Le distorsioni evidenziate per la pasta interessano altri settori dell'agroalimentare dove i prezzi riconosciuti agli agricoltori in campagna che si sono ridotti in media dell'11,1% nel 2009, ma al consumo nello stesso arco di tempo si è verificato un aumento medio dell'1,8% per i prodotti alimentari che sono cresciuti peraltro più del doppio dell'inflazione. è quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat ed Ismea relativi al 2009, svolta in occasione della convocazione dei produttori di pasta da parte del garante dei prezzi Roberto Sambuco che ci si augura possa intervenire in altri settori.
Nelle campagne la riduzione nel 2009 ha interessato principalmente i cereali, i cui prezzi hanno subito una flessione del 28,2% e i vini, in calo del 19,5%, ma contrazioni significative sono state registrate anche per la frutta (-13,4%), per l'olio d'oliva (-13,2%), per il latte (-11,4%) e per i suini (-6,0%). A differenza i prezzi di vendita al consumo durante l'anno sono state in aumento per tutte le categorie di prodotto con l'eccezione delle patate, del burro, dell'olio di oliva e delle zucchero. In particolare è aumentata del 3,4% la pasta, del 2,8% il vino, del 2,2% la frutta, dell'1% la carne di maiale e il pane mentre è rimasto invariato il latte
I consumatori italiani non hanno potuto beneficiare della forte riduzione dei prezzi agricoli, che rischia invece di provocare l'abbandono delle campagne, a causa delle inefficienze e delle speculazioni lungo la filiera agroalimentare che sono costate, a cittadini ed imprese agricole, 5,8 miliardi nel 2009 per effetto dell'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari nonostante il forte calo nei prezzi delle materie prime agricole.
Pochi centesimi pagati agli agricoltori nei campi diventano euro al consumo con il risultato di un aumento della forbice nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola durante il quale i prezzi degli alimenti moltiplicano oggi in media cinque volte. Si tratta di un forte ostacolo alla ripresa economica in un Paese dove quasi un euro su quattro si spende per la tavola con gli acquisti di alimentari e bevande che ammontano complessivamente a 215 miliardi di euro all'anno (dei quali 144 a casa e 71 per mangiare fuori), con l'agroalimentare che svolge peraltro una funzione da traino per l'intero Made in Italy all'estero.
Con le distorsioni e le speculazioni di filiera, che hanno provocato un crollo dei prezzi pagati agli agricoltori, si sono ridotte del 25% le semine di grano duro destinato alla produzione di pasta italiana, che interesseranno quest'anno probabilmente una superficie di terreno attorno al milione di ettari Afferma la Coldiretti, in occasione della convocazione dei produttori di pasta da parte del garante dei prezzi Roberto Sambuco, nel sottolineare che nonostante l'aumento del 3,4% del prezzo di vendita della pasta si è verificato il crollo delle quotazioni dei cereali che si sono ridotte del 28,2% durante il 2009.
Il risultato è stato un ulteriore aumento della forbice dei prezzi tra produzione e consumo con la pasta che viene venduta in media a 1,4 euro al chilo mentre il grano viene pagato agli agricoltori appena 0,18 euro al chilo, con un ricarico di ben cinque volte tenendo conto delle rese di trasformazione.
Nonostante le distorsioni gli acquisti familiari di pasta di semola in Italia in quantità sono rimasti pressoché stabili (+0,1%) secondo le previsioni Ismea, con il primato degli italiani nel consumo che è fissato attorno ai 26 chili a persona, tre volte superiore a quello di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quello di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quello di un giapponese.
In Italia sono consumati oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta, per un controvalore di 2,8 miliardi di euro, ma con il crollo delle semine d grano italiano la Coldiretti chiede che venga resa obbligatoria l'indicazione di origine del grano sulla per evitare che venga spacciato come italiano quello ucraino o canadese.
«Ciò che si è verificato nel settore dei prezzi della pasta è speculazione allo stato puro». Ha affermato il presidente Codacons, Carlo Rienzi, commentando i dati emersi al tavolo convocato al ministero dello Sviluppo con le associazioni di categoria. «Il ricarico del 400% dal campo alla tavola, assieme al cartello nei listini, rappresenta una vergogna di cui i produttori dovranno rispondere. Il Codacons sta infatti studiando una class action contro i pastai, volta a far ottenere ai consumatori il rimborso della maggiori somme pagate a causa dell'odiosa speculazione messa in atto dalle aziende. A tal fine - prosegue Rienzi - invitiamo i cittadini a conservare fin da ora gli scontrini di spaghetti, penne, rigatoni e altre tipologie di pasta acquistate».
L'associazione critica inoltre il ministero dello Sviluppo economico, che ha invitato oggi al tavolo i produttori e i commercianti, escludendo i consumatori. «è assurdo sentire solo le ragioni di una parte, escludendo chi alla fine subisce un danno dalla formazione assolutamente anomala dei prezzi al dettaglio - conclude Rienzi -. Così il ministero dimostra di essere unicamente dalla parte delle aziende e dei produttori! Per questo organizzeremo delle forme mirate di boicottaggio, fino ad arrivare allo sciopero della pasta per far sentire le ragioni dei cittadini stanchi di subire rincari ingiustificati dei prezzi».
All'audizione convocata dal Garante per la sorveglianza dei prezzi Roberto Sambuco, relativa a "La pasta - dal costo industriale al prezzo al consumo" ha partecipato anche Italmopa, associazione industriali mugnai d'Italia. Nel corso dell'incontro, il presidente dell'Italmopa Umberto Sacco ha evidenziato l'estrema concorrenzialità e l'efficienza dell'Industria della prima trasformazione, elemento quest'ultimo che costituisce un'assoluta garanzia per il consumatore. Nell'ambito della riunione sono stati forniti esaustivi chiarimenti circa l'andamento e il processo di formazione delle quotazioni della materia prima frumento duro e della semola di frumento duro. Il percorso di collaborazione sui temi affrontati nella tavola rotonda proseguirà nel corso delle prossime settimane.
«L'indagine su tutta la filiera della pasta è iniziata. Abbiamo chiesto i dati sull'andamento dei prezzi e continueremo a chiederli». Roberto Sambuco, garante per la sorveglianza dei prezzi, ha chiuso così l'incontro al ministero dello Sviluppo economico con i rappresentanti di tutte le associazioni di categoria coinvolte. «Il confronto è solo all'inizio. I dati stilati dall'Osservatorio dicono che rispetto al novembre del 2008 il prezzo al dettaglio della pasta è sceso mediamente del 5,7%, mentre il calo della semola di grano duro è stato del 18,9% e quello del frumento duro del 22,7%.
Non solo: «L'analisi dei prezzi medi in alcune città capoluogo evidenzia che la fine dello shock delle materie prime - si legge nello studio - ha determinato una sensibile riduzione del prezzo medio della pasta semola di grano duro tra il 2008 ed il 2009. I livelli attuali sono pero' fermi intorno a valori sensibilmente superiori a quelli del 2007 e del 2006. Tra novembre 2008 e novembre 2009 il prezzo medio della pasta di semola è in flessione in tutte le città osservate: le riduzioni più significative sono quelle di Palermo (-0,19 euro), Milano (-0,11 euro) e Bari (-0,10 euro). Rispetto allo stesso mese del 2006, i prezzi medi sono significativamente cresciuti in tutte le piazze: i piu' elevati incrementi hanno interessato Roma (+0,59 euro), Milano (+0,52 euro) e Torino (+0,50)». All'incontro di oggi hanno partecipato, tra gli altri, i rappresentanti di Federalimentare, Confapi, Confcommercio, Confesercenti, Anc-Conad Ancc-Coop, Unioncamere e Ismea.
Non si può negare l'evidenza
«La sfacciataggine non manca all'associazione dei pastai che continua a negare il cartello sui listini». Lo dichiara Massimiliano Dona, segretario generale dell'Unione Nazionale Consumatori. «Un atteggiamento quello di Massimo Menna, presidente dell'Unipi, che offende i consumatori, l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e la magistratura amministrativa che ha già confermato la sussistenza di un accordo anticoncorrenziale tendente a tenere illegittimamente alto il livello dei prezzi della pasta nonostante la riduzione dei costi della materia prima».
«I consumatori sono alla mercé degli imprenditori che negano l'evidenza processuale con la compiacenza dei giornali amici - dichiara Dona - riferendosi ad una notizia apparsa ieri sul Sole 24 ore che faceva riferimento ad un «sospetto» cartello sui prezzi. La verità accertata fino ad oggi dall'Antitrust e confermata dal Tar - conclude Dona - non può essere bistrattata da chi si ostina a negare l'evidenza».
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