Durante i secoli di dominio dell'Impero romano uno dei problemi maggiori per la sua organizzazione e il suo funzionamento era la sicurezza nei viaggi e nei movimenti da una parte all'altra dei confini dei suoi cittadini e delle merci. A tal proposito l'efficente macchina organizzativa romana escogitò un sistema di segnali che avvisavano i viandanti che oltre quella soglia viaggiavano a loro rischio e pericolo.
Sostanzialmente i segnali erano due: "Hic sunt leones" se si viaggiava a sud delle province nord africane; e "Hic sunt barbari" se ci si avventava oltre i coinfini della Gallia cisalpina allora romanizzata.
Oggi a sud, purtroppo, i leoni non ruggiscono più relegati in parchi safari tipo Disneyland appesantiti dal junk food turistico. A nord invece i barbari hanno trasformato le loro locande vichinghe impregnate di carni alla brace, di birra e sidro, in moderni ristoranti dai nomi evocativi... Hanno lanciato la sfida gastronomica alle vecchie locande dell'impero...
Alcuni di loro hanno realmente, a mio avviso, rivisitato alcuni ingredienti consumati dalle antiche popolazioni barbare, il numero uno di questi moderni "cuochi barbari", un certo Renè Redzepi, ha elaborato piatti come capesante secche con noci di faggio, pelle di latte con orzo cotto e sciroppo di betulla, mele al malto.
Tutte ricette che mi fanno pensare agli hobbit del "Signore degli anelli", ai barbari come Conan o Gandalf che, in fuga dai nemici, bevono sciroppo di betulla e mangiano le capesante che vanno essiccate per forza perché un tempo non esistevano i frigoriferi. E poi lo stoccafisso e le sardine, che però sono già ingredienti 'normali”.
Alla fine della nostra storia possiamo dire che a sud della Gallia cisalpina la storia si ripete: loro, i barbari hanno messo un cartello che avvisa i viaggiatori: "Hic sunt pizzaioli". Ma almeno noi le capesante le mangiamo fresche appena pescate, ma come si dice: 'De gustibus non disputandum est”. Prosit.