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Molino Paolo Mariani
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Vino al ristorante? Il rincaro non è colpa dei gestori

La questione del costo del vino al ristorante è sempre stata difficile. Se è vero che qui il prezzo è più alto non è perché i proprietari vogliano lucrare e fregare i consumatori ma perché hanno necessità, soprattutto con la crisi, di coprire i costi di mantenimento della cantina del locale

di Matteo Scibilia
Responsabile scientifico di Italia a Tavola
27 giugno 2012 | 10:06

Vino al ristorante? Il rincaro non è colpa dei gestori

La questione del costo del vino al ristorante è sempre stata difficile. Se è vero che qui il prezzo è più alto non è perché i proprietari vogliano lucrare e fregare i consumatori ma perché hanno necessità, soprattutto con la crisi, di coprire i costi di mantenimento della cantina del locale

di Matteo Scibilia
Responsabile scientifico di Italia a Tavola
27 giugno 2012 | 10:06



Sono sollecitato ad affrontare il problema del ricarico del vino nella ristorazione sia come ristoratore sia come dirigente della categoria. Parto da un'esperienza accadutami proprio ieri, 26 giugno, a un concorso di salumi nazionali di cui ero in giuria. Un giornalista del nostro settore, a una mia domanda ai produttori sul costo di quei fantastici salumi, ha risposto stimolando una serie di reazioni sul ricarico delle materie prime. Problema che proprio oggi viene comunicato dall'Istat, che conferma come la questione sia molto scottante: quasi -8% la spesa degli alimentari delle famiglie italiane, di cui qui non voglio parlare. Ma incredibilmente questo 'amico” giornalista ha sentenziato: «Certo voi ristoratori comprate il vino a 10 e lo rivendete a 20», lasciando interpretare che la colpa del perché non si venda vino è in massima parte dei ristoratori. La frase ha provocato una reazione molto forte da parte del sottoscritto ed anche di altri ristoratori presenti.

Ma ci sono altri episodi in cui mi sono imbattuto di recente che riguardano il prezzo del vino e come questo viene comunicato da riviste dell'Horeca o specializzate di vino. Lungi da me l'idea di insegnare come si fa il mestiere del giornalista o del comunicatore, lungi da me entrare in polemica con chicchessia, ma proprio per questo nella stessa maniera a Milano si dice 'ofelè fa el to mestè”, ovvero ogni 'ofelé al fa el so mesté”. Traducendo per i non milanesi: 'pasticcere fai il tuo mestiere”, ovvero 'il pasticcere fa il suo mestiere”.

Questa storia sul prezzo della ristorazione italiana, perché come dirò dopo di questo si tratta, e in modo particolare del vino, comincia a farmi arrabbiare. Mi vien voglia proprio di gridare 'ofelè, ma cosa vuoi?”.

Ho l'impressione che molte riviste quando pubblicizzano e quando promuovono un vino, a mio giudizio, si inventino il costo di quella bottiglia. Certo, qual è per esempio un problema serio oggi nella distribuzione dei prodotti? Se io voglio acquistare un chilo di filetto, ho poche possibilità, anzi solo due: vado al supermercato o dal macellaio, non vado al macello, né tantomeno dal grossista, ancora meno dal contadino/allevatore, di conseguenza a nessuno viene in mente nel promuovere quel tipo di carne di comunicare il prezzo del grossista o addirittura dell'allevatore. Anzi nel settore dell'ortofrutta, complice la genuinità o la pseudo-biologicità, se vai dal contadino spesso i costi sono superiori del dettaglio o retail tradizionale.

Cosa succede nel mondo del vino? Di tutto e di più. Facciamo una breve storia del ciclo di vendita del vino. Fino a poco tempo fa, per esempio, l'Oltrepò Pavese è stato per i milanesi motivo di scampagnate, qui per anni si andava a comprare vino in damigiana a prezzi, appunto, da damigiana, convinti che il vino del contadino fosse eccellente. Ma era raro che la grande o la famosa azienda vendesse direttamente al pubblico, anzi le cantine erano dei piccoli santuari al riparo da occhi indiscreti e l'enotecnico era un personaggio misterioso quasi un alchimista che trasformava gli acini di uva in vini pregiati. C'erano i negozi e i ristoranti se volevi bere quel vino.

Poi, da un decennio circa, complice una superproduzione di vino, complice l'aumento qualitativo, complice una politica di aiuti all'agricoltura che hanno permesso a molte aziende vinicole di ristrutturarsi, spesso anche con firme di architetti famosi, complice il fatto che la paesaggistica del mondo del vino è sicuramente molto bella e affascinante per i territori, complice lo sviluppo di un turismo enogastronomico per cui, tutte le aziende ormai hanno punti di ristoro, se non veri e propri ristoranti all'interno, le cantine alla fine non solo hanno tradito la loro mission (e quindi 'ofelè fa el to mestè”) ma, complice il turismo, buona parte del vino viene venduto direttamente al cliente finale che visita l'azienda, spesso a prezzi molto simili rispetto a quello che pagano i ristoratori. E qui parliamo soltanto del lato serio del mondo vinicolo, non parliamo delle vendite televisive o delle vendite per corrispondenza.



Certo il vino al ristorante è più caro. Certo il vino al ristorante non è soltanto un prodotto venduto. Eppure i giornalisti enogastronomici lo sanno che non siamo agriturismi, allevatori, contadini, siamo commercianti (e garantisco che vorremmo toglierci di dosso questa parola). Vendiamo emozioni, vendiamo ospitalità, vendiamo accoglienza, forse qualcuno ha esagerato, mi dice qualche amico giornalista! Certo è vero, anzi verissimo, ma, caro amico giornalista, lo sai che tutte le tue degustazioni, i tuoi viaggi, gli alberghi, i concorsi, sono costi che vengono spalmati sulle bottiglie dei vini? E quindi sono proprio io ristoratore che ti faccio vivere alla grande, e che pago io quando compro il vino!
 
L'azienda vinicola non regala nulla, perché anch'essa alla sua maniera vende emozioni, vende addirittura il panorama dell'azienda stessa. E allora perché, se tutto questo è vero, ed è vero, il mio lavoro di ristoratore non deve tener conto di questa situazione?

Nel prezzo di rivendita della bottiglia, io ristoratore devo, parlando solo dei costi della sala, sommare il costo del bicchiere, dell'energia elettrica della lavabicchieri, del detersivo, del brillantante, delle bottiglie che sanno di tappo (tante oggi...), del personale, senza contare i problemi fiscali che oggi proprio la cantina sta facendo aumentare a dismisura.  

Ma naturalmente il 'food cost” è molto più ampio. Chi decide allora se il prezzo di una bottiglia di vino al ristorante è alto oppure no? In Francia quanto costa il vino al ristorante, dove tra l'altro i costi della ristorazione sono più bassi che da noi?

Perché allora quando scrivete di vino riferite il prezzo che l'azienda vi comunica e spesso il prezzo franco cantina? Se la vostra azione di disinformazione arriva al consumatore finale cosa succede? Non siamo ladri, probabilmente non abbiamo strumenti per comunicare quali sono i nostri problemi, non siamo capaci di farci ascoltare. Ma è arrivato il momento di farlo.

Forse potremo cominciare a boicottare le riviste poco attente ai problemi della ristorazione...

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06/09/2012 17:40:00
14) Noi ristoratori non siamo ladri!
Spett. Matteo Scibilia, benché le scriva con un po' di ritardo spero di essere ancora in tempo per appoggiare la sua difesa dei ristoratori che ha efficacemente espresso nell'articolo 'Vino al ristorante? Il rincaro non è colpa dei gestori”. Ho letto e riletto il suo scritto apparso nel n. 203 di Italia A Tavola e devo dirle che mi piace molto il tono che ha usato, soprattutto l'espressione 'dall'arrabbiato all'offeso”. Bravo! Le sono sinceramente vicino. Vorrei manifestare la mia solidarietà e dirle di continuare con questa difesa di tutti i ristoratori. Noi non siamo ladri, no! Per riassumere vorrei spiegare che certamente noi compriamo il vino a 10 per poi rivenderlo a 20, e forse anche 24, ma, come lei fa ben notare, i vari passaggi nei nostri ristoranti, dal bicchiere alla conservazione delle bottiglie stesse, uniti a mille altri motivi, portano tale bottiglia a raggiungere, nel momento in cui finalmente la si stappa, un costo finale di almeno 18-20. Quindi alla fine della catena anche un 24 ci sta. Io, nel mio ristorante, ho deciso di vendere il vino con un rincaro rispetto al prezzo iniziale di una volta e mezza, soprattutto quando si parla di quei vini che hanno bisogno di una lunga sosta in cantina, e che, magari, sono stati scelti in modo accurato e ricercato. Cordialità

RistoratoreRistorante Alla Darsena
23/07/2012 15:10:00
13) Il servizio del vino al ristorante deve avere un costo
Nel mio piccolo, ci tengo dire la mia opinione. Noi ristoratori vendiamo il vino e come, non so chi ha detto che noi dobbiamo vendere solo il cibo e il vino secondo lui lo dobbiamo portare in tavola e basta, senza avere nessun guadagno o poco. Un buon commerciante vende tutto nel suo ristorante, anche l'aria e l'atmosfera che si respira. Se il cameriere non è bravo, non riesce a vendere una bottiglia di vino buono e il cliente non sempre è ben informato,va consigliato ecc. Questa persona che svolge questo servizio nel ristorante ha un costo e fa il suo lavoro e per fare passare una bella serata ai commensali, deve essere di mestiere e avere la passione al 100% per questo. A portare al tavolo adeguati bicchieri(che si rompono continuamente e le cantine quasi non gli regalano più),a decantare una bottiglia di vino,ci vuole un servizio o mi sbaglio, se no vi metto la bottiglia li e vi l'aprite da soli, poi si lamentano pure, se i bicchieri rimangono vuoti e il cameriere non segue il tavolo. A fare tutto questo per noi, aspettare la prova del tappo e assaggiare il vino è come vendere un piatto di tortelli o qualsiasi altra pietanza che esce dalla cucina, tipo una bistecca alla fiorentina. Quest'ultima ha il suo costo dal produttore, dal macellaio e poi prezzo finale una volta cucinata al tavolo. Se p.es. il ristoratore acquista la carne a 15 euro, a quanto la deve vendere secondo voi e a quanto la vende ,intorno 3 volte il prezzo iniziale, vero? poi ci sono scarti di grasso ecc. Allora, detto tutto questo,perche con una bottiglia di vino ,un ristoratore non può fare lo stesso aumento? Lo sapete che se le bottiglie non si tengono bene il vino risente e anche il costo per comprare tante bottiglie di vino, non e da scherzare, tutto questo è un investimento al rischio del ristoratore. Se io compro un vino a 5, secondo voi non lo posso vendere a 15, come tutti altri prodotti nella ristorazione. Una maglia nei negozi di abbigliamento comprata a 5, non si vende a 15 e anche di più, e loro la devono solo impacchettare, non è la stessa cosa? non parlando a quanti sprechi c'è nella ristorazione e costi aggiuntivi, che noi regaliamo al clienti, poi gli facciamo pure i sconti finali. Ma alla fine, che volete da noi ristoratori, il sangue? che questo l'ultimo già lo spargiamo come siamo tartassati dalle tasse e aumenti. Io dico, apposta di aiutarsi uno con l'altro produttori di vini e ristoratori, questi ultimi si scannano contro loro clienti, che siamo noi. A questo punto diminuite voi i costi dei vini a noi e ve li vendiamo a prezzi più bassi, è tanto semplice. Cordiali saluti.

ristoratricenabira
18/07/2012 12:03:00
12) Ristoratori nel mirino del fisco e degli studi di settore
Salve. Sono il gestore di un piccolo ristorante di pesce appena fuori dal centro di Trieste. In questi giorni ho chiuso i conti con il fisco per l'anno 2011. Ho fatto un incasso del 120% superiore all'acquisto fatto, per essere congruo con lo studio di settore ho dovuto aggiungere un altro 4% di tasca mia per essere in regola e non risultare un presunto evasore fiscale. In poche parole la bottiglia acquistata a 10 avrei dovuto venderla a 22,40 per essere in regola con lo studio di settore. Qualcuno potrebbe dire "invece di appesantire il vino cerchi di pareggiare i conti con il pasto nel suo insieme". Qui però nasce un altro problema, io vendo pesce solamente di pescato locale che normalmente può arrivare a 36,00 euro al kg, nel periodo di fermo pesca come questo li supera sempre. Io lo vendo a 65,00 euro al kg, per essre congruo dovrei venderlo a 80,00 euro al kg, in questo caso penso che dopo qualche settimana con il passa parola posso chiudere bottega. Dico a quei giornalisti, provate ad apprire una semplice enoteca e non un più complicato ristorante, applicate le tariffe che ritenete giuste e vedrete che l'anno succesivo alla resa dei conti con il fisco non sarete congrui, ma bensì dei presunti evasori. Tanti saluti buon lavoro.

ristoratoretrattoria alle rondinelle trieste
18/07/2012 12:00:00
11) Non esiste persona più competente del ristoratore
Complimenti per quanto ho potuto leggere, non scrivo quanto mi è successo in tutti questi anni, sarebbe superfluo. Voglio solo dire a quel Giacomo Procopio, io sono un vecchio "ragioniere" e penso che non mi sia difficile quadrare i miei conti, venga nella mia "trattoria - bar - grapperia" venga a comperare anche i muri e poi dopo alcuni mesi mi dirà il prezzo a bicchiere del vino o dei vini... venga che avrei piacere se esiste persona più competente di me/noi colleghi ristoratori. Cordialmente saluto.

titolare/cuocoel Brigante srl
16/07/2012 15:58:00
10) Speriamo in un cambiamento
Buongiorno,
volevo solo esprimerle i miei complimenti per l'articolo. Non la conosco personalmente ma mi auguro che quello che è stato riportato sia frutto di un suo genuino pensiero e non di un accordo giornalistico come spesso accade. Le scrivevo solamente perché è in sintonia con i miei pensieri sulla questione da lei citata. Mi auguro solamente che in un futuro vi sia un cambiamento perché la direzione verso cui si va non promette tempi rosei per la ristorazione con queste condizioni. Complimenti per i successi che ha avuto nella sua carriera.


05/07/2012 10:02:00
9) Si fa presto a parlare quando non si conosce un mestiere come quello dei ristoratori...
Caro Matteo, ormai e un dato di fatto che siamo evasori, ladroni e quant'altro noi ristoratori. Questi signori che ti hanno contradetto forse non hanno mai provato una giornata della nostra vita che dura mediamente dalle 15 alle 18 ore di lavoro, oltre a cucinare o gestire clientela sempre più esigente, e normative che impongono un sempre maggior sperpero di denaro. Io sono un modesto ristoratore con una carta vini da 100 etichette, le mie bottiglie vengono rincarate del 60% per una scelta politica. Siccome come dicono codesti di non vivere sul vino io e anni che adotto questa formula, il risultato ad oggi è nullo, cioè la gente beve meno per la paura di essere multati dai vari posti di blocco, e per risparmiare sul conto finale, in merito al vino al bicchiere ho provato ma ho smesso subito perchè una bottiglia aperta già il giorno dopo ha perso di qualità specialmente nelle bollicine. Se fosse così facile come dite voi, cari amici, tra tanti pirla di ristoratori ce ne sarà uno che potrebbe fare come dite voi e rimpinzarsi le tasche di soldi, ad oggi io non ho trovato traccia di un simile fenomeno. E poi valutate i prezzi dei ristoranti che sono fermi dall'avvento dell'euro o in certi casi si sono abbassati, e per finire se sapete fare i conti meglio di noi diventate anche voi ristoratori che poi ci facciamo una grassa risata anche noi pirla di oggi. Ciao grande Matteo!

ristoratoreOsteria Nonna Mercede
04/07/2012 17:54:00
8) La ristorazione alla mercé di tanti avventurieri
Caro Giulio, ti ringrazio per la tua stima e la tua solidarietà, vedi caro amico, il nostro mondo è diviso per "bande" chi è amico di tizio, chi è amico di caio, se un giornalista fa una buona recensione su di te c'è il rischio che un'altro parli male di te, senza contare i blogger, in alcuni casi veri diffamatori anonimi, il nostro settore, la ristorazione, fiore all'occhiello del nostro paese è alla mercé di tanti avventurieri, in questi anni abbiamo contribuito a difendere il made in Italy, anzi i nostri cuochi all'estero sono i migliori in assoluto, ma qui da noi oggi va di moda cercare la trattoria che fa da mangiare per 20 Euro, ed è tornato di moda il vino in caraffa, la moda spagnoleggiante che fino a ieri era il must per i nostri cuochi e giornalisti, finalmente ha lasciato il posto ad una cucina più corretta è italiana, va bene non siamo più capaci di vendere vino e di fare questo lavoro, anzi come qualcuno mi ha risposto dobbiamo chiudere e cambiare mestiere. No ! caro Giulio dobbiamo ricominciare a fare meglio questo fantastico lavoro, ma vogliamo anche clienti, più attenti e più competenti, noi non giudichiamo mai il lavoro degli altri, ma vogliamo e chiediamo un po più di rispetto. matteo scibilia

cuoco-ristoratore
01/07/2012 16:23:00
7) Matteo, noi ristoratori ti abbiamo lasciato troppo solo
ma se non dobbiamo vendere vino, perche è colpa nostra se il vino non si vende? Perche non ci sostituite se siamo cosi incapaci e facciamo danno? Se un giornalista ad una manifestazione mi serve la torta al cioccolato prima del pesce crudo, non posso pensare male di tutti i giornalisi ....Perchè se un ristoratore sbaglia è "vergogna su tutti" ? Matteo la colpa di noi ristoratori è ti abbiamo lasciato solo contro tutti....

29/06/2012 15.58.00
Chi ha solo da lamentarsi cambi mestiere...9) Faccia pure come creda Matteo, ma se ha tanto da lamentarsi perché non cambia mestiere? Per quanto mi riguarda io continuer
29/06/2012 15:12:00
6) Il ristoratore non vende solo un prodotto, ma un servizio
Caro Matteo, il vero problema è far capire al Cliente che il Ristoratore non vende solo un prodotto, ma anche un servizio e, come dici tu, anche delle emozioni. è in questo che le Riviste di settore dovrebbero aiutarci, ma, credimi, spesso il servizio e le emozioni non sono all'altezza della situazione e pertanto il costo della bottiglia appare esagerato. Buona giornata!

29/06/2012 15.04.00
Sul vino al ristorante troppi giudizi sommari7) Caro Scibilia,
ho avuto modo di leggere un tua nota di disappunto in tema di ricarico sul vino al ristorante. Se ho
28/06/2012 17:45:00
5) La Ristorazione è un bene della nostra storia culturale e professionale
Caro Adriano, io difendo la mia categoria a spada tratta, certamente, faccio questo lavoro solo da 30 anni, lo facciamo 14 ore al giorno, e nonostante la tecnologia resta un lavoro faticoso, tantì'è che giovani ce ne sono sempre meno, ma come ho avuto modo di spiegare, non sottraggo la mia categoria dalle critiche, anzi, il settore ha enormi colpe, ma oggi paghiamo anche colpe non nostre. Ci siamo lasciati coinvolgere dai cappelli, dalle stelle, dai bicchieri, dai prodotti presidi, abbiamo come categoria resi celebri formaggi, vini, paste, ed altro ancora. Chissà perchè quando alcuni vini sono stati premiati dai punteggi ed hanno aumentato del doppio il costo della bottiglia nessuno ha mai criticato tale comportamento. Eppure i costi erano gli stessi, noi ristoratori che subiamo regole fiscali incredibili, non possiamo alzare la voce, in tanti pronti a condannarci, fatelo voi il mestiere del ristoratore. Ci sarà un motivo se anche in questi giorni cuochi famosi vengono lasciati a casa dai rispettivi proprietari, tutti con tante fette di salame sugli occhi, e il settore sta chiudendo. Domani subirete il mercato della ristorazione commerciale, e forse quella Barbera venduta al triplo sarà nostalgia di un mondo che non ci sarà più. La Ristorazione ha molte colpe, ma merita un po' più di attenzione, è un bene del Paese, è un bene della nostra storia culturale e professionale.

28/06/2012 10.45.00
I giornalisti scrivono un sacco di sciocchezze5) Ciao Matteo, lucida analisi. Un grazie dal mondo del vino. Purtroppo i parolai della stampa non conoscono ma scrivono un
28/06/2012 09:48:00
4) Il ristoratore dovrebbe pensare a vendere il cibo, non il vino...
Essendo d'accordo al 100 con Giacomo Procopio non sto a ripetere i concetti che ha espresso. Capisco che il sig. Scibilia voglia difendere a spada tratta la sua categoria e se la prenda, già che c'è, con i giornalisti. La questione dei ricarichi sul vino e relative proteste (giustificate) non è certamente una novità e non è "figlia" della crisi economica come qualcuno vuol far credere. La differenza è che dopo anni in cui "Berta filava" i più, avendo il portafoglio alleggerito, per non dire vuoto, stanno maggiormente attenti ai conti dei ristoranti e di qualsiasi locale che mesce vino e allora....diversi anni fa, in un dibattito sul tema dei ricarichi eccessivi sul vino sentii dire ad un noto ristoratore che occorreva tener conto delle scale da fare per andare in cantina, del lavaggio dei bicchieri e delle rotture dei medesimi.....(il pubblico rimase a dir poco sbigottito). A forza di "suggerimenti" da parte di quei "cattivoni" dei giornalisti, dai e dai molti ristoratori si sono convinti a proporre il vino "a bicchiere". Il problema è che una bottiglia di Barbera (tanto per fare un esempio di un vino piuttosto diffuso nel Nord-Ovest) pagata in media anche meno di 6 euro (Iva compresa da recuperare) continua ad essere proposta a non meno di 18/20 euro. Considerando che se si vende a bicchiere dalle mie parti come minimo ne ricavano 6 a 5/6 euro nei casi più "calmierati", i conti fateli un po' voi....Come detto da Procopio il ristoratore dovrebbe vendere cibo e non vino e se si "accontentasse" di ricaricare "solo" un 100 sarebbe già un bel passo avanti....e molto probabilmente venderebbe molto più vino, guadagnando di più e facendo ruotare la cantina. Se altre categorie del commercio potessero avere margini simili credo che si leccherebbero i baffi.

giornalista free lance
27/06/2012 14:51:00
3) Esame di coscienza
Guardi non vado tanto lontano e cercando su questo bel sito che leggo spesso considerandomi un modesto enoappassionato le cito un articolo a data ottobre 2010 http://www.italiaatavola.net/articoli.asp?cod=17065 in cui Roberto Vitali disquisice proprio sul tema: «è assurdo - ha affermato Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi - che, in alcune realtà, un bicchiere di vino venga venduto a 6-8 euro al calice». Il calcolo è presto fatto e non lascia spazio a fraintendimenti: una bottiglia (0,75 l) di ottimo vino a Denominazione di origine controllata viene venduta in cantina all'ingrosso mediamente intorno ai 6 euro. Da una bottiglia si ricavano mediamente almeno quattro calici, che venduti a 6-8 euro portano un ricavo di 24-32 euro, pari a circa il 400 in più.

E ancora del Vitali: I ristoratori che si sentono toccati su questo argomento facciano un piccolo esame di coscienza e si chiedano perché di bottiglie di vino ne vendono sempre meno. Se il prezzo tornerà ragionevole, venderanno certamente di più. Inoltre, da non trascurare l'invito al cliente - da scriversi chiaramente in menu - che la bottiglia non interamente consumata viene imbustata e consegnata da portare a casa. Altra cosa, il mio lavoro (commerciante) non è in discussione in questo caso nè gli esempi che mi porta sono del tutto calzanti a mio avviso.

Ma per rimanere nel suo esempio le posso dire che i costi di gestione di un mezzo vanno spalmati sull'intero servizio in maniera RAGIONEVOLE e non solo su un aspetto (che io continuoi a reputare complementare) del servizio totale. Come a dire che se vendo calze le aumento del 50 o più perché la benzina è aumentata del 50 e ho appena cambiato le gomme al furgone.

Comunque non voglio entrare in polemica diretta con lei, semplicemente dire che mi sono trovato in ristoranti con dei prezzi alla bottiglia veramente esagerati, tali da non giustificare nessun ammortizzamento dei costi. Non la conosco, ma magari verrò a trovarla al suo ristorante se capiterò dalle sue parti, e magari per Natale che in quel periodo si è tutti più buoni e magari mi fa anche lo sconto sul vino!

Libero professionista
27/06/2012 14:35:00
2) Non siamo dei Babbo Natale
Caro Giacomo Procopio, forse non ha letto bene la mia, primo non ho detto che noi ristoratori non vendiamo vino, lo vendiamo nell'insieme del servizio che offriamo, e che ha un costo, mi scusi ma lei che lavoro fa? Presumo che usi l'auto per lavoro, il costo di questo strumento lei da dove li ricava, dal servizio che offre e la benzina, le gomme, la manuntenzione gliela danno gratis? Certo ha capito benissimo chi crede che debba pagare la lavabicchieri o il detersivo dei bicchieri, in un'analisi di wine-cost, il vino deve assorbire anche questi costi, non siamo dei Babbo Natale, purtroppo.... cordialità

chef ristoratore
27/06/2012 11:05:00
1) ...allora è colpa di Babbo Natale!
Ma lei sta scherzando! Se i ricarichi di un bene (in questo caso il vino) non sono dati da chi li rivende deve essere per forza colpa di Babbo Natale fuori stagione. Considerando poi che i ristoranti di solito hanno spesso contatti diretti con le cantine produttrici. Il ricarico di un ristorante dovrebbe essere dato dall'attività principale: la somministrazione di cibo e non quello che in questo caso ne è complemento. Dice che vendete emozioni e ospitalità (anche se per prima cosa dovreste vendere la soddisfazione del cliente come OGNI attività commerciale), ma non vendete vino! Quello è compito dei vignaioli. E non mi venga a dire che nel prezzo di rivendita della singola bottiglia lei deve calcolare la lavabicchieri etc perchè qui si rientra nella solita mentalità italiana del benaltrismo dove per qualunque problema è sempre colpa di qualcuno o qualcos'altro! Basta! Basta! Basta! Sono scelte, lei può far pagare una bottiglia quanto vuole, ma non si aspetti che un consumatore informato e attento ritorni da lei a mangiare se vede da un'altra parte la stessa bottiglia alla metà.