Esiste una cucina italiana "diversa" nel mondo, parzialmente estranea alla nostra tradizione, nata dalla creatività degli immigrati italiani nel mondo, combattuti tra la nostalgia dei piatti di casa e quando poteva essere disponibile nei nuovi mondi. A quelle terre, tra la fine dell’Ottocento e gli anni Settanta del Novecento, avevano legato la speranza di un futuro migliore, con le loro valigie piene di sogni. Il progetto "Le radici della cucina italiana" promosso dal ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale insieme alla storica rivista "La Cucina Italiana" che ne ha promosso la candidatura Unesco, ha voluto celebrare la creatività degli italiani all'estero. Un ciclo di 15 incontri si è svolto nelle sedi Eataly di Roma Ostiense, di Torino Lingotto, di Milano Smeraldo e di Verona, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni e del magazine. I cuochi Eataly hanno guidato un pubblico di appassionati alla realizzazione di due piatti, step by step, con degustazione finale e brindisi, così come nel Regno Unito, in Germania, negli Stati Uniti,in Canada e negli Emirati Arabi Uniti.
paghetti e meatballs: un classico italo-americano
Alla scoperta della cucina italiana degli immigrati
I nostri immigrati, nell'arco di circa un secolo, hanno creato piatti inediti - e tutt'oggi popolarissimi - come gli Spaghetti with meatballs (polpette) in cui all'umile pasta si affianca la preziosa carne, prima riservata alle grandi occasioni, la Chicken parmesan in cui le melanzane alla parmigiana vengono nobilitate dal pollo o la Milanesa alla napolitana, nata in Argentina, contaminazione di tradizioni regionali italiane e frutto di una inevitabile convivialità inclusiva. Oppure gli Spag bol, abbreviazione degli spaghetti alla bolognese, sconosciuti nei nostri ricettari regionali e amatissimi in Australia. Nel cartone animato Lilly e il Vagabondo i cagnetti protagonisti condividono con soddisfazione una porzione di succulenti spaghetti & polpette.
Se la cucina cammina e si evolve con le persone, l'ingegno individuale può diventare in patrimonio collettivo ed è sbagliato ironizzare su questi piatti che non vanno letti come stravaganze straniere. «Al contrario sono profondamente legati alla nostra natura e alla nostra cultura, - ha detto Valentina Vercelli de La Cucina italiana - sono le radici che attraverso i sapori hanno mantenuto viva la memoria e l'affetto per il Paese d'origine».
Spaghetti & meatballs e i classici piatti italo-americano a Eataly Ostiense
A Eataly Ostiense di Roma è stata la chef Rossella Nalin a guidare l'esecuzione di due ricette: Spaghetti with meatballs, con quella autentica della madre di Martin Scorsese - ha assicurato Valentina Vercelli - e Fish and chips, anch'esso piatto meticcio scoperto -sembra- da una famiglia di emigrati di Frosinone e lanciato nel mondo con astute iniziative di marketing cominciate con vendite su banchetti e carrettini.
L'incontro romano è stato molto di più che una lezione di cucina. Valentina Vercelli ha raccontato storie sconosciute di immigrati, della loro vita e di come attraverso il cibo mantenessero vivo il legame con la madrepatria e con i familiari lasciati là. Nelle rare lettere parlavano anche di cibo, oltre che della nuova vita e della loro salute. Emergono intrecci e storie sorprendenti come quella del ragù bolognese: sarebbe stato inventato da un cuoco piemontese dopo l'unità d'Italia, a fine Ottocento, unendo la pasta di origine partenopea al sontuoso ragù nordico di carne: una ricetta simbolo della neonata Italia unita.
Sulla vitalità inesauribile della cucina italiana si è soffermato Andrea Canepari, diplomatico italiano della direzione generale per la promozione del Paese al ministero degli affari Esteri che con la moglie Roberta ha portato la propria esperienza indossando il grembiule e cucinando con la stessa passione degli allievi presenti. «Questo - ha detto - è l'anno del Turismo delle Radici, come ha annunciato il ministro Tajani, per collegare gli italiani sparsi per il mondo attraverso la cucina, uno dei nostri valori identitari piu` sentiti. Vogliamo celebrare quello che gli italiani hanno portato nel mondo e quello che dal resto del mondo possono portare in Italia, creando dei ponti vitali tra continenti e tra passato e futuro. Questo progetto si articola nel mondo con una serie di strumenti didattici in otto lingue come strumento per far conoscere le tante storie di amicizia culinaria e divertendo, cucinando tutti insieme. È un modello sostenibile e sano quello che vogliamo diffondere utilizzando il nostro giacimento enogastronomici e replicheremo il progetto in altre sedi, come scuole di formazione, istituti alberghieri e nel settore della ristorazione».
Nelle cucine di Eataly alla scoperta delle cucina italiani degli emigarti
La storia dell’emigrazione italiana
La grande emigrazione italiana si è articolata in tre ondate: dal 1870 al 1900, alle destinazioni europee, come Francia e Svizzera, si aggiungono quelle Oltreoceano, come l’Argentina, il Brasile e gli Stati Uniti; partono connazionali soprattutto dalle regioni del Nord e del Centro Italia; in particolare, i veneti verso il Brasile, i piemontesi verso l’Argentina e i toscani e i liguri alla volta della California. Dal 1900 al 1930, le destinazioni sono state soprattutto Paesi europei come la Francia, la Svizzera, il Belgio la Germania e il Nord America; le regioni più interessate dal fenomeno sono quelle del Meridione, Sicilia, Campania, Calabria e Basilicata. L'ultima, nel secondo dopoguerra, dalla fine degli anni '40 si è conclusa a metà degli anni '70.