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La Fao lancia l'allarme: fame nel mondo a un livello storico

Allarme Fao: la fame nel mondo nel 2009 raggiungerà un livello storico con 1,02 miliardi di persone in stato di sotto-nutrizione. La crisi economica mondiale e i prezzi alti dei beni alimentari in molti paesi sono le cause principali. Un serio rischio per la pace e la sicurezza nel mondo

 
19 giugno 2009 | 16:37

La Fao lancia l'allarme: fame nel mondo a un livello storico

Allarme Fao: la fame nel mondo nel 2009 raggiungerà un livello storico con 1,02 miliardi di persone in stato di sotto-nutrizione. La crisi economica mondiale e i prezzi alti dei beni alimentari in molti paesi sono le cause principali. Un serio rischio per la pace e la sicurezza nel mondo

19 giugno 2009 | 16:37
 

Jacques DioufLa fame nel mondo nel 2009 raggiungerà un livello storico con 1,02 miliardi di persone in stato di sotto-nutrizione, secondo le nuove stime pubblicate oggi dalla Fao. Questo recente aumento della fame a livello mondiale non è la conseguenza di raccolti non soddisfacenti, ma della crisi economica mondiale che ha ridotto i redditi e aumentato la disoccupazione. Il che ha ulteriormente ridotto le possibilità di accesso al cibo per i poveri, afferma l'agenzia delle Nazioni Unite. «La pericolosa combinazione della recessione economica mondiale e dei persistenti alti prezzi dei beni alimentari in molti paesi ha portato circa 100 milioni di persone in più rispetto all'anno scorso oltre la soglia della denutrizione e della povertà croniche», ha detto il direttore generale della Fao  Jacques Diouf (nella foto).

«Questa silenziosa crisi alimentare, che colpisce un sesto dell'intera popolazione mondiale, costituisce un serio rischio per la pace e la sicurezza nel mondo. Abbiamo urgentemente bisogno di creare un largo consenso riguardo al totale e rapido sradicamento della fame nel mondo, e intraprendere le azioni necessarie ad ottenerlo». «L'attuale situazione dell'insicurezza alimentare nel mondo non ci può lasciare indifferenti», ha aggiunto. Le nazioni povere, ha sottolineato Diouf, «devono essere dotate degli strumenti economici e politici necessari a stimolare la produzione e la produttività del loro settore agricolo. Gli investimenti in agricoltura devono aumentare, perchè per la maggioranza dei paesi poveri un settore agricolo in buone condizioni è essenziale per combattere i problemi della fame e della povertà, ed è un prerequisito indispensabile per la crescita economica generale». Kanayo F. Nwanze«La maggioranza dei poveri e degli affamati nel mondo è costituita dai piccoli contadini dei paesi in via di sviluppo. Ciò nonostante, essi hanno il potenziale non solo per garantirsi la propria sussistenza ma anche per accrescere la sicurezza alimentare e stimolare una più vasta crescita economica. Per rendere effettivo questo potenziale e ridurre il numero di persone vittime della fame nel mondo, i governi, assistiti dalla comunità internazionale, devono proteggere gli investimenti di base nel settore agricolo, in modo da garantire ai piccoli contadini l'accesso non solo a sementi e fertilizzanti, ma anche a tecnologie più adatte, infrastrutture, schemi di finanza rurale e mercati», ha affermato Kanayo F. Nwanze (nella foto), presidente del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad).

La speculazione sulla fame ha bruciato nel mondo quasi 200 miliardi di dollari solo per il grano con le quotazioni internazionali che sono dimezzate in un anno da 10 dollari per bushel (0,37 dollari al chilo) dello scorso anno a poco piu' di 5 dollari per bushel (0,18 dollari al chilo) mentre i prezzi dei prodotti alimentari derivati come pane e pasta hanno continuato ad aumentare nei paesi ricchi ed in quelli poveri. è quanto afferma la Coldiretti, sulla base delle quotazioni al Chicago board of trade, nel commentare le nuove stime pubblicate dalla Fao secondo la quale la fame nel mondo nel 2009 raggiungerà per la prima volta un livello storico con 1,02 miliardi di persone in stato di sotto nutrizione.

«Nonostante il forte calo dei prezzi alla produzione agricola - denuncia la Coldiretti - rimangono alti i prezzi al consumo che rendono ancora più difficile la sopravvivenza del miliardo di affamati. Come dimostra il fatto che, secondo una analisi della Fao, l'andamento dei prezzi al consumo in 58 Paesi in via di sviluppo ha evidenziato che nell'80 % dei casi i prezzi sono più alti dello scorso anno. L'andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è fortemente condizionato dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari in difficoltà a quelli delle materie prime come grano, mais e soia. Manovre finanziarie sul cibo che stanno 'giocando” senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove hanno provocato una grande volatilità impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi».

L'intervento della Coldiretti
Sergio Marini«Gli effetti disastrosi della crisi economica confermano che il cibo non è una commodities qualunque il cui acquisto può essere rinviato di un anno, come nel caso delle automobili, e per questo - afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini - sono necessarie politiche specifiche per mantenere viva e sviluppare l'agricoltura. L'emergenza alimentare non si risolve con i prezzi bassi all'origine per i produttori perchè questi non consentono all'agricoltura di sopravvivere e con la chiusura delle imprese destrutturano il sistema che non è più in grado di riprendersi anche in condizioni positive. Gli aiuti alimentari sono necessari, ma non bastano e occorre investire nell'agricoltura delle diverse realtà del pianeta, dove servono prima di tutto politiche agricole regionali che sappiano potenziare le produzioni locali con la valorizzazione delle identità territoriali per sfuggire all'omologazione che deprime i prezzi e aumenta la dipendenza dall'estero. Alle agricolture di tutto il mondo devono essere garantiti credito e investimenti adeguati se si vuole continuare a sfamare una popolazione che aumenta vertiginosamente, si devono applicare regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino speculazioni vergognose, occorre garantire trasparenza e informazione ai consumatori perché negare tutto ciò è più distorsivo di qualsiasi aiuto di stato.»

Secondo le previsioni internazionali nel 2009 crolla il raccolto mondiale di grano con un riduzione stimata pari al 4,9 % rispetto allo scorso anno con inevitabili effetti sulla disponibilità di alimenti per sfamare la popolazione dei paesi più poveri anche perché si prevede un contenimento complessivo nella produzione di tutti i cereali del 3,1 % per effetto delle minori semine dovute ai basi prezzi riconosciuti agli agricoltori rispetto ai costi. Le previsioni sono per una produzione di grano mondiale di 655 milioni di tonnellate (-4,9 %) per effetto di una riduzione del 7 % delle semine invernali in Nord America e cali in Canada ed in molti Paesi europei come l'Italia dove i terreni seminati a  grano duro sono inferiori di almeno il 20 % rispetto allo scorso anno. Migliori sono le stime in Australia, Nord Africa e in Asia dove l'arrivo delle pioggia ha scongiurato il rischio siccità mentre in Sud America le previsioni sono per un calo del 5 %.

Fonte: Agi e Coldiretti

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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