Le recensioni false su ristoranti e hotel non saranno più consentite: TripAdvisor è avvertita! Così come Google e le altre piattaforme che finora hanno tollerato, se non favorito, la diffusione delle fake news. Il Governo italiano ha finalmente deciso di intervenire per mettere fine a pratiche vergognose e spesso al limite della legalità. Con il pagamento di recensioni fittizie e il lassismo delle piattaforme, si è alterata la reputazione di troppe imprese e compromessa la libera concorrenza.
Ci sarà più personale per controllare le piattaforme che pubblicano recensioni?
Nonostante la legge non sia ancora stata approvata - e i tempi restino incerti - sono già stati delineati gli obiettivi principali, che rispecchiano quanto Italia a Tavola sostiene da almeno 15 anni. Tracciabilità di chi recensisce, con la certezza che abbia effettivamente usufruito di un servizio; sanzioni per chi pubblica notizie false e rimozione delle recensioni false. Questi principi rappresentano una svolta storica, e non è un caso che il TG5, il più seguito telegiornale della sera, abbia dedicato alla questione un servizio in apertura.
La vetrofania creata da Italia a Tavola per la campagna NoTripAdvisor lanciata nel 2015
Dopo anni di indifferenza istituzionale, questa notizia segna un successo importante per chi, come noi di Italia a Tavola, si è battuto contro questa piaga per primo e spesso in solitudine. La nostra soddisfazione è evidente, ma non ci illudiamo: il successo di queste iniziative dipenderà dalla loro applicazione concreta. E qui iniziano le difficoltà.
Il ruolo del governo: tracciabilità, sanzioni e diritto all'oblio
Tra le misure proposte, il disegno di legge per le piccole e medie imprese prevede una stretta sulle recensioni, con l’obbligo di identificarsi e dimostrare l’effettiva esperienza presso il locale recensito. Una soluzione interessante, ma non priva di criticità: come si garantirà l’autenticità delle prove? Soluzione proposta: assicurare un meccanismo di verifica efficace che rispetti la privacy. Lo scontrino è un’opzione, ma richiede linee guida chiare per evitare abusi nel trattamento dei dati.
Il divieto di compravendita di recensioni e l’innovativa introduzione del “diritto all’oblio” rappresentano ulteriori passi avanti per chi subisce danni da recensioni false o da contenuti offensivi e vecchi di oltre due anni. L’esempio della “cattiva pizza” di Massimo Bottura (che in realtà non fa pizze) rivela come la disinformazione possa colpire anche i grandi professionisti.
Soluzione proposta: definire in modo puntuale i criteri per la rimozione delle recensioni e stabilire procedure rapide per segnalare contenuti lesivi, così da non dover ricorrere ogni volta a lunghi processi legali.
La possibilità di rimuovere giudizi negativi più vecchi di due anni - specialmente se diffamatori o provenienti da autori non verificati - è una misura che potrebbe ridurre i danni subiti da molte attività.
Criticità e sfide: la privacy e l’efficacia dei controlli
Qui si apre però la questione critica dei controlli. Le sanzioni, che possono arrivare fino a 10 milioni di euro, sono certamente un deterrente. Ma senza un sistema di monitoraggio serio e risorse adeguate per la verifica, il rischio è che restino solo un proposito sulla carta. Servono verifiche puntuali, svolte da entità come la Polizia Postale o la Guardia di Finanza, e l’uso di intelligenza artificiale per individuare pattern sospetti nelle recensioni. Solo un sistema di monitoraggio continuo potrà dare senso alle sanzioni previste.
Soluzione proposta: aumentare il personale dedicato ai controlli, formare squadre specializzate nell’analisi dei dati e impiegare algoritmi di machine learning per rilevare recensioni anomale (ad esempio, un numero elevato di recensioni in un breve periodo, testo copiato o ripetitivo, IP collegati).
Arriveranno condanne anche in Italia per le recensioni tarocche?
Le piattaforme sotto accusa: da TripAdvisor a Google
Piattaforme come TripAdvisor hanno a lungo tollerato, se non favorito, recensioni ambigue. Invocare la libertà di espressione non può più essere un paravento: si tratta di un mercato in cui proliferano recensioni “a pagamento” o fasulle. L’obiettivo, ora, è costringere questi colossi a controlli più rigorosi e a politiche di rimozione davvero efficaci.
Soluzione proposta: obbligare le piattaforme a dotarsi di strumenti di moderazione avanzati e a pubblicare report periodici su come gestiscono le segnalazioni. Così si garantisce trasparenza e si favorisce un ecosistema di recensioni più attendibili.
Si deve evitare che le recensioni invece che strumento di valutazione siano a un’arma a doppio taglio. Se da un lato promuovono le attività meritevoli, dall’altro penalizzano chi rifiuta di pagare per recensioni positive.
Servono controlli sulle recensioni
E ciò vale anche per Google che non a caso negli Usa è sotto accusa per monopolio anche delle recensioni. Non è più accettabile che i colossi del web si nascondano dietro una presunta libertà di espressione per giustificare la pubblicazione di contenuti falsi o dannosi. Già dal 2011 a Londra e a Parigi Tripadvisor veniva ad esempio condannata per recensioni false, mentre da noi nei Tribunali si è fatto davvero poco finora.
Cultura della recensione: dall’anonimato al confronto costruttivo
In conclusione, l’intervento del governo è un passo positivo, ma resta solo l’inizio. Come abbiamo sempre sostenuto, è necessario un cambiamento culturale che coinvolga tutte le parti in causa. Le piattaforme devono assumersi la responsabilità delle recensioni che pubblicano, come fanno i giornalisti e le testate registrate. Le recensioni online dovrebbero essere uno strumento di confronto: chi scrive deve sentirsi responsabile di ciò che pubblica, e chi legge dovrebbe sviluppare un sano spirito critico. Serve un equilibrio tra la tutela degli esercenti e la libertà dei consumatori di esprimersi, a patto che l’opinione sia basata su un’esperienza reale.
Soluzione proposta: campagne di sensibilizzazione sia per i consumatori sia per gli operatori, valorizzando la responsabilità e la trasparenza. Così si ridurranno i ricatti e le diffamazioni che oggi inquinano il sistema delle recensioni.
Basta recensioni tarocche
La svolta normativa è un passo importante, ma il successo dipenderà dall’applicazione concreta. Senza un sistema di controlli efficace, senza risorse sufficienti per la vigilanza e senza la collaborazione attiva delle piattaforme, tutto si risolverà in un nulla di fatto. L’obiettivo ultimo resta premiare davvero la qualità e l’esperienza autentica, restituendo al consumatore uno strumento di valutazione credibile e, al tempo stesso, tutelando chi lavora con passione e onestà.