Franco Manzato (nella foto), classe 1966, è stato nominato vicepresidente della giunta regionale del Veneto con deleghe all'Agricoltura e al Turismo nel 2008 ed è poi stato rieletto consigliere regionale nelle consultazioni elettorali del 2010 nel gruppo Liga veneta - Lega Nord, ricoprendo la carica di assessore all'Agricoltura (per approfondire la biografia vedere l'articolo correlato, ndr). Per lui e per il Veneto, l'agricoltura è un settore identitario, culturale prima ancora che semplicemente produttivo. Ed è un'identità alla quale non è possibile rinunciare: pena un impoverimento generale. Vediamo quali sono i suoi progetti in materia.
Qual è la situazione dell'agricoltura veneta?
Bisognerebbe prima metterci d'accordo su cosa si intende per 'situazione dell'agricoltura”. In termini di produzione agricola, infatti, in Veneto lo stato di salute del settore è molto buono: produciamo in quantità e qualità in tutti i segmenti del primario: dal latte alla zootecnia da carne (dove primeggiamo a livello nazionale nell'allevamento di avicunicoli, vitelloni e vitelli da latte, ma siamo nei primi piazzamenti anche per formaggi e suini); l'orticoltura è un nostro vanto, la frutticoltura è anch'essa di alto livello; sul vino non temiamo rivali quanto alla varietà, qualità e tipicità, e così via.
Va però malissimo se guardiamo al reddito delle imprese, in costante e pesante calo specie nell'ultimo biennio. Ed è questo che ci interessa come Regione: la redditività delle imprese, senza la quale l'attività agricola è destinata ad affievolirsi, con tutti i risvolti negativi sul territorio e sulla nostra stessa identità, per gli altri ruoli che l'impresa rurale svolge nel territorio. Perché per noi, per il Veneto, l'agricoltura è un settore identitario, direi culturale, prima ancora che semplicemente produttivo. Ed è una identità alla quale non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo rinunciare, pena un impoverimento generale. La nostra contrarietà all'agricoltura mondializzata e agli ogm nasce da qui. è una pura illusione di chi ha tantissimi ettari di terreno pensare di guadagnare di più con gli organismi geneticamente modificati. Produrre cosa? Per chi? Come? Le stesse cose che nel resto del mondo si producono a costi stracciati? E noi cosa daremmo ai nostri figli, e cosa proporremmo ai nostri turisti, ai consumatori di tutto il mondo? Dove finirebbe il vero valore aggiunto? Non avremmo più neppure la proprietà delle sementi. E per chiunque abbia assaggiato un po' di polenta Maranello o Sponcio questo discorso dovrebbe essere ovvio.
Il calo dei redditi non dipende dal fatto che non siamo moderni, ma ha una causa precisa: la crisi economica e la speculazione finanziaria hanno fatto sì che le perdite del sistema agroalimentare venissero scaricate sugli imprenditori agricoli e sui consumatori, che sono gli anelli più deboli della catena. Nello stesso tempo l'impresa agricola non è come le aziende manifatturiere: non si può fermare il lavoro, andare in cassa integrazione, licenziare, ma solo tener duro e fare buon viso a cattivo gioco. è così accaduto che i prodotti sono stati venduti dagli agricoltori a prezzi sempre più bassi, senza che ne sia derivato ai consumatori alcun beneficio, visto che i prezzi al consumo sono di massima saliti. Il valore intermedio tra costo di vendita e prezzo di acquisto è rimasto alla distribuzione.
Quale agricoltura ci riserverà il futuro?
Io sono sicuro che l'agricoltura veneta del futuro ci riserverà ancora tantissimi vini Doc e Docg di ogni tipo, tantissimi prodotti Dop e Igp che fanno della nostra regione la più ricca miniera di sapori d'Europa, tantissimi prodotti tipici, per i quali spero non solo il mantenimento delle attuali posizioni spesso di nicchia, ma un allargamento. Per questo abbiamo operato e stiamo operando per assicurare reddito alle imprese, con l'auspicio che passi al più presto la bufera economica mondiale, causata da una finanza che ha illuso molti, premiato solo gli speculatori e ha fatto invece moltissime vittime tra i risparmiatori, le famiglie e, appunto, tra le piccole e medie imprese, che sono le più esposte alle strette finanziarie, anche se spesso sono le più efficienti e competitive.
Come Regione ci siamo adoperati fin dai primi segnali di crisi, ancora un anno e mezzo fa, per attivare misure cuscinetto capaci di consentire alle imprese di transitare con il minimo dei danni attraverso questa fase, che farà sentire i suoi effetti negativi e perversi ancora a lungo. Abbiamo previsto prestiti agevolati di conduzione e prestiti a medio termine, oltre ad interventi di sburocratizzazione. Abbiamo pure rimodulato lo sviluppo rurale, con un aumento del 'peso” dei contributi a fondo perduto, portati al 40% e, a certe condizioni, al 50, con attenzione ai giovani e ai progetti di filiera.
Quel che è certo è che dobbiamo tener duro: il Veneto ha molto da dare al mondo e intende continuare a farlo
Qual è la sua mission?
La mia mission, a questo punto, è una sola: assicurare più reddito alle imprese e, attraverso esse, al territorio. Questo significa garantire valore aggiunto e soprattutto vendere, vendere bene, vendere ovunque in forma riconoscibile la qualità dell'agricoltura e dell'agroalimentare del Veneto.
Ha qualche sogno nel cassetto?
è un sogno? Non lo so, e non è neppure nel cassetto, ci sto lavorando da almeno due anni: vorrei che, quando una massaia, un pensionato, uno studente, un turista entra in un negozio d'alimentari del Veneto, d'Italia o d'Europa, sia esso piccolo oppure un grandissimo supermercato di società internazionale, possa vedere la stella a colori del Veneto della qualità, affiancata dal Leone di San Marco e dalla scritta 'Veneto. Tra la terra e il cielo”, sapendo che sotto quell'insegna trova la qualità, la varietà, le garanzie e la bontà delle nostre produzioni. E spero che questo possa avvenire anche nei ristoranti: dalla trattoria di contrada al locale 'stellato”.
Articolo correlato:
Agricoltura in Piemonte e Veneto La Lega detta legge