L'esecutivo guidato da Mario Monti è al lavoro per sviluppare azioni di crescita e sviluppo dopo il varo del decreto 'salva Italia”. Già entro venerdì 23 dicembre potrebbe essere approvato un nuovo decreto milleproroghe, insieme ad un decreto studiato apposta per le missioni internazionali. In particolare si sta lavorando a misure in grado di rendere meno duro l'impatto delle riforme previdenziali messe in atto, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori a cui mancano pochi anni per arrivare alla pensione. Si punta a salvaguardare soprattutto i lavoratori che hanno iniziato a lavorare precocemente, sin dai 15-16 anni. Possibile un ulteriore alleggerimento delle penalizzazioni per gli under 62 che decidono di lasciare il lavoro attraverso il sistema contributivo (con 42 anni e 1 mese di anzianità per gli uomini e 41 anni e un mese per le donne).
E a proposito della riforma previdenziale il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero (nella foto) ha dichiarato che nessun ordine o ente previdenziale può chiamarsi fuori dalla riforma, in virtù del fatto che gli enti previdenziali degli ordini (quello dei giornalisti in primis) non hanno la sostenibilità per poter adempiere ai propri fini istituzionali. Il ministro ha inoltre sottolineato che proprio l'ordine dei giornalisti, grazie alla vicinanza politica, ha goduto di numerosi privilegi.
Pronte le risposte dei vertici delle associazioni giornalistiche che vogliono in tutti i modi scongiurare ogni vento di riforma, anche perché i conti degli ordini sono a posto e pertanto non necessitano di aggiustamenti.
Stampa Democratica, corrente sindacale dei giornalisti nata nel 1978, considera una gaffe l'affermazione del ministro Fornero secondo cui i giornalisti godrebbero di 'privilegi” in campo previdenziale. «Se fossimo privilegiati - si legge in una nota - avremmo pensioni superiori ai contributi versati, coperte almeno in parte a carico della fiscalità generale. Come accade, per intenderci, con i parlamentari e i politici in genere. Al contrario l'Inpgi è vissuto, vive e vivrà esclusivamente con i denari versati dai giornalisti, e da essi soltanto. Anzi, supplisce a funzioni dello Stato quando, nelle crisi aziendali, copre i costi di cassa integrazione e prepensionamenti; quei costi che in tutti gli altri settori sono a carico della collettività. Se l'errore in cui è incorso il ministro Fornero non nasce da fini propagandistici, i giornalisti potranno far valere in tutte le sedi la positività delle proprie gestioni autonome, e garantire perciò la difesa dell'istituto previdenziale di categoria».
«Le dichiarazioni fatte dal ministro Fornero - ha affermato il presidente dell'Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino (nella foto accanto) - sono molto gravi. Nascono in tutta evidenza da informazioni che le vengono fornite da chi nulla sa del lavoro dei giornalisti oggi. Parlare di privilegi guadagnati grazie ad una collusione con la politica, vista come il male assoluto, significa fare affermazioni lontane mille miglia dalla mortificante realtà in cui operano migliaia di giovani che onorano il dovere costituzionale di garantire ai cittadini il diritto all'informazione. L'Ordine dei giornalisti e gli altri istituti di categoria non si sottrarranno al dovere di fornire al ministro informazioni corrette così da risparmiarle il rischio di ripetere le cose sbagliate dette oggi», ha concluso Iacopino.
In ogni caso il decreto 201 del 2011, su cui le commissioni bilancio e finanze di Palazzo Madama hanno lavorato sino a tarda notte, sembra inattaccabile ed entro venerdì potrebbe divenire legge (forse ricorrendo al voto di fiducia). Anche il sottosegretario Vittorio Grilli ha confessato che per ora non vi è spazio per i correttivi, ma in futuro potrebbero esserci delle modifiche. Queste modifiche potrebbe confluire anche all'interno del milleproproghe, anch'esso in dirittura di arrivo.