Già sapevamo che per mantenere il cervello giovane, è bene ridurre di un terzo l'apporto calorico giornaliero, insomma: mente sana in corpo sano. Ma se il corpo ha più di qualche chiletto di troppo?
L'obesità riduce la sensibilità cerebrale. Per dimostrarlo, il team di Antony Convit, della New York University school of medicine (Usa), ha esaminato 63 persone. In particolare, gli studiosi hanno scansionato il cervello di 44 pazienti obesi grazie a una risonanza magnetica funzionale, e poi hanno confrontato i risultati ottenuti con quelli di 19 "magri" della stessa età e livello di istruzione.
Ne è emerso che gli individui obesi hanno più acqua nell'amigdala e la corteccia orbitofrontale più piccola, e che i neuroni di queste aree o sono di meno o, comunque, risultano atrofizzati. L'amigdala ha il ruolo di mandare impulsi all'ipotalamo, che regola, tra gli altri, temperatura corporea e assunzione di cibo. Ciò significa, come dice Convit, che l'infiammazione di queste aree cerebrali provocata nell'organismo dall'obesità, può determinare sia una minore funzionalità cognitiva ma, soprattutto, causare disturbi alimentari.
«Questo è il primo studio - ha affermato Convit - che dimostra che l'infiammazione legata all'adiposità riduce l'integrità di alcune delle strutture cerebrali coinvolte nei meccanismi di sazietà e di ricompensa. Dalla nostra sperimentazione emerge quindi che i chili di troppo innescano cambiamenti neurali che aumentano il rischio di mangiare sempre di più in futuro».
Jeffrey Flier del prestigioso Beth Israel deaconess medical center di Boston ha dunque intuito:Se il problema è nel sistema nervoso, un trapianto di neuroni è la soluzione. Per accertare la validità di questa intuizione sono stati inseriti dei neuroni allo stato embrionale nell'ipotalamo di un campione di topi obesi. Le cavie a cui è stato praticato il trapianto di neuroni hanno poi presentato un peso del 30% inferiore rispetto ai topi del gruppo di controllo. Nella stessa direzione si è mosso anche lo studio indipendente di Michael Schwartz della University of Washington presso Seattle, ed entrambi sono stati pubblicati sul Journal of clinical investigation.
Ma non riduciamo il tutto ad una questione estetica: se il trapianto neuronale si dimostrerà anche in futuro efficace, potrebbe costituire una valida via di guarigione per malattie come la Sla.
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