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Bufala Campana
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Promozione a senso unico L’Italia deve aprirsi a nuovi mercati

Il cuoco Emanuele Esposito esamina il problema della promozione dei prodotti agroalimentari made in Italy all'estero. Evidenzia la necessità di un rilancio serio da parte del ministero delle Politiche agricole e di quello dello Sviluppo economico per un maggiore supporto tecnico e burocratico

 
03 novembre 2010 | 18:20

Promozione a senso unico L’Italia deve aprirsi a nuovi mercati

Il cuoco Emanuele Esposito esamina il problema della promozione dei prodotti agroalimentari made in Italy all'estero. Evidenzia la necessità di un rilancio serio da parte del ministero delle Politiche agricole e di quello dello Sviluppo economico per un maggiore supporto tecnico e burocratico

03 novembre 2010 | 18:20
 

Emanuele EspositoEmanuele Esposito (nella foto), executive chef del complesso 'Il Villaggio” a Jeddah (Arabia Saudita), esamina il problema della promozione dei prodotti agroalimentari italiani all'estero.

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L'Italia è un grande Paese, democratico, liberale ma soprattutto talmente grande che si permette il lusso di fare promozione solo in certi Paesi, per non sbagliare. In questi giorni mi sono fatto un giro per internet, cercando di capire qual è la reale situazione dell'export italiano: al contrario di quello che ci vogliono far credere non stiamo bene. Se togliamo dai dati paesi come Germania e Usa ci renderemo conto che l'Italia esporta meno rispetto ad altri Paesi europei. Non prendiamoci in giro, chiediamo i dati ai consorzi. Quindi io mi domando: il fior fiore dei milioni di euro che il ministero delle Politiche agricole spende nella promozione dove vanno? Ma soprattutto siamo sicuri che li spediamo nei Paesi giusti?

Ci siamo mai chiesti se non sia il caso di cambiare rotta? Magari investire nei Paesi del Medio Oriente? O magari in India? Siamo sicuri che Paesi come la Cina, il Giappone e gli Usa ci ripagano degli sforzi che facciamo? Troppe domande... In termini economici vuol dire perdita di produttività, e io credo che nel bilancio finale siamo in forte perdita: non a caso in giro ci sono prodotti COPIATI, e mi riferisco in particolar modo ai Paesi emergenti, cosiddetti.

Se la Ferrari apre ad Abu Dhabi un grande centro telematico, questo vuole dire che i prodotti italiani in quell'area sono ben apprezzati. Il problema sono le grosse difficoltà doganali e i prezzi non competitivi: è inutile che le aziende italiane usino la logica solo della vendita, devono capire i mercati internazionali, informarsi su usi e costumi, per questo si sono creati gli uffici Ice, o sbaglio?

Se un'azienda italiana mi vende il prodotto allo stesso prezzo a cui lo vendo in Cina, negli Usa o in Kuwait, vuole dire che l'azienda stessa non ha la percezione del mercato. Le aziende italiane devono smetterla di lavorare in questa maniera. Prima di fare accordi commerciali, che si informino sui mercati. E basta con queste frottole e chiacchiere da bar, è inutile, l'export italiano soffre, è malato e va curato con misure urgenti e serie. Il ministero delle Politiche agricole, come quello dello Sviluppo economico, deve aprirsi a nuovi scenari, a nuovi Paesi. Siamo seri, quanti prosciutti e Parmigiano Reggiano esportiamo in Cina, Usa e Giappone?

Cari Ministro Galan e on. D'Urso, smettiamola con queste frottole, smettiamola con questi marchi 'Ristorante italiano”, ormai di queste sigle siamo pieni, l'Italia ha bisogno di un serio rilancio, e queste sigle servono ben poco agli operatori che vivono all'estero. Quello che serve è il supporto tecnico e burocratico. Si facciano dire per importare i prodotti italiani nel Medio Oriente i salti mortali che si devono fare. Perché ancora oggi dopo mille e mille incontri fatti con i russi non riusciamo ad esportare il Parmigiano Reggiano in Russia?

O ci impegniamo seriamente o saranno i cinesi i veri detentori della Cucina italiana.

Emanuele Esposito



© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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