Ancora qualche intoppo sulla nuova 'formula” dell'apprendistato. Dopo un confronto, il nuovo testo unico sull'Apprendistato non ha messo tutti d'accordo o meglio non del tutto. Se le parti sociali, Cisl, Cigl e Confartigianato hanno firmato l'accordo, la Confcommercio, sostenuta dalla Fipe, è rimasta contraria.
I punti fondamentali del Testo unico dell'apprendistato prevede un contratto di lavoro a tempo indeterminato che punti alla formazione e all'occupazione dei giovani in base a 3 tipologie, ovvero: apprendistato per la qualifica professionale; apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere; apprendistato di alta formazione e ricerca. La disciplina del contratto è rimessa ai contratti collettivi di lavoro stipulati a livello nazionale mentre per quanto riguarda l'applicazione delle norme sulla previdenza e assistenza sociale obbligatoria, gli apprendisti devono avere: assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, contro le malattie, contro l'invalidità e vecchiaia; maternità e assegno familiare. Possono essere assunti in tutti i settori di attività, pubblici o privati.
Dal canto suo la Confcommercio ha spiegato la mancata firma con «la condivisione di un principio che sanciva una distinzione di durata del contratto di apprendistato, a parità di figure professionali, tra l'artigianato e tutti gli altri settori economici. Naturalmente Confcommercio è disposta a sottoscrivere l'Intesa che di nuovo verrà sottoposta alle parti sociali qualora, al termine dell'iter parlamentare, si introducano correttivi al testo idonei a garantire la parità di trattamento a tutti i settori economici».
«Pieno sostegno alla posizione assunta da Confcommercio che non ha sottoscritto l'intesa proposta alle parti sociali dal ministro del Lavoro – ha dichiarato il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani - perché è inaccettabile la condivisione di un principio che sancisce una distinzione di durata del contratto di apprendistato, a parità di figure professionali, tra l'artigianato e tutti gli altri settori economici».
Si tratta di una diversificazione che per Fipe, la federazione che rappresenta il mondo del pubblico esercizio offre il destro per politiche aggressive nella occupazione di spazi contigui a quelli dei pubblici esercizi, soprattutto nei settori della ristorazione, della pasticceria e della gelateria, e alimenta fenomeni di dumping tra le imprese seconda dell'inquadramento dell'azienda di appartenenza e non del percorso formativo.
«Ci auguriamo - ha proseguito il presidente Stoppani - che il Governo voglia tener conto delle voci di dissenso che, insieme a Confcommercio, altre confederazioni hanno espresso, introducendo i correttivi necessari per ristabilire una parità di trattamento tra tutti i settori produttivi».