Giovani e alcol è una problematica di grande attualità suscitata da una serie di incidenti, con esiti anche tragici, che hanno coinvolto emozionalmente l'opinione pubblica. Purtroppo come troppo spesso accade nel nostro Paese la reazione non è stata razionale e ragionata, ma dettata dalla necessità di identificare un colpevole - per far credere di agire in modo tempestivo - della serie 'Sbatti il mostro in prima pagina” come recitava un magnifico film di qualche decennio fa. Individuato il presunto colpevole, non si va per il sottile a valutarne le conseguenze e troppo spesso alla base delle azioni intraprese vi sono genericità, superficialità e frettolosità.
Di questi temi si è discusso con Vito Intini (nella foto), il pro-presidente dell'Onav cui era stato chiesto il pensiero dell'Associazione su un argomento di scottante attualità come il rapporto tra giovani e vino. «è un tema di tale importanza e complessità - ha precisato Intini - da essere l'argomento del prossimo Congresso nazionale dell'Onav programmato nei giorni 12-14 maggio a Siracusa. Il nostro presidente (Giorgio Calabrese, noto nutrizionista, ndr) - ha soggiunto - si occupa molto di questo problema anche dal punto di vista professionale, considerando i diversi effetti del vino nelle fasi evolutive dei ragazzi e dei giovani, ma ritiene che occorra sempre agire "cum grano salis", come dicevano i Romani».
è inoltre evidente che la maggior parte degli incidenti avviene dopo serate in cui allo sballo dei giovani concorrono diversi fattori tra i quali l'eventuale vino è certamente quello con minore incidenza: non possiamo di certo paragonare l'apporto alcolico di un bicchiere di vino con quello di un superalcolico o di un cocktail squilibrato. Senza considerare altre cause forse più decisive.
è ovvio che i problemi connessi alla sicurezza debbano essere affrontati dal legislatore con normative e strumenti semplici e che la percentuale di pericolosità del tasso alcolico non possa tener conto della struttura fisica delle persone o della loro educazione al bere. L'Onav non ha mai discusso o contestato l'adozione del parametro 0,5 al di là del quale far scattare sanzioni - nemmeno lievi quali il ritiro della patente e il sequestro della macchina - che possono avere drammatiche conseguenze su chi ad esempio usa l'auto come strumento di lavoro.
Non ha mai posto l'accento sugli effetti che tali provvedimenti stanno avendo nella ristorazione che denuncia un forte - se non drammatico - calo del consumo di vino da parte dei clienti, ritenendo che anche i ristoratori debbano creare condizioni favorevoli all'ordine di una o più bottiglie. La flessione nel consumo di vino al ristorante colpisce un comparto produttivo che fino a oggi ha contribuito in modo notevole al Pil garantendo anche un livello occupazionale non indifferente.
Problema grave, ma in questo momento secondario rispetto alla certezza dei rilievi compiuti con l'etilometro. Si sono infatti verificati recentemente diversi casi - come ha illustrato alla nostra testata Vito Intini - in cui cittadini fermati dalle Forze dell'Ordine e sottoposti all'etilometro siano apparsi con un tasso superiore allo 0,5 e quindi colpiti dalle sanzioni il cui effetto è immediato. Avendo fatto subito ricorso a una struttura sanitaria per la verifica sono invece risultati entro il limite consentito. Sembra che della questione si stia occupando la Magistratura.
«All'Onav preme sottolineare - e sarà anche questo argomento del prossimo Congresso come ha annunciato Intini - che gli strumenti di verifica siano perfetti e controllati ogni volta che se ne predispone l'utilizzo: lo 0,01% è un'inezia, ma può rovinare una persona. Altrimenti occorre prevedere una razionale tolleranza che bilanci i possibili errori della macchina». Non roviniamo inseguendo l'intolleranza e la visceralità delle emozioni uno dei fiori all'occhiello della nostra economia.