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Ritardi nei pagamenti, aziende in crisi Le mense sono le più colpite

Imprese in crisi per il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione. Colpita soprattutto la ristorazione collettiva. A fine 2011 ritardati pagamenti per 700 milioni di euro con il 30% a più di 300 giorni. Perotto (Angem): Le imprese con margini operativi tra 0 e 1% a rischio di chiusura

di Mariella Morosi
 
17 aprile 2012 | 17:33

Ritardi nei pagamenti, aziende in crisi Le mense sono le più colpite

Imprese in crisi per il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione. Colpita soprattutto la ristorazione collettiva. A fine 2011 ritardati pagamenti per 700 milioni di euro con il 30% a più di 300 giorni. Perotto (Angem): Le imprese con margini operativi tra 0 e 1% a rischio di chiusura

di Mariella Morosi
17 aprile 2012 | 17:33
 

Sempre più aziende sono rovinate dai crediti. è il paradosso che esprime lo stato di estrema difficoltà delle imprese, soprattutto di servizi, per i mancati pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Il problema, che rischia di portare al licenziamento dei lavoratori e al fallimento, se non a renderle appetibili per lo stato di difficoltà a un'imprenditoria non virtuosa, è stata denunciato a Roma in un convegno organizzato dalla Taiis (Tavolo interassociativo imprese dei servizi) che comprende 14 associazioni e federazioni di categoria aderenti a Confindustria, Confcommercio, Confapi, Confesercenti, Legacoop, Confcooperative e Agci.

Giuseppe Gherardelli e Ilario Perotto

Sono 18mila le aziende rappresentate, con 870mila addetti e con un valore di produzione di 50 miliardi di euro. Dopo i primi interessamenti del nuovo governo molto positivi - è stato denunciato - non sono arrivate azioni concrete che diano ossigeno alle aziende anche per l'accesso al credito. In crisi quindi i bilanci delle aziende, anche di quelle in attivo che finiscono comunque per avere problemi di cassa. Si tratta di aziende del settore dei servizi, particolarmente colpito rispetto a quello delle forniture di beni, perché spesso di tratta di servizi pubblici che non possono essere interrotti come la sanità, la gestione dei rifiuti o la ristorazione collettiva.

Il debito complessivo della pubblica amministrazione si attesta intorno ai 30-32 miliardi di euro di cui il 17% dello Stato centrale, il 54% delle Asl, il 20% dei comuni e il restante 9% delle Regioni e delle altre amministrazioni locali. I dati sono stati presentati dal coordinatore del Taiis Giuseppe Gherardelli (nella foto, a sinistra) che ha sottolineato come di fronte a una positiva presa di coscienza da parte del Parlamento e del governo i termini di pagamento si siano ulteriormente dilatati rispetto al passato e ci allontanano dal resto dell'Europa.

Nel 2011 sono stati in media di 180 giorno contro i 128 del 2009. Nello stesso periodo in Francia si è passati da 70 a 64 giorni e in Germania dai 40 ai 35. è stato anche espresso il timore che possa slittare il recepimento della nuova direttiva europea n.7 del 16 febbraio 2011 (pagamenti a 30 giorni, eccezionalmente 60, con diritto di interessi di mora) e che l'attuazione di norme annunciate  venga rinviata a decreti ministeriali. Si teme inoltre, in attesa della legge di delega, di precludere agli uffici di lavorare in sede tecnica sul decreto legislativo di recepimento. Del concreto contributo legislativo alla soluzione del problema, con opinioni diverse e anche contrastanti, hanno parlato rappresentanti dei gruppi parlamentari: i senatori Rossana Boldi (Lnp) Albertina Soliani (Pd), Simona Vicari (PdL) Stefano Pedica (IdV) e l'on. Mauro Libè (Udc Ptp), insieme ad imprenditori e ad rappresentanti di associazioni che hanno illustrato casi di aziende in crisi per debiti contratti e non onorati dalle pubbliche amministrazioni.

Sullo stato della ristorazione ha parlato Ilario Perotto (nella foto, a destra), presidente dell'Angem - Associazione nazionale della Ristorazione collettiva- e vicepresidente di Fipe-Confcommercio. «Ancora una volta - ha detto - si disconosce il valore del servizio di imprese che assicurano alla collettività alti livelli qualitativi e di igiene, rispettando i contratti di lavoro e garantendone la sicurezza nonché pagando regolarmente i contributi sociali ed assistenziali. Diamo da mangiare tutti i giorni a un settore particolarmente delicato: pensiamo alle scuole, agli ammalati. Vogliamo essere pagati in termini accettabili. Le aziende non possono più sopportare questa situazione perché i margini non lo consentono più. Oggi quando si arriva a un margine operativo dell'1% è già un risultato strabiliante. Su un campione di 11 aziende con bilanci superiori ai 100 milioni per un fatturato complessivo di 4 miliardi di euro, si registra un utile lordo dello0 0,75% con alcune addirittura in perdita. Dobbiamo però pagare tutti i mesi i lavoratori, e con la nuova normativa che entrerà in vigore dopo l'estate potremo essere multati fino a 500mila euro se non pagheremo nei termini i fornitori degli alimenti. Per le nostre aziende la prospettiva è chiudere». Perotto ha citato anche casi, specialmente nel settore della sanità dove Asl (Massa Carrara) e regioni come il Lazio non solo condizionano il pagamento del dovuto alla rinuncia degli interessi, ma anche ad una percentuale, dal 5% al 10% delle somme dovute. Per ridare fiato alle imprese - questa la sua proposta - basterebbe iniziare a consentire la compensazione tra crediti e debiti, prevedere la nullità di tutti quegli atti che impediscono il pagamento degli interessi, generalizzare la possibilità di interrompere il servizio a fronte dei mancati pagamenti come già avviene nelle convenzioni Consip per i buoni pasto. Tra le tante altre proposte emerse per invertire la tendenza ai pagamenti ritardati, il chiarimento del rapporto tra obbligazioni contrattuali per i contratti di servizio in corso e il Patto di stabilità, troppo spesso chiamato in causa. Bisognerebbe anche, per trovare soluzioni efficaci, chiarire i motivi dell'enorme debito accumulato dallo Stato, 70 miliardi, stabilire se si tratti di decisioni di spesa senza copertura, distrazioni di fondi o ritardi nei trasferimenti. La certificazione  dei crediti, infine, dovrebbe essere non solo uno strumento per scontare il credito in banca ma anche uno strumento che consenta alle imprese  di compensare i propri debiti fiscali e contributivi.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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