’ultimo mio respiro, non si può andare avanti in questa maniera. Siamo una categoria fuori da ogni organismo sindacale, non è possibile che abbiamo dei contratti vecchi e non equiparati alla categoria. Mi rivolgo a tutte le associazioni: finiamola una volta per tutte di fare del protagonismo da cabaret del sabato sera, le prime donne lasciamole fare ad altri, qui c’è in gioco la vita di milioni di cuochi, c’è in gioco la vita stessa di questo mestiere. Non si può lavorare ore ed ore nelle cucine esposti a tanti rischi sulla salute. È mai possibile che nessuna associazione abbia mai portato alla luce le problematiche dei rischi a cui siamo esposti ogni giorno?
È ora di creare un sindacato tutto nostro che abbia l’unico scopo di salvaguardare la nostra categoria e di far creare un Albo dei cuochi, che faccia rivedere tutta la struttura dell’apprendistato (così com’è, è solo una presa per i fondelli), che faccia un lavoro di formazione con le scuole alberghiere in modo diverso. Non tutti i cuochi o chef guadagnano fior di euro e vanno in tv (ma questo capitolo lo lascio per il prossimo articolo...).
Oggi nasce la vera sfida, che rivolgo a tutte quelle associazioni serie italiane: aprire un dibattito su questo argomento. Vediamo chi ha veramente a cuore le sorti della nostra categoria. Mi rivolgo anche ai gruppi degli chef nel mondo (Cim e Gvci): già in passato abbiamo affrontato questo argomento, vediamo oggi chi ha il coraggio.
Al direttore di Italia a tavola rivolgo il mio pensiero ultimo. Caro direttore, lei è pronto per questa sfida, ne sono sicuro. Apriamo un dibattito serio sull’argomento. Il mio impegno sarà da oggi costante, farò tutto il possibile che ciò avvenga e le annuncio che non mi fermerò solo al sindacato. La partita è aperta!