Crollo record per le vendite al dettaglio ad aprile. L'indice, segnala l'Istat, ha registrato una riduzione dell'1,6% su base mensile, per un calo tendenziale del 6,8%. L'arretramento congiunturale è il più ampio da maggio 2004, mentre quello su base annua è il peggiore dall'avvio delle serie storiche nel gennaio 2001.
Nel confronto con marzo 2012, le vendite diminuiscono dell'1,5% sia per i prodotti alimentari sia per quelli non alimentari. Rispetto ad aprile 2011, invece, le vendite di prodotti alimentari diminuiscono del 6,1% e quelle di prodotti non alimentari del 7,1%. Le vendite per forma distributiva mostrano, nel confronto con aprile 2011, una marcata contrazione sia per la grande distribuzione (-4,3%), sia per le imprese operanti su piccole superfici (-8,6%). Nei primi quattro mesi del 2012, rispetto allo stesso periodo del 2011, l'indice grezzo diminuisce dell'1,6%. Le vendite di prodotti alimentari segnano una flessione dello 0,2% e quelle di prodotti non alimentari del 2,2%.
«Il crollo dei consumi alimentari registrato ad aprile dall'Istat - ha dichiarato il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua - è un'ulteriore conferma di quanto la durata della crisi stia intaccando profondamente il potere d'acquisto delle famiglie italiane, strette tra la morsa di una crescente pressione fiscale e del logoramento del reddito, con inevitabili conseguenze sull'industria del settore. Se nel primo trimestre i consumi alimentari in quantità son calati di oltre il 2%, il tonfo di aprile, mese in cui tra l'altro ricorrevano le festività pasquali, è il segnale di un anno molto difficile. Nel primo quadrimestre 2012 la produzione ha già segnato una diminuzione del -2,4% in termini reali a parità di giornate lavorative e si cominciano a sentire i primi effetti sul versante dell'occupazione. è assurdo pensare in questa situazione di introdurre nuovi balzelli come la food tax, anche solo limitata alle bevande analcoliche, o di aumentare l'iva a ottobre senza immaginare ulteriori, negative conseguenze. In questo modo si andranno a colpire le famiglie più deboli, per le quali la spesa alimentare costituisce ancora parte rilevante del portafoglio. Servono piuttosto misure - ha concluso Ferrua - per rilanciare i consumi e sostenere le esportazioni, canale sempre più rilevante per l'industria alimentare italiana».