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La brutta fine delle discoteche storiche in Italia (diventate fast food o banche)

Negli ultimi 14 anni, 2.100 discoteche in Italia hanno chiuso i battenti, trasformandosi in banche, fast food, grattacieli e chiese. I motivi? Molteplici e complessi, tra cui la concorrenza degli eventi illegali, i costi di gestione, le diverse abitudini dei giovani di oggi e la mancanza di aiuti economici. Un fenomeno che ha segnato la fine di un'epoca

di Nicholas Reitano
Redattore
15 maggio 2024 | 11:12
La brutta fine delle discoteche storiche in Italia (diventate fast food o banche)
La brutta fine delle discoteche storiche in Italia (diventate fast food o banche)

La brutta fine delle discoteche storiche in Italia (diventate fast food o banche)

Negli ultimi 14 anni, 2.100 discoteche in Italia hanno chiuso i battenti, trasformandosi in banche, fast food, grattacieli e chiese. I motivi? Molteplici e complessi, tra cui la concorrenza degli eventi illegali, i costi di gestione, le diverse abitudini dei giovani di oggi e la mancanza di aiuti economici. Un fenomeno che ha segnato la fine di un'epoca

di Nicholas Reitano
Redattore
15 maggio 2024 | 11:12
 

Erano i templi del divertimento notturno, i luoghi dove generazioni di giovani hanno ballato, conosciuto e amato. Ma oggi, le discoteche in Italia sono un ricordo sbiadito. Negli ultimi 14 anni, infatti, 2.100 locali da ballo hanno chiuso i battenti, quasi la metà (1.050) dei 4.200 esistenti all'inizio del millennio. Un vero e proprio crollo che ha trasformato le iconiche piste da ballo in banche, fast food (come McDonald's), grattacieli, chiese o siti diroccati.

La brutta fine delle discoteche storiche in Italia (diventate fast food o banche)

Discoteche in Italia: addio al divertimento? 2.100 locali chiusi in 14 anni

I dati, provenienti da un'inchiesta di Repubblica, sono impietosi: solo 630 nuove aperture hanno tentato di contrastare il declino, ma senza riuscirci. Un crollo verticale che supera di gran lunga il calo demografico (-46%) dei giovani tra i 18 e i 34 anni nello stesso periodo. I motivi? Molteplici e complessi, come spiega il presidente del Sindacato italiano dei locali da ballo, Maurizio Pasca: «La concorrenza sleale degli eventi illegali, i costi spropositati di gestione, le mutate abitudini dei giovani e la mancanza di adeguati supporti da parte delle istituzioni». Temi, delicati, che erano già stati approfonditi dettagliatamente da Italia a Tavola proprio con Pasca già la scorsa estate.

Discoteche in Italia: dai colossi anni '80 alle macerie del nuovo millennio

Negli anni '80 e '90, le discoteche erano il regno del divertimento. Colossi come l'Ultimo Impero di Airasca e il Marabù di Reggio Emilia ospitavano migliaia di giovani ogni settimana, offrendo un'esperienza di ballo unica, con Dj e musica no-stop. Erano i tempi del nascimento del djing (l'arte del mixare canzoni in live) e della musica senza interruzioni. Ma poi, qualcosa è cambiato.

L'arrivo della musica digitale e dei social media ha rivoluzionato il modo di fruire la musica e di socializzare, spostando l'attenzione dai locali verso feste private e rave. I costi di gestione sono aumentati vertiginosamente, rendendo difficile per molti imprenditori stare al passo. E soprattutto, le nuove generazioni hanno gusti e preferenze diverse: cercano esperienze più intime e meno strutturate, preferendo i pub, i live club o i festival.

Le discoteche storiche in Italia tra demolizioni, incendi e nuove vite

L'inchiesta di Repubblica ripercorre poi la triste odissea di alcune delle discoteche più iconiche d'Italia. L'Echoes di Misano Adriatico e il Kiwi di Modena sono stati spianati, mentre l'Oasis di Sassuolo è stato demolito per far posto a un'immobiliare. Il Gufo di Brisighella è stato ipotecato, mentre il Metropolis di Marina di Cecina, inaugurato nel 2007 e chiuso solo due anni dopo, è stato venduto all'asta solo nel 2021, al quindicesimo tentativo.

Al posto del Naxos di Torino, che negli anni '80 attirava frotte di giovani con i bus, ora c'è un supermercato Basco. Il Vanilla di Genova è diventato una Coop, mentre lo Studio Zeta di Caravaggio ha lasciato spazio a un polo commerciale. Il Ca' Franca di Lipomo è una pizzeria, mentre il Palace di Serravalle Scrivia è un Palabingo con outlet.

Ma la chiusura delle discoteche non è sempre avvenuta pacificamente. Il Sugar Reef di Piombino Dese è stato distrutto da un incendio partito dal frigo del bar, mentre il Meccanò di Firenze è stato dato alle fiamme dalla concorrenza (con due condanne). Il Seven Up di Formia è stato fatto saltare in aria dalla camorra, mentre il Cucaracha di Sibari è stato vittima della 'ndrangheta. Il Genesi di Portorosa è stato sequestrato per abusivismo e problemi di sicurezza, mentre il Sole Blu di Cassano delle Murge è finito sotto sequestro per l'abbandono di rifiuti pericolosi.

Discoteche in Italia, nostalgia e... rassegnazione?

Per i nostalgici, come Umberto Smaila, le discoteche erano più che immagine del profilo semplici luoghi di divertimento: rappresentavano una piattaforma fondamentale per la gavetta artistica e una forma unica di socializzazione. Ma figure come Johnson Righeira e Albertino sottolineano che il cambiamento fosse inevitabile. Ogni fenomeno culturale nasce, cresce e poi, naturalmente, declina.

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I colossi degli anni '80 diventati macerie: il triste destino delle discoteche italiane

Si tratta, quindi, di un fenomeno inarrestabile? Non è detto: tutto dipenderà da eventuali interventi legislativi, come sottolineato più volte da Pasca. Dunque, chissà, forse un giorno potremo assistere a una rinascita delle discoteche, magari in una forma rinnovata e più adatta alle esigenze dei tempi. Ma per ora, rimane la malinconia per i templi del divertimento notturno che hanno segnato un'epoca e che oggi giacciono in macerie o sono stati trasformati in qualcosa di completamente diverso. Un monito, forse, sulla ciclicità delle mode e sulla continua evoluzione della società.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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