Mentre per il fine settimana della santificazione di Giovanni Paolo II è registrato il tutto esaurito già da molto tempo, gli italiani non sembrano propensi a spostarsi da casa per le festività pasquali come avveniva in passato. Forse perché l'evento della consacrazione più atteso e voluto dagli italiani è subito a ridosso della festività religiosa tradizionale, forse perché le risorse economiche sono ancora centellinate, la Resurrezione 2011 sembra essere vissuta più sotto tono. E si è disposti a rinunciare alla vacanza e addirittura alla gita fuori porta di un giorno per Pasqua e per Pasquetta pur di partecipare al momento eccezionale e irripetibile più sentito dai cattolici.
«La massima elevazione del Santo Padre che ha lasciato nel suo pontificato un segno fortissimo - è il commento di Lino Stoppani, presidente Fipe - sta facendo rivivere nelle famiglie l'evento della Resurrezione nella sua natura più modesta e riflessiva. Spero però che a questo non si sommi una difficoltà economica delle famiglie che ci allontanerebbe da una ripresa di cui tutto il paese ha bisogno».
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Da un'indagine realizzata da Axis Research su incarico di Fipe-Confcommercio, che ogni anno fotografa scelte e comportamenti sociali, emerge che domenica prossima sarà occasione di un viaggio vero e proprio di vacanza solo per il 7,3% circa degli italiani e che di questa piccolissima percentuale, il 90% rimarrà in Italia.
Il 29,2% si concederà almeno una gita quotidiana, dunque senza pernottamento, mentre il rimanente 63,5% (+1,5% sull'anno scorso) non varcherà l'uscio domestico, lasciando però aperta la porta per amici e parenti. Fra quelli che si concederanno la gita di un giorno, il ristorante viene scelto dal 6%. Si tratta comunque di 3,6 milioni di persone, fondamentalmente nuclei familiari composti da nonni, genitori, e figli. In pratica, andranno al ristorante il 6,5% di tutti gli italiani con oltre 64 anni; il 7,5% di tutti i 45-54enni e il 6,5% degli giovanissimi fra i 18 e 24 anni.
In questo contesto risulta che la scelta del 'fuori casa” è preferita con valori sopra alla media nel Nord e Centro Italia. Questi che sceglieranno il ristorante, si orienteranno per un menu tutto compreso proposto dal ristoratore (solo il 29% sceglierà alla carta) per una spesa di valore medio familiare da 98 euro e un aggregato da 140 milioni.
Nell'ordinazione non mancheranno agnello, uova, colomba, e uovo di cioccolato. Pietanze tradizionali, ma con l'aggiunta di qualche primizia come fragole e asparagi, anche per chi mangerà a casa e con la spesa fatta preferibilmente al supermercato. Per i dolci, invece, la scelta sembra ricadere nel 40% dei casi su qualcosa di tradizionale, ma alternativo. E così un dessert della propria zona preso anche in pasticceria è preferito alla classica colomba industriale. Al pranzo solo il 13% degli italiani arriverà comunque dopo una colazione particolarmente abbondante dolce e salata assieme. Alla tavola del primo mattino si siederanno soprattutto i giovani fino a 44 anni e quelli che vivono al Centro (19%) e al Sud (15%).
Neanche il lunedì dell'Angelo sembra diventare occasione di una gita. Molto più della metà (58%) vi rinuncia. Più precisamente, il 49% del campione starà in casa propria, il 7,8% andrà in casa di amici, mentre l'1,2% andrà nel ristorante abituale pur di non rimanere solo. Ne consegue un'attenzione particolare alla spesa come dimostra l'83,5% del campione intervistato che cercherà di contenere il bilancio economico della giornata a un livello uguale se non inferiore a quello dello scorso anno; il 9,5% si concederà una spesa più generosa, mentre il 7% non ha proprio fatto previsioni.
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