Carnaroli, Arborio, Vialone Nano, Baldo. Roma, S.Andrea sono le varietà di riso che occupano, oltre alle pagine di molti quotidiani, anche gli scaffali dei nostri supermercati. Il disegno legge che dovrà regolamentarne il commercio ha evidenziato delle incongruenze, o meglio una pratica, che ormai è diventata una regola, cioè di definire con il nome delle varietà storiche quelle di recente costituzione. E stiamo parlando del Karnak chiamato impropriamente Carnaroli, Volano chiamato Arborio, Roma e Baldo chiamati Elba. Il consumatore più attento ed informato si orienta per il suo acquisto ai negozi specializzati o direttamente ai produttori e quindi la qualità e la rispondenza di quello che desidera è garantita, ma è così per tutti? Molti altri si rivolgono alla grande distribuzione che da molti anni pubblicizza la sua sensibilità verso il consumatore. Ma siamo proprio sicuri che il contenuto delle confezioni risponda a quanto scritto sulla etichetta di vendita? E che la provenienza del prodotto sia veramente italiana?
Domande non banali considerando che il vuoto legislativo attuale permette un po' di questi taroccamenti ( come è sempre successo per l'olio di oliva) e non è che la riforma attualmente in discussione migliorerebbe le cose, anzi...
Nell'organizzazione dei principali gruppi distributivi italiani e in quello della ristorazione commerciale esiste una struttura, chiamata di assicurazione della qualità, ideata proprio per garantire il consumatore che quello che acquista è stato controllato, soprattutto quando si tratta di private label.
Tutto il Karnak e Volano che viene prodotto viene confezionato e venduto, ma come? Ed i controlli come sono effettuati? Su cosa si basano gli strumenti di garanzia?
Forse con tutte le doverose informazioni che stiamo dando al nostro pubblico di lettori, adesso molti si spiegheranno perchè quel loro risotto non riesce più tanto bene come una volta! E magari non mantiene la cottura...
Dal 1971, quando la rubrica Carosello della Rai ha trasmesso la prima pubblicità sul riso, molto è cambiato, sicuramente il profilo e la conoscenza del consumatore, ma anche il marchio non è più sinonimo di successo ai fornelli e di qualità, ma di uniformità. Purtroppo verso il basso. Una tendenza che va invertita decisamente a partire da una revisione radicale della riforma attualmente in discussione in Parlamento e che il Senato deve modificare rispetto al testo varato dalla Camera su pressione degli industriali interessati ad abbassare la diversità e rendere tutto più uniforme, ma verso il basso.